Il picco dell’inflazione è passato: +11,5% in Italia e +10,2% nell’Eurozona per l’ottobre 2022. Ma il rischio inflazione resta. La conferma arriva implicitamente dalla tanto decantata previdenza integrativa: fondi pensione, polizze vita e altre formule per ingabbiare i risparmi degli italiani (e all’estero spesso la situazione è analoga). Proclamano che sempre a lungo termine rendono più del Tfr, ma in realtà non garantiscono mai il potere d’acquisto delle somme versate, neppure nella misura in cui le garantisce il Tfr stesso. Né offrono tali garanzie i fondi comuni.

La spiegazione è semplice: le banche, i gestori di patrimoni, le assicurazioni, come pure i sindacati e le associazioni padronali che controllano i fondi pensione chiusi, sanno benissimo che il rischio inflazione c’è e resta a carico dei risparmiatori e lavoratori che sottoscrivono quanto gli propongono. E rimane a carico dei risparmiatori anche coi nuovi Btp Valore. Essi potranno anche magari rendere benino, ma sono privi di qualsivoglia protezione reale.

A parte il Tfr, i soli strumenti che offrono tutela dall’inflazione sono titoli di Stato o buoni fruttiferi a essa indicizzati. Potrebbero funzionare anche obbligazioni private, ma ora non ne sono state emesse di valide. Quindi in Italia un risparmiatore, che voglia stare tranquillo per ciò che ha accantonato o per quanto intende mettere da parte, non ha altre soluzioni. E ciò vale per il risparmio previdenziale come per il risparmio in generale. Le soluzioni sono quindi i Btp Italia e i Btp-i o analoghe emissioni estere, come le Oat-ei francesi o i Bund-ei tedeschi; e dal marzo anche specifici buoni fruttiferi postali.

Non sono tutte uguali, ma in linea di massima sono tutte formule valide in un’ottica difensiva, al contrario della previdenza privata che nella precedente fiammata inflattiva condusse a perdite reali nell’ordine anche del 66%. Per chi voglia approfondire e confrontando le diverse alternative è uscito recentemente il mio libro I nostri soldi e l’inflazione, che fornisce anche un metodo di valutazione abbastanza semplice nel capitolo provocatoriamente intitolato “I conti della serva”. Per chi poi voglia ulteriormente approfondire segnalo il mio insegnamento di Metodi per le Scelte Finanziarie e Previdenziali per la laurea in matematica all’Università di Torino, che può seguire anche chi non è studente universitario.

Senza indulgere in allarmismi, è bene ricordare che tre volte nel XX secolo l’inflazione ha massacrato i risparmi di decine di milioni di italiani, compresi quelli affidati alle assicurazioni. Molti pensavano che l’euro fosse vaccinato contro le perdite di potere d’acquisto, avendo in mente il marco tedesco e quindi in particolare la banca centrale tedesca. Il 2022 ha dimostrato che così non è.

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