Maria Francesca Carbonaro sarà tra i candidati a sindaco alle prossime Comunali di Marzabotto, il piccolo comune del Bolognese simbolo della Resistenza al nazi-fascismo. Guiderà una lista civica di destra: si chiama “Marzabotto Civica” e sfiderà la sindaca uscente Valentina Cuppi – ex presidente nazionale del Partito democratico – e Morris Battistini (Forza Italia), sostenuto anche da Noi Moderati e Democrazia Cristiana. E il resto della destra? Sembra nascondersi proprio dietro la lista Marzabotto Civica: tra i candidati al consiglio comunale compare il nome di Emiliano Palmieri, dirigente locale di Fratelli d’Italia. Carbonaro, originaria di Locri in Calabria, ha 43 anni e da oltre 15 vive a Marzabotto. Nell’annuncio della sua “discesa in campo” si è presentata come avvocata, anche se il suo nome non figura in nessuno degli elenchi professionali. Torna alla politica attiva dopo aver già ricoperto il ruolo di consigliera comunale dal 2014 al 2019, proprio al fianco di Battistini. Ora invece la corsa in solitaria. “Ha fatto una scelta civica che non c’entra nulla con il centrodestra – rivendica l’ex alleato berlusconiano -. L’unico vero rappresentante del centrodestra sono io. Carbonaro ha fatto la scelta di allearsi con ex dirigenti del Pd, esponenti dei Verdi e di Italia Viva“. I gruppi dirigenti dei Verdi hanno poi smentito categoricamente questa circostanza.

La candidatura della “terza incomoda” tra centrosinistra e centrodestra, però, non è solo una questione di cartelli elettorali. Il nome di Maria Francesca Carbonaro, infatti, non è scritto solo nei fac-simile per votare alle elezioni di inizio giugno, ma anche nelle carte di inchieste e processi – nei quali non è mai stata indagata – che riguardano la ‘ndrangheta e, in particolare, la ‘ndrina dei Cordì di Locri, al centro di una lunga faida che – tra gli anni Sessanta e Duemila – ha insanguinato la Locride. Vicende che assumono notevole significato, per i cittadini che dovranno scegliere da chi farsi rappresentare, in un Comune nel quale qualche anno fa alcuni terreni di Monte Sole (di proprietà di un privato e di un’istituzione pubblica, l’Ente Parchi dell’Emilia Orientale) finirono al centro del maxiprocesso “Nebrodi” per una truffa della cosiddetta “mafia dei pascoli” sui fondi europei per l’agricoltura.

Lo zio Antonio Cordì, boss di Locri
Maiorana Franco, cl 1978, commerciante, ritenuto vicino al clan Cordì di Locri per aver sposato Carbonaro Maria Francesca, nipote diretta (figlia di una sorella) del noto storico boss Cordì Antonio“. Sono le carte dell’operazione Shark – generata da un’inchiesta del 2009 – a delineare i legami familiari della candidata sindaca. A partire dallo zio, Antonio Cordì, classe 1943, detto u Ragiuneri, boss della ‘ndrangheta arrestato da latitante nel 1998 con una serie di ergastoli sulle spalle. U Ragiuneri perché è considerato l’ideatore delle strategie della ‘ndrina Cordì, della quale il fratello Cosimo gestiva invece l’aspetto militare. “Non è mio zio, è un prozio di mia madre – replica Carbonaro, contattata da ilfattoquotidiano.it – La questione non è che i magistrati abbiano fatto un errore: qui al Nord se sei cugino di primo grado sei un parente alla lontana, giù in Calabria se sei parente alla lontana ti dicono che sei parente di primo grado”.

E se le colpe dei genitori – e quindi anche degli zii o dei biszii – non devono ricadere sui figli – e sui nipoti -, la questione del coinvolgimento del marito di Maria Francesca Carbonaro pone ulteriori dubbi sui legami con la ‘ndrangheta. Franco Maiorana – coniuge della candidata – nel 2014 è stato infatti condannato a due anni in Appello nel processo nato da “Shark”, operazione scaturita dall’inchiesta della Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria che nel settembre 2009 portò al fermo di 25 persone che secondo i magistrati agivano sotto la totale influenza del clan Cordì di Locri. L’operazione aveva l’obiettivo di stroncare un presunto sistema di usura portato avanti dalla ‘ndrina su alcuni commercianti del posto. Ed è proprio l’usura il reato per cui Maiorana è stato condannato.

Nella sentenza emergono i contorni di una vicenda più ampia: mentre nell’ordinanza di applicazione delle misure cautelari si legge che Maiorana “risulta essere il tramite di Cordì Domenico-Zucco Gerardo e Ascioti Vincenzo per quanto concerne i prestiti ad usura”, nella sentenza si legge che era “nella percezione degli usurati e di fatto a cagione dei notori rapporti parentali, un tutt’uno con la cosca Cordì“, anche se non ci sono abbastanza elementi per sostenere “che i soldi dell’usura praticata da Maiorana provenissero dai Cordì, potendo questi ultimi avere soltanto contribuito a causa della capacità di intimidazione a loro connessa a rafforzare le determinazioni” della vittima di pagare. I giudici notano in particolare i “buoni rapporti con i Cordì” di Maiorana e i suoi “pericolosi legami” con la criminalità organizzata. La candidata sindaca – parlando a ilfatto.it – precisa: “Mio marito è stato indagato per associazione mafiosa, ma assolto da questa accusa: è stato condannato a due anni con pena sospesa per esercizio abusivo del credito. A quel punto abbiamo preferito andarcene, cambiare la residenza proprio per non dare ombra di dubbio sull’opacità”.

