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Processo a Trump, Stormy Daniels conferma in aula: “Sì, feci sesso con lui. Fu molto breve”

“Mi tolsi i vestiti e le scarpe. Mi tolsi il reggiseno. Eravamo nella posizione del missionario”. Nel complesso è stato un incontro “molto breve”. Dinanzi alla Corte Stormy Daniels non ha lesinato in particolari sull’incontro sessuale avuto con Donald Trump, anche se gli accordi erano diversi: “Non abbiamo bisogno di conoscere i dettagli”, aveva detto il giudice Juan Merchant dopo aver discusso con i legali del tycoon. La star del porno è la testimone chiave del processo che rischia di fermare la nuova corsa dell’ex presidente degli Stati Uniti verso la Casa Bianca. La sua era la deposizione più attesa, insieme a quella di Michael Cohen, l’avvocato che pagò la donna perché non rivelasse la sua presunta storia con il miliardario newyorkese alla vigilia delle presidenziali del 2016.

Entrata in aula, a Daniels è stato chiesto di identificare Trump in aula: lei lo ha indicato dicendo “è quello con la giacca blu scuro”. Poi è iniziato il racconto. Era il luglio del 2006, a Lake Tahoe, tra California e Nevada, si giocava un torneo di golf per vip. Circostanza che ha contribuito a far sì che la giornata in aula assumesse i contorni del grottesco: la pornostar, infatti, non ha risparmiato agli astanti una battuta sulla sponsorizzazione da parte della compagnia di pornofilm per cui lavorava di una delle buche del campo da golf , battuta alla quale i giurati non hanno riso. Poi il racconto è ripreso.

Per la cena in hotel “non avevo alcuna aspettativa”, ha ricordato la star del porno, che allora aveva a 27 anni. Una volta arrivata, “l’ho chiamato per nome. Ho detto ‘hello’, lui arrivava da una delle aree principali dell’albergo”, indossando un pigiama di raso. “Il signor Hefner (il fondatore di Playboy, ndr) sa che gli hai rubato il pigiama?”, aveva chiesto quindi l’attrice a Trump, invitandolo a cambiarsi. Poco dopo il futuro presidente degli Stati Uniti, ha proseguito la donna, era tornato indossando una camicia e pantaloni eleganti.

Durante la cena Daniels aveva domandato a Trump di sua moglie Melania, dicendogli che era molto bella. Lui le aveva risposto: “Non dormiamo nella stessa stanza”. La pornostar ha raccontato che a quel punto il tycoon aveva chiuso gli occhi, scosso la testa e mormorato qualcosa ai suoi avvocati al tavolo della difesa. “Mi ricordi mia figlia perché è intelligente, bionda e bella e la gente la sottovaluta”, le avrebbe detto anche il miliardario riferendosi alla propria figlia Ivanka e offrendole la possibilità di partecipare a “The Celebrity Apprentice”, lo show che all’epoca Trump conduceva in tv.

Dopo la cena, i due si erano ritrovati in una camera dell’hotel. “Si mise in piedi tra me e la porta. Non in modo minaccioso”, ha ricordato la donna. Quando lei uscì dal bagno, “lui era semplicemente sul letto, così”, ha spiegato quindi l’attrice mimando la posizione con una gamba alzata. La donna ha affermato di non essere stata minacciata, ma ha sottolineato che Trump era “sicuramente diversi centimetri più alto e molto più grande. C’era sicuramente uno squilibrio di forza. Era più grande e bloccava la strada. Ma non sono stata minacciata verbalmente o fisicamente”

“L’incontro era stato “molto breve” e una volta finito lei se n’è andata “il più velocemente possibile”. “Ho detto a pochissime persone che avevamo effettivamente fatto sesso perché mi vergognavo di non averlo fermato”, ha proseguito, precisando che Trump comunque non espresse preoccupazioni per Melania né le chiese di tenere la cosa riservata. Poco prima dell’udienza Trump aveva sfidato il giudice Merchant, che lo aveva ammonito sul rischio di finire in galera se avesse violato ancora il divieto di commento su magistrati, procuratori, giurati e testimoni: alle 7.30 (le 13.30 in Italia) il tycoon aveva scritto su Truth che aveva saputo chi erano i prossimi testimoni e che il suo team non aveva tempo per prepararsi ma nel giro di 30 minuti aveva cancellato il post, nel quale aveva attaccato il giudice definendolo “corrotto e pieno di conflitti (di interesse)” e accusandolo di gestire il processo in modo “fazioso”, nonché di privarlo dei diritti del primo emendamento.