Botta e risposta a distanza tra il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e la giornalista autrice del documentario Food For Profit, che svela i rapporti fral’industria della carne e la politica, Giulia Innocenzi. Dopo la messa in onda in Rai, su Report, il ministro ha infatti scritto un post sui propri canali social e ha parlato di “criminalizzazione generalizzata” degli allevatori, sottolineando che “la stragrande maggioranza” di quelli italiani “segue le regole stabilite dalle leggi” e che “certamente tra migliaia di loro ci sono alcuni disonesti che compiono azioni criminali” e che “vanno perseguiti con tutta la rigidità possibile”. Secondo Innocenzi però, che ha risposto al ministro con un video sui propri canali social, i casi raccontati dal docu-film, realizzato insieme a Pablo D’Ambrosi, “non sono casi isolati”.
“Certamente chiunque maltratti un essere vivente uomo, animale o vegetale deve essere punito secondo la legge. Ma in Italia grazie alle nostre Forze dell’ordine i controlli ci sono e soprattutto la stragrande maggioranza dei nostri allevatori segue le regole stabilite dalle leggi – scrive il ministro su Facebook – Certamente tra migliaia di loro ci sono alcuni disonesti che compiono azioni criminali e vanno perseguiti con tutta la rigidità possibile. A causa di questi pochi, peraltro, un intero settore viene stigmatizzato con il rischio di farne precipitare la competitività con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro”. “Detto questo, sottolineando il mio totale rispetto della libera informazione, mi chiedo se sia utile sulla Tv di Stato che le nostre produzioni agricole siano fatte passare continuamente come frutto di “pratiche nocive” – prosegue nel post – Sono eccezioni quelli che agiscono scorrettamente…almeno precisassero questo. Nemmeno i nostri più aggressivi concorrenti internazionali darebbero questa lettura del modello agricolo italiano che è considerato nel mondo tra i più rispettosi riguardo la sostenibilità ambientale e del benessere animale”. “La domanda però più rilevante che voglio porre, per rispetto dei poveri animali che vengono maltrattati nelle immagini mostrate in Tv è questa: le organizzazioni animaliste hanno sporto denuncia per permettere alle Forze dell’Ordine di intervenire consegnando alla Giustizia gli autori dei crimini o hanno preferito permettere che quelle povere creature e probabilmente altre ancora venissero maltrattate brutalmente in attesa che qualche trasmissione programmasse un servizio? Difendono e tutelano gli animali come loro priorità o considerano preminente la pubblicità che deriva dalle trasmissioni Tv? Vi farò conoscere la risposta il prima possibile”, conclude il ministro che poi, in un post scriptum, sottolinea: “Nel frattempo e nel dubbio avendo personalmente avuta conoscenza solo oggi dalla anteprima della trasmissione del rischio che quelle pratiche proseguano, e ritenendo non siano tollerabili, ho già segnalato ai nostri Carabinieri dell’Agroalimentare la necessità di intervenire immediatamente”.
“Davvero il ministro Lollobrigida non sapeva niente di Food for profit fino alla messa in onda di Report? – si chiede la giornalista Innocenzi nel video di risposta – Come spesso accade davanti a inchieste come la nostra gli allevamenti vengono difesi, dicendo che sono casi isolati. Come diciamo sempre quello che mostriamo non sono casi isolati, abbiamo dato camerine nascoste agli investigatori che hanno filmato giorno per giorno quello che succede negli allevamenti, la violenza è insita in questi luoghi anche perché delle pratiche crudeli sono ammesse per legge”. “Noi diciamo al ministro che anziché puntare il dito contro i giornalisti che criminalizzano il settore sarebbe bene adottare uno spirito critico nei confronti di questi allevamenti che lui rappresenta in prima persona – prosegue – Uno sguardo quindi che non consideri soltanto il profitto e la produttività ma anche gli animali e l’ambiente, anche perché in questi luoghi di benessere animale e sostenibilità ambientale non c’è proprio niente”. Innocenzi quindi conclude: “Certo ci sorprende anche che il suo ministero abbia saputo solo con Report del nostro documentario. Comunque bene così, meglio tardi che mai. Che questo porti a qualcosa?”,
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