Politica

“Dimissioni? Sarebbe una resa”. La destra continua a fare quadrato su Toti ai domiciliari. Sequestrati 220mila euro a casa di Spinelli

Sarà venerdì 10 maggio che Giovanni Toti comparirà davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. Il governatore della Liguria si trova da 24 ore ai domiciliari con l’accusa di corruzione e le sue funzioni sono state affidante ad interim al leghista Alessandro Piana, vicepresidente della Regione e assessore all’Agricoltura. Il primo, domani, a essere convocato per l’interrogatorio di garanzia è invece Paolo Emilio Signorini, ex presidente dell’Autorità portuale e ad di Iren (sospeso), detenuto nel carcere di Marassi. Sabato 11 maggio, invece, compariranno davanti al giudice due tra i principali indagati dell’inchiesta anticorruzione della procura di Genova: l’imprenditore Aldo Spinelli e Matteo Cozzani, capo di gabinetto e braccio destro di Toti. Proprio a casa di Spinelli, la Guardia di Finanza ha trovato 220 mila euro in contanti e valuta estera. Il denaro fa parte dei 570 mila euro sequestrati dal giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni.

Donzelli: “Diamogli il tempo di chiarire” – E mentre continuano a emergere altre novità relative all’ultima indagine anticorruzione che ha colpito la politica, la coalizione di Toti continua a tenere un atteggiamento di difesa nei confronti del governatore ai domiciliari. Tutto il centrodestra ha escluso per il momento l’ipotesi dimissioni per Toti: da Genova a Roma va registrata l’intenzione di tenere per il momento in vita. la giunta regionale. La speranza della destra è che Toti riesca a ottenere presto la revoca dei domiciliari in modo di tornare al comando. Sulla questione, in ogni caso, va registrato il silenzio assoluto di Giorgia Meloni. Nei ranghi di Fratelli d’Italia interviene Giovanni Donzelli. “Credo che prima di parlare di elezioni ci debbano essere i tempi necessari. Toti dice che non ha nessun coinvolgimento, diamogli il tempo di dimostrarlo. Noi chiediamo massima chiarezza in questo caso come l’abbiamo chiesta in Puglia e Piemonte. Massima attenzione perché quando si parla della cosa pubblica ci deve essere la massima trasparenza”, dice il responsabile organizzazione di FdI. Il principale partito di governo, dunque, non intende chiedere il passo indietro del governatore ai domiciliari. “Abbiamo avuto in passato la nostra sindaca di Terracina stata arrestata e scelse di dimettersi. Poi non è stata nemmeno rinviata a giudizio, su richiesta della Procura”, dice sempre Donzelli. “Non ho mai avuto occasione di pensare che il governatore della Regione Liguria agisse in modo sconsiderato, scorretto o addirittura, come gli viene attribuito, in modo lesivo delle normative”, assicura invece il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. “Abbiamo visto che è un’inchiesta che oramai credo sia di quattro anni fa, è iniziata quattro anni fa. A venti giorni dal voto ha ritenuto ci fossero gli elementi per arrivare a un’azione così forte, e quindi aspettiamo l’esito del giudizio della magistratura, auspicando e sperando, come è normale che sia, che le persone coinvolte sappiano dimostrare la loro innocenza”, ha aggiunto il cognato della premier.

