Come è difficile essere pacifisti! Il ricatto psicologico è in agguato sotto forma di questa domanda: “Ma se qualcuno ti attacca il tuo pacifismo significa che cederai sempre al prepotente e ti arrenderai?”. Chiaramente questo ragionamento è frutto di una esasperazione del concetto pacifista portando il tutto alle estreme conseguenze per cui pare che chi è pacifista debba per forza essere un imbelle imbecille che accetta ogni angheria. Occorre ribellarsi a questa domanda che è un tranello psicologico. Resistere alle aggressioni e contrastare chi ci minaccia non significa rispondere occhio per occhio e dente per dente.
La storia non si fa con i se e i ma. Proviamo però a pensare come sarebbero andati certi eventi recenti che ora ci ambasciano se fosse prevalsa l’idea pacifista. Se a Gaza Hamas, invece di progettare il terribile attentato, avesse adottato la strategia ghandiana della disubbidienza civile e delle manifestazioni per poter ottenere uno Stato palestinese avrebbe avuto maggiori risultati di quelli che si profilano ora? Se gli israeliani, dopo l’attentato, invece di invadere la striscia di Gaza, avessero fatto manifestazioni per la libertà degli ostaggi, applicato sanzioni economiche e coinvolto le organizzazioni internazionali e gli Stati della regione per isolare Hamas, avrebbero ottenuto maggiori o minori liberazioni?
Se gli ucraini nel 2014 invece di combattere gli abitanti russofoni del Donbass avessero conferito loro maggior autonomia e aiuti sul modello dell’Alto Adige ora sarebbero in una situazione migliore? Se i russi avessero protestato per l’espansione della Nato ai loro confini sollecitando gli europei ad autonomizzarsi dalle decisioni Usa ora avrebbero vicini meno belligeranti?
Guerrafondai si devono così chiamare coloro che non provano mai a capire i loro avversari e dicono solo che bisogna armarsi, distruggono ogni possibilità di dialogo e compromesso poi quando la situazione è marcia mettono i pacifisti di fronte alla terribile alternativa di cedere al nemico o andare ancora di più verso la guerra.
Ora che a Gaza e in Ucraina la situazione è deteriorata fino al limite estremo si richiede a gran voce lo schierarsi o di qua o di là. Non schierarsi, a testa bassa senza ragionare, significa per il guerrafondaio cedere al nemico. Anche ora però esistono delle possibilità, pur in una situazione molto grave e quasi impossibile, di proporre qualche passo che vada verso una forma di pacifismo. Ad esempio deprecando l’intervento israeliano, ponendo sanzioni economiche se continueranno a uccidere civili, ma pretendendo la liberazione degli ostaggi e isolando Hamas.
Nel conflitto con la Russia la presidente Von der Leyen e il ministro degli esteri Europeo Borrell invece di auspicare più armi potrebbero invitare Putin a Bruxelles o andare loro a Mosca per provare a immaginare un futuro con meno armi e guerra. E’ chiaro che a questo punto occorre continuare a foraggiare i governanti Ucraini ma, sapendo che anche loro sono una democratura (misto fra dittatura e democrazia), imporre, se vogliono il nostro aiuto, un atteggiamento più dialogante e meno bellicista.
La parodia del pacifista utile idiota al servizio del nemico è propagandata per provocare una repulsa psicologica e indurre il popolo ad abbandonare l’idea che sia possibile arrivare alla pace. La maggioranza della popolazione sarebbe pacifista però viene aizzata continuamente con la propaganda. Si afferma che con l’aiuto di noi europei l’Ucraina da sola potrà sconfiggere la Russia poi subito dopo si ribadisce che la Russia ha il progetto di invadere l’intera Europa. Queste due affermazioni sono in netto contrasto logico fra loro in quanto o la Russia è debole da essere sconfitta dagli Ucraini o è forte da progettare l’invasione Europea. Non può essere che sia l’uno e l’altro contemporaneamente ma la propaganda le usa assieme.
