Secondo l’analisi costi benefici della Stretto di Messina Spa, società che dovrebbe realizzare l'opera, il pedaggio avrà un costo minimo di 32-36 euro, ovvero uguale a quello attuale del traghettamento che non sarebbe più sostenibile economicamente. L'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente avverte il ministero: "Analizzare la ricaduta economica/occupazionale della cessazione degli attuali servizi"
Quanto costerà attraversare il ponte sullo Stretto? Secondo l’analisi costi benefici della Stretto di Messina Spa il pedaggio avrà un costo minimo di 32-36 euro, ovvero un costo uguale a quello attuale del traghettamento che prevede tariffe sul tipo di mezzo e sulla durata tra andata e ritorno. La risposta si trova nella relazione di aggiornamento ed è stata redatta dai professori della Bocconi Roberto Zucchetti e Oliviero Baccelli, che l’hanno consegnata nel dicembre del 2023: “Per le classi di pedaggio dei veicoli stradali in transito sul Ponte – si legge nell’analisi -, sulla base delle indicazioni provenienti dalle relazioni sugli scenari di traffico, si ipotizzano valori coincidenti con le classi tariffarie dei traghetti al 2023”.
Col vettore privato, Caronte&Tourist, attraversare lo Stretto in auto costa al momento 36,50 euro per la solo andata, il prezzo sale a 39,70 con andata e ritorno entro le 24h, sale ancora 45,20 con un ritorno previsto entro i 3 giorni e a 72,20 se si rientra entro 60 giorni. Col vettore pubblico, Bluferries, il prezzo è di 33 euro solo andata, resta invariato se si rientra in giornata, sale a 37 entro i 3 giorni, a 65 se si rientra entro i 60 giorni (al momento Bluferries non prevede la rotta più breve tra Villa San Giovanni o Reggio e il porto di Messina, i traghetti sbarcano solo a Tremestieri, nella periferia sud della città, con una durata di 50 minuti, il privato invece sbarca alla Rada San Francesco, direttamente in centro città, con una percorrenza di 20 minuti). Questo è dunque quanto ipotizzano i due professori, sebbene aggiungano che “altri scenari tariffari possono essere ipotizzati”.
Un altro scenario è dunque possibile, al momento però le tariffe prevedono lo stesso costo dei traghetti. Mentre, una volta attivato il ponte “gli aliscafi sulle rotte Messina-Villa San Giovanni e Messina-Reggio Calabria, attualmente sovvenzionati per continuità territoriale, non saranno eserciti – si legge ancora nell’aggiornamento dell’analisi costi-benefici – in quanto, a meno di nuove sovvenzioni pubbliche ad oggi non previste, non potranno coprire i costi di produzione del servizio con i ricavi ottenibili alle tariffe attuali; al contrario, aumentando le tariffe, eventuali operatori a mercato non potranno competere con il servizio ferroviario metropolitano sul Ponte, che offrirà livelli di servizio equivalenti o migliori (tempi di percorrenza, frequenze, capillarità delle stazioni)”.
Questo è quanto prevedono i due professori della Bocconi per il trasporto pubblico, mentre per quello privato “i traghetti per il trasporto di autovetture e autoveicoli a mercato libero non saranno eserciti per domanda insufficiente a coprire i costi di produzione del servizio, tenendo conto che da valutazioni effettuate sulla base dei costi generalizzati di trasporto e delle disponibilità a pagare degli utenti la quota di mercato residua sarà marginale anche nel caso di politiche tariffarie aggressive da parte degli armatori”. I traghetti di Rfi tuttavia non saranno dismessi e resteranno pronti a partire in caso di emergenza. Mentre, secondo i professori della Bocconi il risparmio sarà nel tempo di percorrenza, stimato: “Il Ponte sarà in grado di assicurare tempi di attraversamento pari a circa 15 minuti per i servizi ferroviari diretti tra Villa San Giovanni e Messina Centrale e circa 10 minuti su strada (tra lo svincolo Santa Trada e lo svincolo Giostra). Si consideri che attualmente, non considerando i tempi di attraversamento del Ponte, il percorso da Torre Faro, dove sorgerà il pilone sul lato siciliano, fino al centro città è di venti minuti, senza traffico e andamento a velocità da città.
Nell’analisi, inoltre, si prevede, tutta una serie di opere connesse, come il raddoppio ferroviario della linea Palermo-Catania-Messina o i lavori della piattaforma logistica di Tremestieri con annesso scalo portuale. Su questo, però, si interroga l’Arpa Sicilia, che ha presentato delle osservazioni al ministero dell’Ambiente: “Sarebbe utile, per maggiore completezza, analizzare anche gli scenari in cui le suddette opere o parte di esse non vengano completate nei tempi previsti nonché la ricaduta economica/occupazionale della cessazione degli attuali servizi di traghettamento, unitamente all’impatto ambientale che deriverebbe nel caso si verificassero i suddetti scenari”.
Osservazioni che l’Arpa ha presentato fuori tempo massimo (il tempo dato era troppo breve) e lo sottolineano nel documento: “Per la valutazione ambientale di detti documenti sono stati disponibili solo 22 giorni lavorativi, comprensivi dei giorni necessari a selezionare e scaricare la documentazione di interesse distribuita in 954 pagine web – sottolineano da Arpa Sicilia nel documento presentato al ministero -, alla formazione del gruppi di lavoro interni alle amministrazioni coinvolte nel procedimento di valutazione e suddivisione del relativo carico di lavoro e, infine, alla redazione delle relative osservazioni”. Tempi troppo ristretti per la valutazione ambientale e gli esperti di Arpa Sicilia hanno dovuto “tralasciare l’analisi di molta altra documentazione, compresi i compendi ambientali specialistici, documentazione che poteva potenzialmente essere utile alla migliore definizione delle valutazioni ambientali di competenza”.
Nonostante il poco tempo a disposizione, però, gli esperti di Arpa Sicilia lanciano l’allarme sulla sicurezza della popolazione residente: “Gli studi idrologici connessi alla realizzazione dei Siti di recupero ambientale (Sra) localizzati nei rilievi del Messinese hanno evidenziato che il materiale depositato potrebbe innescare il rischio di colate detritiche per tutti i bacini idrografici interferenti con le opere previste dal progetto definitivo nel versante siciliano dell’Opera, il che pone evidenti problemi in ordine alla sicurezza della popolazione residente a valle di tali aree, soprattutto in riferimento alla tipologia delle ex cave da recuperare site in versanti argillosi”.
Per parte sua, la società Stretto di Messina replica alle osservazioni sulle ricadute occupazionali: “In tutti i paesi dove sono stati realizzati grandi collegamenti alternativi ai servizi di traghettamento, la riprotezione del personale marittimo è stata adeguatamente gestita e risolta con un’opportuna pianificazione degli interventi di riconversione e riallocazione delle risorse nell’arco del periodo di costruzione. Nel caso del ponte sullo Stretto il personale potrà essere assorbito per la manutenzione e il monitoraggio dell’opera. Inoltre, esistono numerose possibilità di reimpiego dei traghetti su rotte alternative come le isole o indotte dai flussi turistici generati dal ponte. Nell’ambito della pianificazione vanno anche sottolineate le nuove iniziative economiche, derivanti dalla realizzazione del ponte, che offriranno opportunità tali da garantire una ulteriore positiva riallocazione del personale dei traghetti”