Il rapporto di Reporters sans frontières, purtroppo, conferma le analisi della nostra associazione. Sin dal primo giorno dall’avvento del governo di destra abbiamo denunciato i rischi di involuzione democratica e un attacco senza precedenti alle radici della Costituzione. Bastava guardare quel video spedito dalla presidente Meloni ai neofranchisti di Vox per cogliere la matrice del progetto.
Per questa ragione abbiamo dovuto scontare scetticismo, ironie, malevolenze di chi aveva scelto di non vedere e di non sentire, pensando di ricavarne un posto a tavola o di spuntare qualche risultato politico o sindacale. Così non è andata, si è perso solo tempo.
Nel frattempo la destra ha condotto e sta conducendo una vergognosa campagna per delegittimare i poteri di controllo e colpire alle spalle l’autonomia della giustizia, dell’informazione, il diritto di sciopero, la libertà di manifestazione, a cominciare da scuole e università.
Il rapporto sulla libertà di informazione è persino troppo generoso. Sarà bene ricordare che è stato redatto prima della definitiva approvazione delle nuove norme bavaglio, della nomina dei vertici Rai e della vendita dell’agenzia Italia a un deputato della maggioranza, apoteosi del conflitto di interessi e che porterà l’Italia a indossare la maglia nera, scalzando dal podio l’Ungheria di Orban.
Lo sciopero indetto dall’Usigrai per il 6 maggio merita il sostegno anche di chi non è un giornalista del servizio pubblico. Chiunque abbia a cuore le sorti di un “bene comune”, creda nell’articolo 21 della Costituzione, si riconosca nelle parole del presidente Mattarella sul pluralismo trovi il modo di solidarizzare con chi si asterrà dal lavoro per difendere il diritto di tutte e di tutti ad essere informati.
Il tentativo in atto – basti pensare alle modifiche apportate dal governo alla par condicio – di trasformare la Rai in agenzia governativa va respinto con grande determinazione. La creazione di un polo unico Raiset, come ai tempi di Berlusconi, è la premessa per stravolgere la Costituzione e realizzare una repubblica autoritaria a telecomando unificato.
In queste ore sono in atto tentativi, da parte dei vertici Rai in combutta con sedicenti sigle sindacali, di boicottare lo sciopero, di far fallire la protesta. Cose mai viste, neppure nei peggiori anni della lottizzazione. Un intreccio mostruoso tra servilismo e dilettantismo. Per questo bisogna dare voce, anche fuori dalla Rai, a questa lotta senza incertezze, senza gelosie, senza steccati corporativi. Articolo 21 ci sarà, come sempre.