Giovanni Toti è stato arrestato martedì mattina dalla Guardia di finanza. Il governatore ligure, sottoposto agli arresti domiciliari, è accusato dalla Procura di Genova di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari a doveri d’ufficio, nonché di corruzione elettorale. Nell’operazione – un terremoto giudiziario sulla maggioranza di centrodestra che guida la Liguria dal 2015 – sono state disposte misure cautelari per altri due big: l’ex presidente dell’Autorità Portuale di Genova Paolo Emilio Signorini, oggi amministratore delegato e direttore generale della multiutility Iren, e l’imprenditore portuale Aldo Spinelli, ex presidente dei club di calcio del Genoa e del Livorno. Signorini è stato sottoposto alla custodia in carcere, Spinelli agli arresti domiciliari. A entrambi, nonchè a Roberto Spinelli – figlio di Aldo, sottoposto alla misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività imprenditoriale – sono state sequestrate disponibilità finanziarie e beni per un valore complessivo di circa 570mila euro. L’ordinanza, firmata dalla gip Paola Faggioni, è stata notificata a Toti in un hotel di Sanremo: alle 11, infatti, il governatore avrebbe dovuto partecipare a una conferenza stampa con Flavio Briatore per la presentazione del nuovo “Twiga” (il celebre stabilimento balneare versiliano) a Ventimiglia.
“Il presidente dell’Autorità portuale corrotto con soggiorni di lusso ed escort” – Aldo e Roberto Spinelli sono accusati di aver finanziato con un totale di 74.100 euro il comitato elettorale di Toti in cambio di vari provvedimenti favorevoli, tra cui il rinnovo trentennale della concessione del Terminal Rinfuse e l’assegnazione di altri spazi portuali, nonché di un intervento nella vicenda della riqualificazione delle ex Colonie Bergamasche di Celle Ligure, complesso destinato a diventare un resort di lusso. Secondo l’accusa, per le pratiche di competenza dell’Autorità portuale Signorini è stato corrotto con soggiorni di lusso ed escort a Montecarlo, tutto pagato da Spinelli: in particolare, nel comunicato stampa diffuso dalla Procura di Genova si parla di “22 soggiorni di lusso a Montecarlo presso l’Hotel de Paris, per un totale di 42 notti, comprendenti anche giocate al casinò e servizi extra quali servizi in camera, massaggi e trattamenti estetici, un posto tenda nella spiaggia della struttura alberghiera durante il periodo estivo e la partecipazione ad eventi esclusivi, quali la finale del torneo internazionale di tennis “Rolex Monte Carlo Masters” o serate a tema con annesso spettacolo musicale, riservate ai clienti più importanti del Casinò di Monte Carlo per un valore complessivo superiore a 42mila euro, nonchè fiches per effettuare puntate alla Casa da Gioco di Montecarlo, una borsa Chanel (regalo destinato a terzi) e un bracciale in oro marca Cartier del valore di 7.200 euro (regalo destinato a terzi)”.
Il gioco d’azzardo, secondo la ricostruzione, è il vero punto debole del manager, su cui insiste Spinelli: tra le utilità offerte, infatti, c’è anche “la possibilità di disporre, durante un programmato viaggio a Las Vegas” alla fine del 2022, “di un’elevata quantità di denaro, attingendo dalle disponibilità” direttamente “dalle carte di credito” dell’imprenditore. Non solo: secondo l’accusa, il terminalista si era preoccupato anche del futuro professionale di Signorini, offrendogli “un incarico con retribuzione pari a trecentomila euro l’anno una volta terminato il mandato quale presidente dell’Autorità di sistema portuale del mar Ligure Occidentale”.
