Un miracolo si è avverato, per altri attendiamo dubbiosi: 37e2 – Radio Popolare, la trasmissione sulla sanità che conduco con Elena Mordiglia su Radio Popolare, è in nomination ai Diversity Media Awards, il prestigioso riconoscimento che premia l’inclusività nelle produzioni audiovisive. “Un programma capace di fornire punti di riferimento e indicazioni rispetto a temi concreti come quelli della sanità pubblica […] 37e2 accende i riflettori su un tema ancora poco legato a riflessioni collegate alla diversità, che sono invece urgentissime”. Siamo tra le sei trasmissioni in lizza come Miglior programma radio. Ora tocca ai cittadini scegliere il vincitore, votando entro il 10 maggio sul link.
Un risultato inaspettato, quasi un vero miracolo, per una trasmissione che all’informazione ha sempre collegato la denuncia a 360° di quello che non funziona nella nostra sanità. E questo continuiamo a fare. Anche oggi, anche qui.
Il fordismo arriva in ospedale
Gli ospedali trasformati in una fabbrica fordista e i medici inseriti in una catena di montaggio come un secolo fa avveniva nei grandi complessi industriali, solo che la merce da commercializzare è la cura della nostra salute. Il direttore generale trasformato in cronometrista e il primario in caposquadra per far rispettare i tempi: un quarto d’ora per un’ecografia all’addome; 20 minuti per una prima visita dal cardiologo o dal ginecologo; 30 per una risonanza magnetica; 45 per una polipectomia. A differenza di allora non sono previsti, almeno per ora, reparti confino dove trasferire chi non rispetta i tempi o chi osa protestare, l’azienda si riserva di valutare quali provvedimenti eventualmente assumere per chi non rispetta le nuove indicazioni della direzione.
L’azienda in questo caso è la Regione Lombardia e “l’ordine di servizio” è la delibera regionale n. 2224 del 22/4/2024 che, in nome dell’abbattimento delle liste d’attesa, prova intanto ad abbattere la dignità della professione medica ed il diritto del cittadino malato ad avere un rapporto medico-paziente definito dalle necessità cliniche e non dallo scorrere di un cronometro. Ogni caso clinico ha la sua specificità e non può essere a priori omologato ad una produzione in serie, il medico ed il malato non sono macchine, né robot programmabili.
Miracoli in vista
L’altra faccia della delibera è quella più classica e da tempo sperimentata: promettere, promettere e promettere affidando alla grancassa dei media di propria fiducia la diffusione di notizie che non si trasformeranno in realtà, ma dovranno convincere e illudere il popolo sempre più inferocito per la costante e aumentata difficoltà a curarsi. Ed ecco allora la delibera annunciare imminenti miracoli: dal 6 maggio gli ambulatori saranno aperti anche il pomeriggio e il sabato mattina, gli esiti degli esami di screening dovranno essere consegnati entro una precisa tempistica, ad esempio: l’esito di uno screening mammografico andrà rilasciato a 5 giorni dalla data della prestazione, mentre l’esito del test del sangue occulto nelle feci, per lo screening del colon retto, dovrà essere pubblicato nel Fascicolo Sanitario Elettronico entro 7 giorni dalla data dell’esito.
E’ però difficile che questa volta il cittadino abbocchi all’amo; infatti queste promesse sono quotidianamente smentite dall’esperienza quotidiana di milioni di persone: ampia è la lista di grandi ospedali che, nonostante dovrebbe essere prassi collaudata da tempo, non inseriscono i risultati degli esami nel fascicolo sanitario; sul territorio gli ambulatori vengono chiusi, “accorpati” è il nuovo termine utilizzato dall’amministrazione regionale, e le liste d’attesa ormai superano spesso l’anno; i medici accumulano straordinari su straordinari, non pagati e stress su stress con turni massacranti e a meno di un miracolo, che li moltiplichi come i pani e i pesci di evangelica memoria, non potranno aggiungere ulteriori turni.
La realtà è un’altra cosa, purtroppo!
Nelle stesse ore in cui veniva pubblicata la delibera regionale 2224 sono arrivate al centralino di 37e2, una dopo l’altra, quattro segnalazioni. Rosa (i nomi sono di fantasia) non riesce a rinnovare l’esenzione per un’asma cronica e a convalidarne una nuova per ipertensione: il servizio online non le permette, da quattro mesi!, di fissare un appuntamento, risponde che non ci sono posti disponibili; il numero di telefono indicato, quando finalmente riesce ad accedere alla linea, risponde che non sono autorizzati a fissare appuntamenti per le esenzioni e le farmacie, alle quali si è rivolta, fanno solo quelle per reddito.
Luigi ha chiamato il numero verde per una visita nefrologica, ma la prima data libera a Milano, dove abita, è a maggio 2025. Mario a febbraio 2024 è riuscito a prenotare una gastroscopia con biopsia d’urgenza per il 3 maggio, ma pochi giorni prima ha ricevuto una telefonata dove gli comunicavano che, per mancanza di medici, il suo appuntamento veniva cancellato e gli consigliavano di rivolgersi ad altre strutture.
Federico il 10 aprile si è sottoposto ad una visita pneumologica, c/o una struttura privata, per apnee notturne di grado severo, si è quindi rivolto al Servizio sanitario essendogli stata prescritta la CPAP, ma la prima visita disponibile è il 17 settembre 2025 e se non riesce ad anticiparla, rischia di rimanere senza patente per quasi un anno avendo la visita per il rinnovo a novembre 2024.
Quattro storie di ordinaria sanità, vicende non di vita o di morte, ma persone che necessitano di un’assistenza sanitaria per poter condurre la loro vita quotidiana.
Le scelte concrete che non ci sono
Per abbattere le liste d’attesa non servono miracoli ma scelte precise: aumentare i finanziamenti alla sanità pubblica e gli stipendi ai medici e agli infermieri, per ambedue gli indicatori siamo nelle posizioni di coda dell’Ue e questo contribuisce alla fuga dei camici bianchi; potenziare e riorganizzare la medicina territoriale; controllare l’operato delle strutture private che agiscono in convenzione con il Servizio Sanitario istituendo in ogni regione un Cup, Centro Unico di Prenotazione valido per tutte le strutture pubbliche e convenzionate; impedire, come per altro già stabilito dalla legge, la chiusura delle agende… e sarebbe già un bel passo in avanti.