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L’Ue si divide anche sull’insediamento di Putin: rappresentanti di Francia, Slovacchia, Grecia, Malta e Cipro presenti alla cerimonia

Sull’insediamento di Vladimir Putin che è stato confermato presidente della Federazione russa per la quinta volta c’erano gli occhi di tutti i vertici europei. Non solo perché rappresenta il rinnovato sostegno della popolazione all’autocrate di Mosca, ma per verificare la postura assunta nei suoi confronti dalle cancellerie dei 27 Stati membri. E nonostante gli appelli dell’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Josep Borrell, affinché i rappresentanti disertassero la cerimonia per evitare che la loro presenza fosse percepita come una legittimazione di colui che sta mettendo in ginocchio l’Ucraina, alcune presenze si sono registrate.

A fare più rumore delle altre è certamente quella della diplomazia francese. Emmanuel Macron, il giorno prima, aveva avuto un bilaterale con il presidente cinese Xi Jinping nel corso del quale aveva chiesto l’aiuto di Pechino anche per arrivare a una pace in Ucraina. Ma nei giorni scorsi, dopo il tentativo di inizio guerra di ritagliarsi un ruolo di capo diplomatico europeo, il leader dell’Eliseo era tornato ad assumere posizioni da ‘falco’ nei confronti del Cremlino, ribadendo che, in caso di crollo della linea del fronte ucraino, non si può escludere l’impiego di militari europei. Così, la presenza di un suo rappresentante alla cerimonia che consacra nuovamente la leadership dell’ex Kgb sorprende.

Insieme alla rappresentanza francese, poi, erano presenti anche quelle dell’Ungheria, con il governo di Viktor Orban che poco ha fatto in questi anni per nascondere i propri legami con Vladimir Putin, la Slovacchia, che con l’esecutivo guidato da Robert Fico ha spostato gradualmente il proprio asse in direzione di Mosca, e la Grecia, Paese storicamente nell’orbita della Federazione. A questi si aggiungono altri due membri dell’Unione europea, Malta e Cipro, che con la Russia intrattengono rapporti economici e finanziari di lunga data.

Una scelta, quella di questi Stati, che ha scatenato le proteste del Partito Popolare Europeo, del quale fa parte anche Nuova Democrazia del primo ministro greco Kyriakos Mītsotakīs. Il portavoce per gli Affari Esteri della più grande famiglia politica europea, Michael Gahler, ha dichiarato: “È estremamente deplorevole che Francia, Ungheria, Slovacchia, Grecia, Cipro e Malta abbiano scelto di presenziare all’insediamento di un criminale di guerra al Cremlino. Putin è un presidente illegittimo dopo la parodia di un processo ‘elettorale’ che non rispetta gli standard democratici”.

A niente è servito quindi l’appello lanciato da Borrell che ha confessato di aver mandato “un messaggio agli Stati membri” per dire loro che “la cosa giusta da fare è di non partecipare alla cerimonia d’insediamento di Vladimir Putin e capisco che la maggior parte non andrà”. Il capo della diplomazia europea ha ammesso che “all’inizio c’è stata discussione tra i 27 se andare o no, a che livello, se ambasciatore o incaricato d’affari. Ma il quadro per me è chiaro, andare sarebbe una chiara contraddizione. Alla fine sarà però una decisione dei singoli stati membri”. E alcuni di essi hanno preferito essere presenti al giuramento del cinque volte presidente russo Vladimir Putin.