“Pubblicità elettorali pagate da Esselunga” – Un’ulteriore parte delle accuse di corruzione riguarda finanziamenti e favori scambiati con Esselunga, altro grande sostenitore del centrodestra ligure, che proprio con l’avvento delle giunte guidate da Toti ha aperto i suoi primi punti vendita in Liguria, mettendo fine allo storico dominio delle Coop. A Toti e al suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, viene contestato di aver accettato la promessa di Francesco Moncada, consigliere di amministrazione della catena di supermercati e genero del fondatore Bernardo Caprotti, di un finanziamento illecito rappresentato dal pagamento occulto di alcuni passaggi pubblicitari per le elezioni comunali comunali 2022 sul pannello esposto sulla Terrazza Colombo a Genova, di proprietà dell’emittente ligure Primocanale, grande sostenitrice dell’amministrazione regionale (tanto da meritarsi il nomignolo di “TeleToti”). La contropartita, secondo l’accusa, era l’impegno di sbloccare due pratiche relative alla apertura di due punti vendita della catena, rispettivamente a Sestri Ponente e Savona. Cozzani, ex sindaco di Porto Venere e braccio destro di Toti, è stato sottoposto agli arresti domiciliari; per Moncada invece è stato disposto il divieto di esercitare attività imprenditoriali. Indagato anche Maurizio Rossi, editore di Primocanale ed ex senatore di Scelta Civica (il movimento fondato da Mario Monti).
“I voti dei clan al partito di Toti” – Un secondo filone di indagine allunga poi sulla Liguria lo spettro del voto mafioso. C’è infatti un’ulteriore parte di questa inchiesta che si concentra su pacchetti di voti che spiegherebbero il boom elettorale del partito fondato da Toti, Cambiamo!, che alle regionali del 2020 aveva ottenuto lo straordinario risultato del 22% (surclassando partiti della sua stessa maggioranza ben più radicati a livello nazionale, come la Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia). Dietro quell’exploit ci sarebbero secondo gli inquirenti pacchetti di voti garantiti da personaggi vicini al clan mafioso nisseno dei Cammarata, originario di Riesi, confluiti nel boom di preferenze registrate da vari candidati totiani. In questo filone Cozzani è accusato di corruzione elettorale con aggravante mafiosa, perché, per l’accusa, avrebbe agevolato l’attività di Cosa Nostra, mentre Toti è indagato per il solo reato di corruzione elettorale.
“Posti di lavoro in cambio di preferenze” – “In occasione delle consultazioni elettorali della Regione Liguria del 20 e 21 settembre 2020”, si legge nel comunicato, entrambi “sono accusati di aver promesso posti di lavoro ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova (almeno 400 preferenze) e comunque siciliani verso la lista “Cambiamo con Toti Presidente”, nonché verso l’indagato Stefano Anzalone (poi eletto consigliere regionale, ndr) ed alcuni altri candidati della predetta lista”, non indagati. Accusato di corruzione elettorale con aggravante mafiosa anche Venanzio Maurici, noto sindacalista della Spi Cgil (sospeso in base allo statuto): secondo la Procura, in quanto “referente “genovese” del clan Cammarata, accettava la promessa di un posto di lavoro in favore del compagno convivente della figlia” in cambio del proprio voto alla lista di Toti. Per lui è stato disposto l’obbligo di firma. Obbligo di dimora, invece, per Arturo e Italo Testa, definiti “rappresentanti della comunità riesina di Genova”.
Gli appalti all’isola Palmaria – Cozzani, ex sindaco di Porto Venere, è poi indagato per corruzione e turbativa d’asta in un terzo procedimento condotto dalla Procura di La Spezia, quello da cui ha avuto origine l’intera inchiesta: secondo la ricostruzione dell’accusa, il braccio destro di Toti ha favorito alcuni imprenditori locali, legati alle concessioni balneari e agli appalti all’isola Palmaria, in cambio di favori al fratello Filippo, imprenditore, finito ai domiciliari. Quest’ultimo, grazie a un aumento dei finanziamenti al Salone Nautico erogato dalla Regione Liguria, ha beneficiato anche dell’appalto della distribuzione dell’acqua. Dalle indagini emergono anche innumerevoli ospitate gratuite al Grand Hotel di Porto Venere di cui ha beneficiato anche lo staff di Toti. Anche in questo fascicolo Cozzani è stato sottoposto ai domiciliari per vari capi d’accusa: il pm aveva chiesto la custodia in carcere.