Politica

Controllore o controllato? In Regione Lazio il caso del capo di gabinetto di Rocca che è anche capo dei revisori dei conti di Croce Rossa

Capo dei revisori dei conti della Croce Rossa ma anche capo di gabinetto del presidente della Regione Lazio Francesco Rocca, che della Croce Rossa è stato presidente per quasi dieci anni, cioè fino a quando è diventato governatore. A vantare l’abito double face è Giuseppe Pisano, dottore commercialista, sterminata esperienza in fatto di revisione di bilanci. Dal 2021 è colui che vigila sui conti di una delle più grandi associazioni di volontariato italiane (circa 160mila volontari): il suo incarico è stato rinnovato circa 20 giorni fa. Da un anno, però, Pisano ha aggiunto volentieri nel carnet dei suoi incarichi anche quello di capo di gabinetto di Rocca, che fino all’anno scorso era l’oggetto dei suoi controlli. Quali sono i ruoli di capo di gabinetto? Quasi tutti determinanti, in certi casi più di qualche assessore: accompagnare il presidente del Lazio nelle funzioni di rappresentanza e aiutarlo nell’attività istituzionale e di coordinamento, oltre a curare l’esame degli atti prima della firma del presidente. Compiti che, sottolinea il Pd regionale, impongono un contratto di esclusiva con la Regione. E per questo tutte le opposizioni, insieme, chiedono le dimissioni di Pisano.

Il doppio incarico non imbarazza né lui né Rocca e non solleva in nessuno della maggioranza di centrodestra il dubbio del conflitto d’interessi, che riguarda anche i servizi che Croce Rossa svolge su affidamento della Regione Lazio. Oltre alle questioni formali e normative, resta – come sempre in politica – l’aspetto dell’opportunità. Vale la pena ricordare che a capo della Croce Rossa attualmente si trova Rosario Valastro, eletto nelle elezioni dell’aprile 2023, dopo pochi mesi come facente funzione, fedelissimo di Rocca: in precedenza, dal 2016 è stato vicepresidente con delega all’area programmi, formazione e sviluppo. Pisano è stato riconfermato come presidente del Collegio dei revisori dei conti della Cri il 20 aprile. A nominarlo l’Assemblea nazionale dell’associazione di volontariato, di cui fanno parte Valastro, i due vicepresidenti, i presidenti regionali, quelli dei comitati, l’ispettore nazionale del corpo militare volontario e l’ispettrice nazionale delle infermiere volontarie. Per il suo ruolo, almeno fino a quando il dato è stato reso pubblico, e cioè all’atto della precedente nomina del luglio 2021, Pisano percepiva oltre 32mila euro all’anno più Iva e oneri di legge.

Così, alla fine, questa vicenda compie il miracolo di unire tutte le opposizioni, dalla sinistra a Italia Viva, nella richiesta di dimissioni. “Sia dal punto di vista formale che sostanziale appare del tutto evidente l’incompatibilità” scrivono in una nota i capogruppo delle minoranze in consiglio regionale. “Un incarico che nel merito della vicenda legata all’affidamento diretto di 8 milioni di euro da parte della Regione alla Croce Rossa italiana dimostra la coincidenza delle figure di controllore e controllato e l’evidente conflitto di interessi“. I rappresentanti delle opposizioni sottolineano come “la normativa stabilisce in questi casi sia l’inconferibilità che l’incompatibilità dei ruoli di vertice dell’ente, come quello di capo di gabinetto, con altri incarichi come quello ininterrottamente ricoperto dal 2021 a oggi dal dottor Pisano”. Da qui la richiesta di dimissioni. La nota è firmata da Mario Ciarla (Partito Democratico), Adriano Zuccalà (Movimento 5 Stelle), Marietta Tidei (Italia Viva), Claudio Marotta (Alleanza Verdi Sinistra), Alessandra Zeppieri (Polo progressista), Alessio D’Amato (Azione).