I vicepremier fanno quadrato – Più spinto il commento di Matteo Salvini, che già ieri aveva difeso Toti. “Dimettersi sarebbe una resa, dal mio punto di vista. Perché domani qualunque inchiesta, avviso di garanzia o rinvio a giudizio porterebbe alle dimissioni di un sindaco”, sostiene il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. “Non sono nelle condizioni di suggerire niente a Giovanni, che ritengo un ottimo amministratore – aggiunge il leader della Lega – Ritengo che in Italia e in tutti i Paesi civili chiunque sia colpevole, se condannato nei tre gradi di giudizio, non basta un’inchiesta. Lo invito a dimostrare che ha lavorato correttamente e spero che i giudici gli diano velocemente la possibilità di farlo”. L’altro vicepremier, cioè Antonio Tajani, sembra invece evocare una sorta di giustizia a orologeria. Più o meno come aveva fatto ieri il guardasigilli Carlo Nordio. “Il ministro ha un ruolo e può dire ciò che pensa. Fa bene e condivido le sue parole”, dice il ministro degli Esteri. “Questa – aggiunge – è vicenda giudiziaria che risale a vicende di parecchi anni fa, forse si poteva intervenire due mesi fa, il giorno dopo le elezioni… Però questo non ci turba, non ci preoccupa nulla”. Ma siccome il centrodestra aveva chiesto le dimissioni di Michele Emiliano, neanche indagato nelle varie inchieste della procura di Bari, come mai adesso nessuno auspica il passo indietro per Toti: “Le vicende giudiziarie sono diverse. Emiliano ha detto due volte di essere andato dalla sorella del boss”, si limita a dire Tajani. Che poi nega imbarazzo da parte della sua coalizione e dribbla anche la domanda sul possibile voto anticipato in Regione: “È una cosa che riguarda i cittadini della Liguria. Non strumentalizziamo le vicende giudiziarie, vediamo che cosa accade. Ma non mi pare un motivo per decidere adesso di andare a votare”.

Le indagini – Dalle carte dell’indagine, intanto, emerge come la procura di Genova stia approfondendo la posizione su altri imprenditori, non solo quelli che compaiono tra gli indagati. La gip Faggioni ne fa un cenno esplicito nella parte in cui spiega le esigenze cautelari per il governatore e la ”sorprendente disinvoltura con cui Toti manifesta il proposito di ricorrere a richieste di denaro agli imprenditori, sfruttando la momentanea soddisfazione per gli obiettivi imprenditoriali realizzati anche in seguito al proprio intervento”. Ad esempio, in una conversazione all’indomani della proroga della concessione trentennale del Terminal Rinfuse, Toti esclama “va beh con l’anno nuovo bisogna fare il giro di tutti i grandi del porto…Aponte…Spinelli è abbastanza tranquillo se Signorini gli dà quel…”. E ancora più significativa “è l’emersione, dalle indagini di ulteriori vicende (ancora oggetto di approfondimenti investigativi) che hanno visto il coinvolgimento di ulteriori imprenditori e nelle quali, a fronte di richieste di interessamento per pratiche amministrative di loro interesse, sono seguite elargizioni di finanziamenti in favore del Comitato Toti”. Il riferimento è a un dialogo del 17 maggio del 2021 in cui Luigi Alberto Amico (che non risulta indagato) nel corso di un incontro con Matteo Cozzani, capo di gabinetto del presidente Toti finito anche lui ai domiciliari, gli chiede una “mano” per capire “come meglio supportarvi e poi per capire come è il termometro politico“. Amico dopo avere precisato che la sua intenzione era ”continuare” a finanziare Toti e che, in cambio, “non chiedeva la luna” ma chiedeva solo “un’attenzione legittima”, precisava che “sono 6 anni che aspettiamo il rinnovo della concessione mi farebbe piacere quella..pizzico più di attenzione…noi siamo abbastanza allineati…” si legge nell’ordinanza. Poco tempo dopo l’incontro, il 7 giugno 2021, “veniva riscontrato un finanziamento della cifra di 30.000 euro in favore del Comitato Toti (di cui 10.000 euro transitati la settimana successiva sul conto dedicato del presidente Toti), operazione che veniva segnalata come sospetto dalla Banca d’Italia, analogamente a quanto verificatosi con riferimento ai finanziamenti erogati dal gruppo Colucci (su cui sono in corso ancora accertamenti). Luigi Alberto Amico viene indicato, nel provvedimento della gip, come legale rappresentante della Amico &Co. srl operante nel settore della riparazione e manutenzione di navi commerciali e da diporto con sede legale in Genova, “che già nel corso degli anni 2017 e 2018 aveva effettuato finanziamenti in favore del Comitato Toti per l’importo di 20.000 euro”.