Innocente fino a condanna definitiva. Ma nel dubbio le contestazioni sembrano più un “teorema“. L’arresto di Giovanni Toti spinge nuovamente la destra sul fronte del “garantismo“. Dopo le performance relative all’inchiesta di Bari, dove gli arresti di esponenti del centrosinistra erano stati celebrati con tanto di lettura pubblica delle carte dell’indagine, i partiti di destra si schierano a difesa del governatore della Liguria, finito ai domiciliari per corruzione. “Non mi basta l’iniziativa di un giudice per sentenziare che qualcuno a Bari o a Genova è una persona per male. Quindi, conto che si faccia chiarezza il prima possibile”, dice il vicepremier leghista Matteo Salvini che cita non a caso il capoluogo pugliese. Proprio a Bari, infatti, il deputato leghista Davide Bellomo aveva letto in consiglio comunale il contenuto di alcune intercettazioni telefoniche, con tanto di maxischermo per proiettare le pagine dell’ordinanza di custodia cautelare. E mentre il ministro della Difesa, Guido Crosetto, fatica “a comprendere le accuse”, in soccorso di Toti arriva anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che si dice “Perplesso per i tempi della misura cautelare”.
Crosetto: “Fatico a comprendere le accuse” – “Ho l’abitudine di leggere le carte, e quando ho letto le contestazioni a Toti non ho ben capito. Tutti pensano che sia stata messa in arresto una persona che ha preso dei soldi per se stesso. Quando poi si scopre che li ha presi regolarmente denunciandoli per una campagna elettorale diventa difficile capire come faccia ad essere un corrotto. Si è autodenunciato con i soldi della campagna elettorale?”, ha detto il ministro della DifesaCrosetto a L’Aria che tira su La7. “Bisogna capire – ha aggiunto – Sono garantista, come lo sarei per Emiliano o per un governatore del Pd”.
Non vuole parlare di “giustizia a orologeria” (perché sottolinea di non amare “le frasi fatte”) ma il ministro Nordio solleva dubbi “tecnici” sull’operato dei magistrati: “La mia perplessità – sottolinea il ministro della Giustizia – non è sul momento in cui scatta un provvedimento cautelare rispetto all’imminenza delle elezioni, anche perché in Italia si vota molto spesso; se ho delle perplessità tecniche, queste riguardano l’adozione di una misura rispetto ai tempi in cui è stato commesso il reato e al tempo in cui sono iniziate le indagini”. Nordio ammette di non conoscere gli atti dell’inchiesta ma afferma che gli è “sembrato di capire che si tratta di fatti che risalgono ad alcuni anni fa e che l’inchiesta non è nata oggi ma tempo addietro”. “Da pubblico ministero – aggiunge – raramente ho chiesto provvedimenti di custodia cautelare dopo anni di indagine, tenendo conto se pericolo di fuga, reiterazione e inquinamento delle prove dopo tanti anni dall’evento che si è verificato possano ancora sussistere”.
Per Fontana è tutto un “teorema” – Per Matteo Salvini “ogni cittadino italiano è innocente fino a prova contraria a Bari, a Torino, a Genova e ovunque. E, quindi, non commento. Mi spiace, però io stesso sono a processo e rischio la galera perché ho bloccato gli sbarchi. Si è innocenti fino a prova contraria. E questo vale per tutti, per i politici, i giornalisti, gli infermieri”. Fa sfoggio di garantismo anche Attilio Fontana: “Sono assolutamente sconcertato e assolutamente stupito. Sono assolutamente garantista, come nei confronti di tutte le persone che sono sottoposte a ogni tipo di indagine. In questo caso poi conoscendo Giovanni lo ritengo una persona assolutamente seria, per bene, onesta per cui lo sconcerto è ancora maggiore”. Ma il governatore della Lombardia va oltre e spiega anche di essere “assolutamente convinto che durante le indagini saprà chiarire le contestazioni che gli vengono mosse. Contestazioni che mi sembrano più un teorema che una realtà. Comunque lasciamo spazio alla magistratura per svolgere il suo compito. Io sono vicino a Giovanni”.
