“Chi può dire, tra i candidati a sindaco e consiglieri a Marzabotto, di non avere mai avuto denunce o peggio condanne penali? Io sì, posso affermare a testa alta che la mia fedina penale è pulita”. Replica così Maria Francesca Carbonaro, candidata sindaca della lista Marzabotto Civica, avvocata (anche se non iscritta all’Ordine), originaria di Locri e secondo gli atti di un’inchiesta antimafia “nipote diretta del noto storico boss Cordì Antonio” (lei a questo giornale ha specificato che è pronipote). La notizia pubblicata da ilfattoquotidiano.it ha provocato diverse reazioni nel piccolo comune dell’Appennino bolognese simbolo della lotta al nazi-fascismo. “Mi preoccupa molto – dice la sindaca di Marzabotto Valentina Cuppi – il fatto che, come mi stanno riferendo in diversi, esponenti della Lista stiano facendo pressioni su diverse persone affinché non facciano girare l’articolo e la notizia, invitando sostanzialmente all’omertà”. Pressioni e inviti a non diffondere la notizia ricevuti anche da alcuni giornalisti locali.
Sui social gira invece il lungo comunicato di risposta di Carbonaro: “Mi rendo conto che sicuramente non basterà una vita per lavare via il gesto di chi ha gratuitamente infangato ed oggi perpetra ai miei danni, e ai danni della mia famiglia, una ingiustizia abnorme, non comprendendo come una parentela lontana a chicchessia, non mi ha influenzata e non ha di certo cambiato la mia correttezza di vita e la mia dignità, anzi. Parlano i fatti non le parole e per fortuna parlano le carte di un tribunale, che invito tutti a verificare”. La nota fa riferimento anche al coinvolgimento del marito, Franco Maiorana, in un processo su un giro di usura gestito dalla ‘ndrangheta in cui è stato condannato a due anni, senza però l’accusa di associazione mafiosa: “A volte bisogna aspettare un po’ per dimostrare la propria estraneità ai fatti, cosa successa a mio marito nel 2012, e forse non basta una vita di correttezza morale e professionale a dimostrarlo”, dichiara Carbonaro. Nessun riferimento alla condanna che è stata pronunciata né ai nomi dei cognati o del padre – seppur non indagato – citati nelle carte di diverse operazioni che hanno al centro la ‘ndrina dei Cordì di Locri.
A prendere le difese dell’aspirante sindaca è Piero Lanciotti, tra i fondatori della lista Marzabotto Civica, “nata – afferma – per mettere al centro le competenze e non i partiti” insieme a persone “di area Fratelli d’Italia, Partito Democratico e civici che non fanno riferimento a nessuna parte politica ma si occupano di gestione del territorio sulla base delle competenze”. Lanciotti racconta che, quando è stato il momento di scegliere chi inserire nella lista, “Francesca Carbonaro ha messo in chiaro fin da subito la situazione del marito, premettendo che lei non è mai stata indagata e che si è trasferita perché non ha voluto far vivere alla famiglia e ai figli una vita fatta di opacità”. Parla anche del programma della lista civica, dove però manca un riferimento al contrasto alle mafie: “Non credo sia una tematica relativa al territorio” garantisce Lanciotti. Vale la pena ricordare che – al netto dei processi Aemilia di Reggio Emilia, non lontano da qui – proprio alcuni terreni di Monte Sole sono finiti al centro del maxiprocesso “Nebrodi” per una truffa della cosiddetta “mafia dei pascoli” sui fondi europei per l’agricoltura.
Insiste la sindaca Cuppi, ex presidente nazionale del Pd, ricandidata a guidare il Comune: “Nessuno ha pensato che sia inopportuna una candidatura del genere: mi lascia basita. In quella lista ci sono persone che si sono occupate di memoria a Marzabotto: come è possibile che non si siano posti questo problema?”, si chiede. “Noi abbiamo milioni di bandi del Pnrr, abbiamo tantissimi fondi, abbiamo 10 milioni per sistemare il territorio dopo l’alluvione. Parliamo oltre 25 milioni di euro fra bandi e fondi. In un momento del genere dovremmo essere attenti a chi si avvicina alla gestione della cosa pubblica”.
Si dichiara sconcertato anche Domenico Muraca, lametino di area 5 Stelle candidato in un’altra lista civica, Alternativa 40043 (il numero è il codice postale della zona). “La notizia mi ferisce particolarmente – afferma – Da consigliere comunale avevo anche chiesto la cittadinanza onoraria a Gratteri. Sono frastornato. Come 5 stelle e come calabrese combatto la mafia e il contrasto alla criminalità sarà un tema nel nostro programma elettorale”.
Tra citazioni, prese di posizione nette e meno nette, l’opportunità politica di una delle quattro candidature del Comune di poco più di settemila abitanti è, almeno oggi, al centro del dibattito. A pochi giorni dalla presentazione delle liste il Comune sembra fare i conti non più solo con la memoria, tema centrale in un comune colpito nel 1944 da una delle peggiori stragi nazi-fasciste, ma anche con il contrasto alle mafie, per legami di parentela o, semplicemente, per scelta politica. “Quante persone come me – si chiede ancora la candidata-sindaca di Marzabotto Civica – si sono ritrovate ad un bivio nella loro vita: o così, o vita nuova. Io ho scelto la seconda, senza alcuna incertezza; ho preferito seguire l’esempio di Peppino Impastato e di quanti basano la solidarietà e la speranza come palestra di vita. Lungo questo percorso continuerò le mie battaglie per difendere gli ultimi e gli esclusi, soprattutto dal pregiudizio”. A Carbonaro risponde di nuovo la sindaca Cuppi: “Alle tante iniziative sul tema legalità e mafie organizzate a Marzabotto in questi anni, Carbonaro non si è mai vista”.
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Nella foto in alto | Da sinistra Maria Francesca Carbonaro, la sede del municipio di Marzabotto e la sindaca Valentina Cuppi