Luciano Casolari
Medico psicoanalista
Società - 7 Maggio 2024
La popolazione è pacifista, ma viene aizzata continuamente dalla propaganda
Come è difficile essere pacifisti! Il ricatto psicologico è in agguato sotto forma di questa domanda: “Ma se qualcuno ti attacca il tuo pacifismo significa che cederai sempre al prepotente e ti arrenderai?”. Chiaramente questo ragionamento è frutto di una esasperazione del concetto pacifista portando il tutto alle estreme conseguenze per cui pare che chi è pacifista debba per forza essere un imbelle imbecille che accetta ogni angheria. Occorre ribellarsi a questa domanda che è un tranello psicologico. Resistere alle aggressioni e contrastare chi ci minaccia non significa rispondere occhio per occhio e dente per dente.
La storia non si fa con i se e i ma. Proviamo però a pensare come sarebbero andati certi eventi recenti che ora ci ambasciano se fosse prevalsa l’idea pacifista. Se a Gaza Hamas, invece di progettare il terribile attentato, avesse adottato la strategia ghandiana della disubbidienza civile e delle manifestazioni per poter ottenere uno Stato palestinese avrebbe avuto maggiori risultati di quelli che si profilano ora? Se gli israeliani, dopo l’attentato, invece di invadere la striscia di Gaza, avessero fatto manifestazioni per la libertà degli ostaggi, applicato sanzioni economiche e coinvolto le organizzazioni internazionali e gli Stati della regione per isolare Hamas, avrebbero ottenuto maggiori o minori liberazioni?
Se gli ucraini nel 2014 invece di combattere gli abitanti russofoni del Donbass avessero conferito loro maggior autonomia e aiuti sul modello dell’Alto Adige ora sarebbero in una situazione migliore? Se i russi avessero protestato per l’espansione della Nato ai loro confini sollecitando gli europei ad autonomizzarsi dalle decisioni Usa ora avrebbero vicini meno belligeranti?
Guerrafondai si devono così chiamare coloro che non provano mai a capire i loro avversari e dicono solo che bisogna armarsi, distruggono ogni possibilità di dialogo e compromesso poi quando la situazione è marcia mettono i pacifisti di fronte alla terribile alternativa di cedere al nemico o andare ancora di più verso la guerra.
Ora che a Gaza e in Ucraina la situazione è deteriorata fino al limite estremo si richiede a gran voce lo schierarsi o di qua o di là. Non schierarsi, a testa bassa senza ragionare, significa per il guerrafondaio cedere al nemico. Anche ora però esistono delle possibilità, pur in una situazione molto grave e quasi impossibile, di proporre qualche passo che vada verso una forma di pacifismo. Ad esempio deprecando l’intervento israeliano, ponendo sanzioni economiche se continueranno a uccidere civili, ma pretendendo la liberazione degli ostaggi e isolando Hamas.
Nel conflitto con la Russia la presidente Von der Leyen e il ministro degli esteri Europeo Borrell invece di auspicare più armi potrebbero invitare Putin a Bruxelles o andare loro a Mosca per provare a immaginare un futuro con meno armi e guerra. E’ chiaro che a questo punto occorre continuare a foraggiare i governanti Ucraini ma, sapendo che anche loro sono una democratura (misto fra dittatura e democrazia), imporre, se vogliono il nostro aiuto, un atteggiamento più dialogante e meno bellicista.
La parodia del pacifista utile idiota al servizio del nemico è propagandata per provocare una repulsa psicologica e indurre il popolo ad abbandonare l’idea che sia possibile arrivare alla pace. La maggioranza della popolazione sarebbe pacifista però viene aizzata continuamente con la propaganda. Si afferma che con l’aiuto di noi europei l’Ucraina da sola potrà sconfiggere la Russia poi subito dopo si ribadisce che la Russia ha il progetto di invadere l’intera Europa. Queste due affermazioni sono in netto contrasto logico fra loro in quanto o la Russia è debole da essere sconfitta dagli Ucraini o è forte da progettare l’invasione Europea. Non può essere che sia l’uno e l’altro contemporaneamente ma la propaganda le usa assieme.
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Politica
La conferenza stampa di Giorgia Meloni (diretta tv). Presidente dell’Ordine dei giornalisti: “Correggere la norma disastrosa sulla presunzione di innocenza”
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Operazione Groenlandia? L’idea è di Biden. La “sparata” di Trump anticipata in un documento
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Il rientro di Cecilia Sala in Italia segna uno di quei momenti sempre più rari, eppure necessari, nei quali il senso delle istituzioni e sentimenti comuni di preoccupazione e solidarietà rafforzano la nostra identità nazionale e convivenza civile". Così Francesco Pionati, in un editoriale sulla conclusione della vicenda della giornalista italiana, dove il direttore di Radio1 e Giornale Radio Rai sottolinea come "per una volta, le polemiche sono state sedate, provvidenziale, il silenzio stampa chiesto e ottenuto dalla famiglia. Per una volta tutto ha funzionato come doveva e ogni protagonista della vicenda, dal governo all'opposizione, dalla famiglia alla stampa fino all'intelligence, ha fatto quel che doveva senza sbavature, ispirato probabilmente dalla forza d'animo non comune dimostrata dalla collega arrestata in Iran".
