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La Polonia esce dalla procedura europea per violazione dello Stato di Diritto. L’annuncio di Von Der Leyen su X

“Oggi segna un nuovo capitolo per la Polonia. Dopo più di 6 anni, riteniamo che la procedura dell’articolo 7 possa essere chiusa. Mi congratulo con il primo ministro Donald Tusk e il suo governo per questo importante passo avanti”. Con queste parole la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato la chiusura della procedura contro Varsavia per violazione dello stato di diritto. “Questo – ha aggiunto la presidente – è il risultato del duro lavoro della Polonia e dei determinati sforzi di riforma”. La Commissione ha infatti completato la sua analisi sulla situazione dello Stato di diritto in Polonia nel contesto della procedura di cui all’articolo 7 dei Trattati europei e ritiene che non vi sia più un rischio evidente di grave violazione dello Stato di diritto in Polonia, spiega l’esecutivo comunitario in una nota.

Varsavia, osserva palazzo Berlaymont, ha avviato una serie di misure legislative e non legislative per rispondere alle preoccupazioni sull’indipendenza del sistema giudiziario, ha riconosciuto il primato del diritto dell’Ue e si è impegnata ad attuare tutte le sentenze della Corte di giustizia dell’Ue e della Corte europea dei diritti dell’uomo relative allo Stato di diritto, compresa l’indipendenza giudiziaria. La Commissione, in particolare, ricorda l’adozione del piano d’azione presentato dalla Polonia nel febbraio 2024, e le prime misure concrete intraprese da Varsavia per attuare il piano d’azione, insieme al riconoscimento da parte della Polonia della necessità di affrontare il tema dello Stato di diritto, e all’adesione del Paese alla procura il 29 febbraio, tutti elementi direttamente rilevanti per la valutazione del rischio da parte della Commissione.

L’esecutivo Ue informa al contempo il Consiglio e il Parlamento europeo di questa valutazione e della sua intenzione di ritirare la proposta motivata a partire dal 2017, chiudendo così la procedura di cui all’articolo 7. Quest’ultima, nota come ‘opzione nucleare’, prevede la sospensione di alcuni diritti di adesione dello Stato membro interessato dalla procedura in caso di gravi e ripetute violazioni dello Stato di diritto. Ad ora la procedura è aperta anche nei confronti dell’Ungheria di Viktor Orbàn.