Continua ad allargarsi la protesta degli studenti universitari contro le azioni militari di Israele a Gaza e in Cisgiordania. Accampamenti di attivisti sono comparsi anche nei campus di Oxford e Cambridge e, ieri, a Bologna. Negli Stati Uniti la Columbia University, epicentro delle mobilitazioni negli Usa, ha cancellato la cerimonia di consegna dei diplomi di laurea in programma il prossimo 15 maggio sostituendola con “celebrazioni su scala ridotta”. L’ateneo ha affermato che la decisione è stata presa dopo aver discusso con i leader studenteschi. Le preoccupazioni per la sicurezza sono state la ragione principale dietro la decisione.

Nell’università di Princeton, almeno 17 studenti hanno iniziato uno sciopero della fame “in solidarietà con Gaza” e per far accettare le proprie richieste, in primis quella di interrompere i rapporti con Israele. Da parte sua, l’università ha fatto sapere alla Cnn che medici del campus stanno monitorando da venerdì scorso la situazione sanitaria dei ragazzi che stanno solo bevendo acqua. La protesta è guidata da “Princeton Israeli Apartheid Divest” che chiede che l’università interrompa i rapporti con tutte le società che “traggono profitto o sono impegnati” nella “campagna militare, l’occupazione e le politiche di apartheid” di Israele. Chiesto anche l’impegno a “un pieno boicottaggio culturale e accademico di Israele“.

Inoltre si chiede “una completa amnistia” per tutti i procedimenti penali e disciplinari avviati contro gli studenti per precedenti proteste nel campus, che nei giorni scorsi hanno portato ad almeno 15 arresti. Procedimenti che sono stati contestati in una lettera firmata da oltre 120 professori e altro personale docente di Princeton, in cui si chiedono le dimissioni della vice presidente Rochelle Calhoun, considerata la “vera minaccia” della comunità universitaria. L’Università del Vermont ha cancellato il discorso dell’ambasciatrice Usa all’Onu Linda Thomas-Greenfield alla cerimonia di laurea di quest’anno a causa delle proteste pro-palestinesi in corso nel campus. Gli studenti hanno chiesto la cancellazione del suo intervento a causa delle politiche Usa di sostegno a Israele.

Harvard ha minacciato gli studenti accampati sul campus di sgomberare pena il rischio di essere rimossi a forza e di non poter partecipare alle sessioni di esame. “Il messaggio è semplice: continuare con l’accampamento pone un grave rischio all’ambiente educativo dell’università”, ha scritto il presidente ad interim dell’ateneo Alan Garber in una email a studenti e professori: “Chi ci partecipa sarà deferito e sospeso”. 64 persone, di cui 24 non studenti, sono stati arrestate nel campus di San Diego dell’Università di California. Gli studenti arrestati sono stati “sospesi”, ha reso noto l’ateneo. Intanto alla Ucla, teatro nei giorni scorsi di scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, le lezioni sono state spostate online a causa di un ritorno delle proteste nel campus.

In Europa, gli studenti delle università inglesi di Oxford e Cambridge hanno allestito campi filo-palestinesi. I filmati pubblicati sui social media mostrano accampamenti allestiti sui prati fuori dal Kings College di Cambridge e dal Pitt Rivers Museum di Oxford. A Oxford sono comparsi cartelli legati alle ringhiere, “Accampamento di solidarietà a Gaza”, mentre a Cambridge gli studenti sono stati visti legarsi sciarpe intorno alla bocca e al naso. Decine di docenti, oltre cento solo a Oxford, hanno sottoscritto un messaggio di solidarietà verso gli studenti che si sono accampati. I rettorati delle due università più prestigiose del Regno – e forse del mondo – hanno da parte loro fatto sapere di voler “rispettare la libertà degli studenti” di protestare, avvertendo tuttavia al contempo di voler minimizzare l’impatto dell’iniziativa sulle attività didattiche e di rifiutare qualunque “intolleranza”.

In Spagna, a una settimana dall’inizio della prima “acampada”, alla Facoltà di Filosofia dell’Università di Valencia, le mobilitazioni si stanno estendendo ad altri atenei. Comitati studenteschi di solidarietà al popolo palestinese hanno indetto manifestazioni e montato tende nei campus dell’Università di Barcellona, della Complutense di Madrid, nell’Università di Gerona in Catalogna, e in quella di Saragozza. Assemblee e associazioni di studenti si sono svolte anche negli atenei di Siviglia e Granada, in Andalusia, e in Galizia, nel nordovest della penisola. E hanno concordato di scambiare informazioni sulle azioni di protesta per coordinare le mobilitazioni con rappresentanti di altri Paesi, fra cui Italia, Germania e Stati Uniti, secondo fonti studentesche riferite dai media iberici, fra i quali El Pais.

In Italia, all’American University of Rome (Aur) è cominciato “l’accampamento” – “Aur encampment”- degli studenti nel giardino del campus dove è stata montata una tenda. Il presidio nasce per chiedere “il cessate il fuoco immediato e permanente a Gaza; la fine dell’occupazione dei coloni israeliani e dell’apartheid in Palestina; il rispetto e l’applicazione del diritto internazionale; la fine degli aiuti finanziari e militari del governo degli Stati Uniti nel genocidio in corso dei palestinesi a Gaza; la fine degli investimenti aziendali statunitensi in aiuti finanziari e militari nel genocidio in corso a Gaza”, come scritto dai giovani. Sono diverse le attività in programma per questa “giornata di solidarietà”: dalle sessioni creative dove verranno realizzati poster con messaggi “di grande impatto” ai momenti di riflessione e silenzio. A Bologna da domenica, studenti pro Palestina sono accampati nell’università cittadina e hanno lanciato una campagna di iniziative e appuntamenti in vista della grande mobilitazione per il 15 maggio, giorno di ricordo della Nakba (l’esodo forzato della popolazione palestinese nel 1948, ndr).

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