"Certo - prosegue Pionati - riprenderanno presto discussioni e scontri legittimi sui temi caldi dell'attualità politica, ma ancora per un po' festeggiamo una bella giornata per tutti gli italiani segnata non a caso dall'applauso unanime del Senato alla notizia della liberazione. Riassume Pierferdinando Casini: 'Non ho votato e non sostengo questo governo, ma dico brava alla Meloni per il successo che ha ottenuto. L'Italia viene prima delle nostre divisioni'".
Gaza, 9 gen. (Adnkronos) - Funzionari di Hamas a Gaza sostengono che gli attacchi israeliani di oggi hanno ucciso almeno 12 persone, tra cui tre ragazze. Secondo quanto riferito dall'agenzia di protezione civile della Striscia, tre ragazze e il loro padre sono rimasti uccisi quando un attacco aereo ha colpito la loro casa nel campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza.
In un altro attacco, otto persone sono state uccise quando la loro casa è stata colpita nella città di Jabalia, nel nord di Gaza. Secondo l'agenzia di difesa civile, diverse altre sono rimaste ferite in quell'attacco.
Roma, 9 gen. (Adnkronos Salute) - Dopo otto anni in azienda come Vaccines Policy & Communication Director, Marina Panfilo entra nel Leadership Team di Msd Italia nel ruolo di Executive Director Policy, Communication & ESG Strategy. Nel corso dei suoi oltre 40 anni di carriera nell’industria farmaceutica multinazionale - si legge in una nota - Panfilo ha egregiamente ricoperto diversi ruoli direttivi a livello nazionale e internazionale, spaziando dal Business Development al Market Access, fino ad arrivare alla funzione Policy & Communication. Proprio di quest’ultima area ha volentieri accettato di prendere la guida, decidendo di ricoprire una posizione delicata e, al tempo stesso, strategica sulla quale Msd ripone da sempre una particolare attenzione, a partire dalla sua presidente e amministratrice delegata, Nicoletta Luppi.
Si tratta di un ruolo centrale che implica non solo la promozione di iniziative politiche a livello europeo, nazionale e regionale, ma che richiede anche la capacità di instaurare e mantenere un dialogo costruttivo con i principali stakeholder del sistema istituzionale e sanitario italiano. Grazie al prezioso lavoro di professioniste e professionisti in ambito policy, comunicazione e Esg, Msd si è distinta negli anni come azienda di valore, ottenendo importanti riconoscimenti quali ad esempio quello di ‘Best in Media Communication’ da parte di di Eikon/Fortune e, più recentemente, quello di ‘Campione di sostenibilità’ da parte di Forbes per il suo impegno nella Csr.
“La leadership di Marina sarà essenziale per garantire che la nostra voce venga ascoltata e rappresentata - commenta Luppi - Sono assolutamente convinta che l'esperienza consolidata e le competenze di Marina nel settore farmaceutico ci permetteranno di avanzare con determinazione verso il nostro obiettivo primario: tutelare e migliorare l'accesso dei Pazienti alle cure e alla medicina preventiva. La sua visione strategica e la sua passione per la materia saranno essenziali nel guidarci attraverso le sfide future”. Aggiunge Panfilo: “Sono orgogliosa di continuare a far parte della ‘famiglia Msd’ alla quale sono particolarmente affezionata e della quale faccio parte dal 2017. Msd è un’azienda che porta innovazione nella scienza per la salute delle persone, nella cultura aziendale, nella comunicazione, nelle strategie imprenditoriali e investe nella Ricerca & Sviluppo più di qualunque altra azienda del settore. Ma, a fare la differenza e a essere motivo di orgoglio è soprattutto una cultura che mette al centro il suo capitale umano e un grande impegno nel promuovere fattivamente i valori della diversità, dell’equità e dell’inclusione in cui da sempre crede. A rendere unica Msd - conclude - è il valore che genera per la società e l’economia italiana, nonché l’attenzione verso i dipendenti e le loro famiglie e io sono onorata di farne parte”.
