“Ho più volte pensato al suicidio nelle prime due settimane, ma non l’ho fatto perché ero sicura che non avrebbero dato il corpo alla mia famiglia”. Senza troppi giri di parole, Brittney Griner ha raccontato ai microfoni di ABC la sua esperienza e le dure condizioni nel periodo di detenzione in Russia. La cestista americana WNBA era stata arrestata il 17 febbraio 2022 all’aeroporto di Mosca per essere stata in possesso di alcune cartucce di olio di cannabis. Inizialmente condannata a nove anni di reclusione, i mesi di prigionia sono stati dieci per uno scambio – tra USA e Russia – di prigionieri con il trafficante di armi Viktor Bout.
Griner: “Ho dovuto chiedere perdono e ringraziare il loro cosiddetto grande leader”
Una testimonianza, quella di Griner, che ha messo ha nudo le fragilità di un detenuto, lontano dagli affetti familiari e dal proprio Paese. “Nella mia cella il materasso aveva un’enorme macchia di sangue. Ti danno queste due lenzuola sottili, quindi praticamente ti sdrai sulle sbarre. La metà dello stinco fino ai piedi è incastrata tra le sbarre, ma non vuoi davvero infilare le gambe e le braccia nelle sbarre, perché qualcuno sale le afferra e te le spezza”.
Sulle condizioni igieniche: “Mi davano un rotolo di carta igienica al mese e un dentifricio vecchio di più di dieci anni: lo usavo per eliminare la muffa dalle pareti della sua cella. C’erano dei ragni sopra il mio letto che facevano i nidi nei capelli. Alla fine sei costretta a fare quello che ti dicono per evitare altro”.
Griner dichiara di essere stato obbligata a scrivere una lettera a Vladimir Putin, nella quale ha dovuto porgere le proprie scuse: “Mi hanno fatto scrivere una lettera. Era in russo. Ho dovuto chiedere perdono e ringraziare il loro cosiddetto grande leader. Non volevo farlo, ma allo stesso tempo volevo tornare a casa”.
Nel frattempo, Griner si sta preparando per la nuova stagione sportiva di WNBA che comincerà il prossimo 14 maggio con la maglia delle Phoenix Mercury.