Nelle carte dei processi il marito e i cognati
Quello tra le famiglie Maiorana e Cordì – almeno stando alle inchieste della magistratura – sembra essere un legame solido anche oltre Franco, soprannominato Ovu i Pasca e Ciccio scarpe, essendo ai tempi titolare di un negozio di scarpe a Locri: il fratello Antonio viene citato nelle carte di un’altra operazione, denominata “Primavera”, in quanto autista di Cosimo Cordì, considerato uno dei successori del boss U ragiuneri, morto nel 2007. Insieme all’altro fratello, Rocco, vengono tutti considerati, come si legge sempre nell’ordinanza di custodia cautelare che dette impulso all’operazione antimafia del 2009, “persone particolarmente vicine al clan mafioso dei Cordì”.

Il nome di un altro Carbonaro, Luciano, padre della candidata sindaca, spunta invece nelle carte di un’altra inchiesta: “Euroscuola”. A parlarne è un collaboratore di giustizia, Domenico Oppedisano, fratellastro del boss Salvatore Cordì, in merito al centro dell’inchiesta, cioè la presunta costruzione abusiva di scuole da parte dei Cordì a Locri: “So che in questo affare della scuola ci sono, non so se formalmente o meno, i fratelli Rocco e Antonio Maiorana e che dietro di loro c’è la famiglia Cordì, in particolare Dieni Salvatore e Antonio e i figli di Cosimo. Queste notizie relative alla scuola le sapevo perché ero sempre insieme a Luciano Carbonaro, che è il suocero di Maiorana Franco, fratello di Antonio e Rocco; Luciano Carbonaro era al corrente di questo coinvolgimento nell’affare dei Maiorana, i Maiorana sono stati dentro questo affare dall’inizio”. Tra le dichiarazioni di Oppedisano spuntano anche elementi che denotano un certo interesse dei Cordì e di Carbonaro (sempre non indagato per questi fatti) per le elezioni provinciali nel Reggino a metà anni 2000: “L’avvocato Maio, pur non riuscendo mi pare ad essere eletto in quella circostanza, ebbe una bella affermazione elettorale, riportando ben oltre 2mila preferenze. Questo per merito delle indicazioni della famiglia Cordì ma anche di Luciano Carbonaro che si è speso più di tutti in questa direzione. L’avvocato Maio di certo era consapevole dell’appoggio elettorale fornito dalla famiglia Cordì. Di questo mi ha parlato anche Carbonaro”. Maria Francesca Carbonaro replica che la sua rimane “una famiglia di persone oneste, senza nessuna opacità. C’è un preconcetto su chi è nato a Locri”. E, aggiunge: “Avevamo buoni rapporti con i Cordì perché abitavamo vicini, ma è diverso avere buoni rapporti e delinquere. Cambiando residenza comunque abbiamo eliminato anche i buoni rapporti“.

Avvocata o no?
Carbonaro, nel frattempo, si prepara alla corsa elettorale. Il post con cui, un mese fa, ha annunciato la candidatura inizia così: “Sono Maria Francesca Carbonaro, ho quasi 43 anni, svolgo la professione di avvocato da 20 anni“. La foto che accompagna il post la ritrae mentre indossa una toga. E’ possibile diventare avvocata a 23 anni, con un mirabolante percorso che in quattro anni passa dalla laurea in giurisprudenza allo svolgimento del praticantato fino a vincere il concorso con esame scritto e orale? Per fugare i dubbi ilfattoquotidiano.it ha cercato il nome dell’avvocata Carbonaro negli elenchi dell’ordine nazionale, in quelli di Bologna, in quelli di Locri, in quelli di tutte le altre province calabresi e pure nelle liste della Cassa forense. Del nominativo dell’aspirante sindaca nessuna traccia. Qual è la spiegazione? “Mi sono cancellata da due anni dall’Ordine degli avvocati”. Questo nel post non c’era scritto.

Versione aggiornata alle 16 del 7 maggio

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Riceviamo e pubblichiamo
In merito alle parole del candidato sindaco di Marzabotto Morris Battistini riportate nell’articolo de Il Fatto Quotidiano a firma di Sofia Nardacchione e Andrea Giagnorio, smentiamo categoricamente la presenza di candidati o alleanze dei Verdi a Marzabotto. Ci aspettiamo un’immediata rettifica del testo che accosta il nostro partito all’ndrangheta. In caso contrario non esiteremo ad adire le vie legali per tutelare la nostra reputazione.

Danny Labriola, co-portavoce Europa Verde-Verdi Bologna
Valentina Marassi, co-portavoce Europa Verde-Verdi Bologna
Silvia Zamboni, consigliera regionale e co-portavoce Europa Verde-Verdi ER
Paolo Galletti, co-portavoce Europa Verde-Verdi ER

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