Musica

Antonello Venditti al Governo: “Vorrei la musica nella nostra Costituzione. Paghiamo tutto il cinema, anche Siffredi. È questa la cultura italiana?”

Il cantautore festeggia i 40 anni dell'album "Cuore" e lancia una proposta

di F. Q.
Antonello Venditti al Governo: “Vorrei la musica nella nostra Costituzione. Paghiamo tutto il cinema, anche Siffredi. È questa la cultura italiana?”

Antonello Venditti festeggia l’album “Cuore” a 40 anni dalla pubblicazione. Tanti i progetti per celebrare uno degli album più importanti della carriera del cantautore: “Notte Prima degli esami 1984-2024 40th Anniversary“, l’evento che lo vedrà impegnato con una speciale anteprima all’Arena di Verona il 19 maggio e poi con tre concerti alle Terme di Caracalla a Roma il 18, 19 e 21 giugno. Proprio in coincidenza con il via agli esami di Stato. Proseguirà poi con un lungo tour estivo e a dicembre arriverà sui palchi dei palasport di Firenze, Bologna, Milano, Torino e Roma. Un progetto dal valore culturale e sociale e che per questo ha ottenuto il Patrocinio del ministero della Cultura, dove è stato presentato. L’album, uscito per la prima volta nel 1984, avrà anche una nuova ristampa “Cuore 40th Anniversary Edition”, in uscita il 14 giugno con tutti i brani rimasterizzati e un inedito, “Dì una parola”, in uscita il 10 maggio.

Venditti ha presentato i nuovi progetti alla sede del Ministero della Cultura. Durante l’incontro con la stampa ha reso noto il suo progetto: inserire la musica popolare contemporanea nella Costituzione. Il cantautore ha spiegato: “La musica popolare contemporanea, la musica pop, non è riconosciuta da nessun governo. Nessuno ha pensato che deve essere sostenuta. Vorrei che la musica entri nella nostra Costituzione, come è lo sport, come lo sono tutte le arti, il cinema, il teatro. Consacro questa mia festa a questo ideale e sogno. Più che per tutte le canzoni che ho scritto, vorrei essere ricordato per quella che diventerà una legge”.

E ancora: “Abbiamo bisogno di questo, di essere riconosciuti, di dare dignità a De André e a Geolier, perché senza questo musica questo paese non sarebbe stato come è, malgrado tutto unito. Assurdo, la musica popolare dà da mangiare a tutti gli altri. Il cinema è la cosa più evidente: onori lì e tutti gli oneri a noi. Paghiamo tutto il cinema, anche Siffredi che fa il suo lavoro per raccontare se stesso. È questa la cultura italiana?”.

Venditti, laureato in giurisprudenza, ha già preparato una proposta di legge con l’avvocato Luca Pardo. Un sogno che porta avanti da solo perché è “impossibile confrontarmi con altri colleghi. Nell’Italia dei talent e delle multinazionali manca un confronto vero e diretto. Bisogna andare a scrostarli dalla comfort zone e da un’assoluta solitudine. Un discorso che riguarda soprattutto i giovani talenti, vittime di un precariato intellettuale che porta all’angoscia e a non avere più la libertà di essere se stessi”. Il problema è l’assenza di “una rete costituzionale, con fondi e sovvenzioni. Oggi le occasioni sono Sanremo e i talent: non possiamo lasciare che la musica sia solo questo”.

Il pensiero poi volge all’attualità: “Non è una bella prospettiva cantare un mondo pieno di guerre. La mia generazione si interessava a quello che succedeva anche agli altri, ma qui mi pare che si parla di guerra o di pace a seconda che tocchi o meno i propri interessi. Noi avevamo un’idea internazionalista, globalista del mondo. Anche perché tutti gli Stati sono terroristi, è un fallimento di tutte le istituzioni internazionali, a partire dall’Onu e non riusciamo a mettere ordine. Sarà dura fare una sintesi ma ci vuole buona volontà, quindi ‘chi fa la pace per primo vince’. Perché segna un principio: comincia a dare la mano invece di dare un cazzotto e vedi che le cose cambiano”.

Infine Venditti si dichiara sempre al fianco delle nuove generazioni: ”Ci sono ragazzi che sono stati costretti a cambiare, nati in un modo e che si trovano in un altro. Perché non c’è una rete costituzionale che difenda questi ragazzi e la loro sanità mentale, che li porti a vedere la musica in un altro modo, ovvero come un’occasione. Oggi l’occasione sono Sanremo e un talent. Può mai essere? Per questo ‘ci vogliono anche i finanziamenti. Oggi i biglietti dei concerti costano 100 euro. Crei una disparità enorme, ci sono le classi, questo è inammissibile. Perché non è affatto vero che, come qualcuno ha detto ‘con la musica non si mangia’. La musica contemporanea popolare da da mangiare a tutti gli altri mondi”.

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