La “fiducia” dei ministri – Sostengono di avere “fiducia” nella magistratura sia il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che quello del Made in Italy, Adolfo Urso. Mentre Maurizio Lupi dice di aver “assistito anche ad arresti che poi si sono trasformati in un nulla di fatto”. Ma Toti dovrebbe dimettersi? “Appartiene alla responsabilità e alla sensibilità di ognuno”, dice il leader di Noi Moderati. “Non esiste una giustizia a orologeria – aggiunge – l’indagine è in corso da tempo. Sono stupito, per come conosco Toti sono sicuro che non ha commesso ciò di cui è accusato”. Il sindaco di Genova Marco Bucci, intanto, dice di non volersi esprimere: “Io non so assolutamente nulla di quello che è successo. Ho letto solo le notizie e non ho ancora capito. Quello che so è che abbiamo fatto il lavoro come deve essere fatto. Penso che è stato dimostrato da tante cose”. Il primo cittadino ligure, esponente di centrodestra, spiega di voler “aspettare tutti i gradi di giudizio”, anche perché “magari poi non c’è nulla, quindi è inutile fare questi commenti adesso perché hanno poco senso”.
Sansa: “Toti si dimetta” – Sul fronte opposto, a parlare è Ferruccio Sansa, consigliere regionale ed ex sfidante di Toti alla guida della Liguria, che usa il genovese: “Sono l’unico ‘belina‘ che lo diceva da anni – dice – Naturalmente nessuno è mai contento quando c’è un arresto, ma è dal 2020, totalmente inascoltato, in solitudine, che denuncio questa situazione. Avevo anche portato gli elementi ai Carabinieri”. Per Sansa, “c’è una colossale questione di inopportunità e di conflitto di interessi tra i finanziatori della Regione e di Toti, a partire da Esselunga, e le decisioni e le autorizzazioni che la Regione concede. Non parlo delle questioni giudiziarie in corso ma è evidente che si stava costruendo un rapporto di potere enorme, un conflitto di interessi inappropriato, tra chi finanziava Toti e la destra, compreso Bucci, e chi otteneva concessioni e autorizzazioni dagli stessi enti locali; tra finanziamenti e sponsorizzazioni da una parte e concessioni e autorizzazioni dall’altra. E’ un cortocircuito che riguarda anche la Sanità privata e tanti altri ambiti”. Il consigliere chiede poi al governatore di fare un passo indietro: “È ovvio che Toti deve dimettersi, anche per difendersi. Assolutamente”.
Pd Liguria: “Dimissioni e nuove elezioni” – “Quanto emerso dalle indagini dell’inchiesta certifica un modo disgustoso di fare politica, volta solo alla gestione e alla spartizione del potere”, commenta in una nota il Partito democratico della Liguria. “La magistratura farà il suo corso rispetto alle singole responsabilità penali – si legge ancora – oggi però si deve chiudere la stagione del centrodestra in Liguria. Toti si dimetta e ci siano subito nuove elezioni“.
Antimafia chiede le carte – Toti è stato bloccato dai cronisti, all’uscita dal suo appartamento di Genova appena perquisito dalla Guardia di finanza. “Non posso rilasciare dichiarazioni, lo sapete”, ha detto ai giornalisti. “Ho parlato con il presidente, il mio assistito è sereno e conta di spiegare tutto”, ha dichiarato l’avvocato del presidente, Stefano Savi. “Continuerà a lavorare. Come abbiamo potuto vedere fino a questo momento sono tutti fatti a cui possiamo dare una spiegazione nell’ambito di una legittima attività di amministrazione per l’interesse pubblico”, ha aggiunto il legale. Nel frattempo la commissione parlamentare Antimafia ha chiesto l’acquisizione degli atti dell’inchiesta della Dda genovese e della Guardia di finanza. Oltre a Toti, sotto inchiesta c’è anche Matteo Cozzani, capo di gabinetto del governatore, accusato di corruzione elettorale aggravata dall’aver favorito Cosa nostra.