Un fascicolo aperto per maltrattamenti e un processo per stalking con udienza prevista il 5 giugno prossimo. Poi una separazione con divieto di avvicinamento nei confronti dell’ex moglie. La famiglia Limido da mesi aveva paura. “Abbiamo dovuto nascondere nostra figlia fuori provincia, portava la parrucca“, ha detto Marta Criscuolo, moglie di Fabio Limido, il geologo 71enne che ieri, lunedì 6 maggio è stato accoltellato e ucciso a Varese. Mentre la figlia, Lavinia, è stata sfregiata al volto e al collo.
L’aggressore è l’ex avvocato Marco Manfrinati di 40 anni ed ex compagno di Lavinia. “Mio marito è intervenuto per difenderla (Lavinia ndr), come per tutta la vita ha fatto con la sua famiglia”, ha detto Criscuolo. Un odio, quello di Manfrinati, che è sfociato nell’omicidio di lunedì 6 maggio. “Non ci hanno protetti“, denuncia la donna. “Manfrinati ha tagliato le gomme delle nostre auto, ha sfondato il lunotto e danneggiato il cancello di casa. Il pm aveva chiesto l’arresto un anno fa quando ha minacciato di morte mia figlia con un martello. Non glielo hanno concesso. Il divieto di avvicinamento non è servito a niente”. E poi, a tragedia compiuta, il 40enne ha anche insultato e deriso la madre e moglie delle vittime, chiedendole: “Come sta tuo marito?“.
Assistito dall’avvocato Fabrizio Busignani, Manfrinati oggi è stato sentito dal pm, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Subito dopo la separazione della coppia, come riporta il Corriere della Sera, sono iniziati primi comportamenti violenti fatti anche di appostamenti continui da parte di Manfrinati. Una situazione che Lavinia Limido, grazie all’aiuto dei genitori è riuscita a denunciare. L’uomo è a processo per stalking nei confronti di tutta la famiglia Limido, con un divieto di avvicinarsi all’ex esteso anche agli ex suoceri e al figlio di 3 anni. Proprio l’impossibilità di vedere il bambino è stata stabilita il 2 maggio scorso dai magistrati.
Quattro giorni dopo, Manfrinati ha atteso che la ex compagna uscisse dallo studio dove lavorava il padre e l’ha aggredita sfregiandole il volto e il collo. Lavinia Limido ha urlato richiamando l’attenzione del padre. Fabio è allora intervenuto ma ha avuto la peggio. All’arrivo delle forze dell’ordine, il 40enne ha lasciato cadere il coltello insanguinato dalle mani ed è stato arrestato. Padre e figlia sono stati soccorsi dal 118 e poi la corsa disperata all’ospedale di Varese. Lavinia Limido è stata subito operata d’urgenza ma il padre, prima in arresto cardiocircolatorio, è morto poco dopo. Ora per Manfrinati l’accusa è di omicidio e lesioni gravi.
“Andava arrestato un anno fa, la Procura lo chiede“, ha detto il legale dei Limido. Dall’altra parte, però, Busignani, difensore di Manfrinati, parla di un procedimento pendente a carico di Lavinia per “sottrazione di minore” e di un’altra Ctu che definisce il 40enne “un buon padre”. “E’ evidente che quanto accaduto è inconcepibile, sto però asserendo un mal funzionamento generale del sistema”.