Roma, 9 gen. (Adnkronos Salute) - Dopo otto anni in azienda come Vaccines Policy & Communication Director, Marina Panfilo entra nel Leadership Team di Msd Italia nel ruolo di Executive Director Policy, Communication & ESG Strategy. Nel corso dei suoi oltre 40 anni di carriera nell’industria farmaceutica multinazionale - si legge in una nota - Panfilo ha egregiamente ricoperto diversi ruoli direttivi a livello nazionale e internazionale, spaziando dal Business Development al Market Access, fino ad arrivare alla funzione Policy & Communication. Proprio di quest’ultima area ha volentieri accettato di prendere la guida, decidendo di ricoprire una posizione delicata e, al tempo stesso, strategica sulla quale Msd ripone da sempre una particolare attenzione, a partire dalla sua presidente e amministratrice delegata, Nicoletta Luppi.
Si tratta di un ruolo centrale che implica non solo la promozione di iniziative politiche a livello europeo, nazionale e regionale, ma che richiede anche la capacità di instaurare e mantenere un dialogo costruttivo con i principali stakeholder del sistema istituzionale e sanitario italiano. Grazie al prezioso lavoro di professioniste e professionisti in ambito policy, comunicazione e Esg, Msd si è distinta negli anni come azienda di valore, ottenendo importanti riconoscimenti quali ad esempio quello di ‘Best in Media Communication’ da parte di di Eikon/Fortune e, più recentemente, quello di ‘Campione di sostenibilità’ da parte di Forbes per il suo impegno nella Csr.
“La leadership di Marina sarà essenziale per garantire che la nostra voce venga ascoltata e rappresentata - commenta Luppi - Sono assolutamente convinta che l'esperienza consolidata e le competenze di Marina nel settore farmaceutico ci permetteranno di avanzare con determinazione verso il nostro obiettivo primario: tutelare e migliorare l'accesso dei Pazienti alle cure e alla medicina preventiva. La sua visione strategica e la sua passione per la materia saranno essenziali nel guidarci attraverso le sfide future”. Aggiunge Panfilo: “Sono orgogliosa di continuare a far parte della ‘famiglia Msd’ alla quale sono particolarmente affezionata e della quale faccio parte dal 2017. Msd è un’azienda che porta innovazione nella scienza per la salute delle persone, nella cultura aziendale, nella comunicazione, nelle strategie imprenditoriali e investe nella Ricerca & Sviluppo più di qualunque altra azienda del settore. Ma, a fare la differenza e a essere motivo di orgoglio è soprattutto una cultura che mette al centro il suo capitale umano e un grande impegno nel promuovere fattivamente i valori della diversità, dell’equità e dell’inclusione in cui da sempre crede. A rendere unica Msd - conclude - è il valore che genera per la società e l’economia italiana, nonché l’attenzione verso i dipendenti e le loro famiglie e io sono onorata di farne parte”.
Damasco, 9 gen. (Adnkronos/Afp) - Gli scontri tra gruppi sostenuti dalla Turchia e le forze guidate dai curdi hanno causato la morte di 37 persone nella regione settentrionale di Manbij, in Siria. Lo ha reso noto l'Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede in Gran Bretagna, che ha parlato di "feroci battaglie, nelle ultime ore, nella zona di Manbij, tra le Forze democratiche siriane (guidate dai curdi) e le fazioni dell'Esercito nazionale (sostenute dalla Turchia), che combattono con copertura aerea turca". L'osservatorio ha affermato che gli attacchi "hanno ucciso 37 persone in un bilancio preliminare", per lo più combattenti sostenuti dalla Turchia.
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Europa e Usa sono due facce della stessa medaglia, l’Occidente. Hanno comuni interessi e devono avere comuni obiettivi se non vogliamo indebolirci: lavoreremo bene con l’amministrazione Trump. Europa e America devono rimanere alleate: è il nostro destino, è la nostra forza". Così, in un'intervista al Corriere della Sera, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, riferendosi alle ingerenze di Musk nelle politiche interne dei Paesi europei. "A oggi Musk - sottolinea - è un privato cittadino e un grandissimo imprenditore, quando sarà al governo è ovvio che dovrà misurare le sue dichiarazioni".
