Cronaca

A Linate arriva il FaceBoarding: cos’è, come funziona e i dubbi sul riconoscimento facciale in aeroporto

Velocizzare l’accesso ai controlli di sicurezza e le operazioni di imbarco utilizzando la tecnologia del riconoscimento facciale. Dopo una fase di sperimentazione, Linate è il primo aeroporto in Europa a rende disponibile il servizio di FaceBoarding. In pratica gli utenti che, volontariamente, registrano il loro volto tramite appositi chioschi in aeroporto (da giugno anche tramite app) e il loro documento d’identità non dovranno più mostrare documenti e carta d’imbarco ai tornelli d’accesso all’area controlli di sicurezza e ai gate per l’imbarco che diventano self-service. Se, da un lato, viaggiare diventa sempre più semplice, dall’altro, rimane il problema – da molti sollevato negli ultimi anni – sui rischi del trattamento dei dati biometrici.

Chi ha aderito – La Sea, gruppo che gestisce il sistema aeroportuale milanese assicura che il servizio “garantisce la tutela della Privacy e dei dati dei passeggeri”. Ita Airways e SAS (compagnia aerea di bandiera di Danimarca, Norvegia e Svezia) sono state le prime ad aderire al progetto. Il servizio è ora a disposizione di tutte le compagnie aeree che vogliano integrare i loro sistemi con il FaceBoarding.

Servizio facoltativo – La tecnologia biometrica di riconoscimento facciale rimane facoltativa. Chi non si registra potrà continuare a effettuare le tradizionali operazioni di controllo e imbarco. Chi, invece, vuole utilizzare il servizio deve recarsi ai chioschi presenti nello scalo di Linate e registrarsi, facendo acquisire al sistema le caratteristiche del proprio volto. Da giugno sarà anche disponibile un’apposita app.

La base giuridica – La base giuridica del trattamento è il Suo consenso esplicito“, si legge nell’Informativa Privacy sul sito dello scalo milanese. Il passeggero infatti darà il consenso a trattare i dati personali relativi “al passaporto o la carta di identità elettronica e i dati in essi contenuti; i dati biometrici relativi alle caratteristiche del suo volto; e la carta d’imbarco e i dati in essa contenuti”. Viene fatto comunque presente che “le immagini relative al volto non saranno conservate nei sistemi aeroportuali, ma utilizzate per creare un modello biometrico“. Grazie a questo modello il passeggero verrà automaticamente riconosciuto.

Le due opzioni – Il passeggero può decidere se usufruire del servizio “registrandosi al programma esclusivamente per un singolo volo o per il programma a lungo termine“. Quest’ultima opzione prevede una durata fino al 31 dicembre 2025: “Decorso tale periodo, tutti i dati personali verranno irreversibilmente cancellati dai sistemi dell’aeroporto”. Mentre i soli dati personali relativi alla carta d’imbarco “verranno cancellati dopo 24 ore dalla partenza del volo”.

Chi può accedere ai dati – Si tratta di una “tecnologia sicura, semplice e rapida” sviluppata “in collaborazione con Enac e Polizia di Stato“, si legge nel comunicato della società. Nell’informativa sono presenti anche i soggetti che possono accedere ai dati personali: oltre ai “dipendenti e collaboratori di SEA” e “società, consulenti e/o professionisti cui SEA ricorre nell’erogazione dei propri servizi”, anche i “soggetti (ivi incluse le pubbliche autorità) che hanno accesso ai dati personali in forza di provvedimenti normativi o amministrativi“. Si conferma che “i dati personali saranno sottoposti ai più elevati standard di sicurezza e verranno conservati esclusivamente in forma crittografata. In nessun caso i dati personali verranno diffusi o, comunque, comunicati ad un numero indeterminato di soggetti”.

I dubbi – Quello del riconoscimento facciale e del trattamento dei dati biometrici è un argomento che negli ultimi anni ha sollevato numerosi dubbi e perplessità. Negli Stati Uniti, ad esempio, il riconoscimento facciale è già attivo in diversi aeroporti (con l’obiettivo della Transportation Security Administration di estenderlo a circa 400 scali): anche negli Usa esperti e attivisti sono insorti e criticano quella che ritengono, a tutti gli effetti, un’iniziativa che va verso la sorveglianza di massa. Dubbi in termini di privacy ma anche in chiave etica. A questo si aggiungono tutti gli altri dibattuti aspetti sugli algoritmi di intelligenza artificiale che supportano questi sistemi.