"Poi, per quanto riguarda il sistema di comunicazioni satellitari della sua azienda - aggiunge Tajani - è un altro discorso, una scelta tecnologica che deve fare lo Stato italiano. Io non ho preclusioni a prescindere, una cosa è Musk, altra la sua azienda. Se è in grado di fornire i migliori servizi, perché dire no a priori? Vedremo, ci saranno valutazioni, si sceglierà il meglio per garantire i servizi necessari alle nostre amministrazioni".
Roma, 9 gen. (Adnkronos) - "Sono stati giorni difficili, abbiamo lavorato di continuo, li abbiamo trascorsi dedicando al caso ogni sforzo. Oggi possiamo dire che c’è stato un lavoro di squadra fra governo, intelligence, diplomazia e anche con la famiglia che è stata bravissima a gestire la situazione e il silenzio stampa. E c’è stato un intervento diretto della premier, che ha partecipato a tutte le riunioni. Poi la situazione si è sbloccata per davvero l’ultima notte. La discrezione, il lavoro incessante portano risultati". Lo ha detto al Corriere della Sera il ministro degli Esteri Antonio Tajani parlando del ritorno in Italia, dopo la detenzione in Iran, di Cecilia Sala, spiegando che gli stessi sforzi, "massimi", riguardano "ogni cittadino italiano. E se è possibile anche i risultati, come in Iran si vide nel caso Piperno. La Farnesina si impegna per ogni italiano all’estero in difficoltà, questo era un caso particolarmente delicato".
"Conosco il papà di Cecilia, è chiaro che ho condiviso la sua preoccupazione di padre, ma ripeto: per noi tutti gli italiani che hanno bisogno di aiuto sono uguali - prosegue il vice premier - C’è stato un dialogo continuo, e ripeto, la nostra intelligence, la diplomazia, il governo hanno fatto il massimo. Essere un Paese come il nostro che ha rapporti con tutti i Paesi dell’area del Medio Oriente, anche con quelli di cui non condivide politiche e azioni, rende possibile agire con efficacia anche di fronte a grandi difficoltà. Non a caso noi abbiamo tenuto aperti i rapporti politici con l’Iran, abbiamo tenuto aperta l’ambasciata in Siria, dove andrò domani dopo che si sarà riunito il Quintetto. Ribadirò alle nuove autorità siriane l’importanza di un processo politico inclusivo che garantisca le libertà fondamentali di tutti i siriani e riconosca e valorizzi il ruolo dei cristiani come cittadini con pienezza di diritti, e annuncerò anche il primo pacchetto di aiuti per la cooperazione".
Quanto a un eventuale promessa di "scambio" per la liberazione dell’ingegnere iraniano Abedini, Tajani ribadisce che "sono due cose separate, lo hanno spiegato anche le autorità iraniane. Il caso Abedini è trattato dalle autorità giudiziarie italiane, vedremo cosa succederà. Poi, eventualmente, sarà di competenza del ministro della Giustizia. Cecilia Sala era invece una cittadina italiana accusata di aver violato le leggi locali, e su quello abbiamo lavorato. Abbiamo visto un’opposizione responsabile. Ovviamente abbiamo tenuto aperti canali di informazione, e il sottosegretario Mantovano ha riferito al Copasir. Ma sì, ciascuno ha fatto la propria parte".
Riguardo l'influenza sulla liberazione della Sala della visita lampo della premier Giorgia Meloni da Trump, il 4 gennaio, Tajani dichiara che "ha avuto un effetto politico che è stato affiancato dal lavoro politico, generale, costruito per far capire che l’Italia parlava con gli Stati Uniti, ma non c’è stata una conseguenza diretta sulla liberazione di Sala. È possibile che l’accelerazione per la liberazione della giornalista sia anche avvenuta in questi giorni prima dell’insediamento ufficiale di Trump, che la tempistica sia stata favorevole. Quella era una missione della premier. Io andrò negli Usa quando la nuova amministrazione si sarà insediata, incontrerò il mio omologo Rubio, lavorerò ai miei dossier. Se sarò al giuramento di Trump? Quella è una cosa interna americana, non di governo. Ci sarà tempo, tratteremo tutti i dossier aperti a tempo debito a partire da quello sui dazi".