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Tiziano Ferro chiude il botta e risposta con Mara Maionchi: “Le voglio bene, la perdono, ma bisogna fare un mea culpa. La salute mentale è importante”

Il cantautore in una lunga intervista parla del suo futuro e della salute mentale

Tiziano Ferro ha rilasciato una lunga intervista a Vanity Fair per parlare a tutto tondo del divorzio, dei suoi figli, della salute mentale e, inevitabilmente, l’argomento si è spostato sull’ex discografica e manager Mara Maionchi che, durante la chiacchierata a “Belve”, ha puntato il dito contro l’ex pupillo sul tema della riconoscenza umana. Poi il cantautore ha condiviso un articolo che invece sottolineava come la Maionchi e il marito, Alberto Salerno, agli inizi della carriera di Ferro lo abbiano invitato a dimagrire e a tacere sul suo orientamento sessuale. La Maionchi ha confermato la circostanza sulla dieta ferrea, ma ha smentito di avergli imposto il silenzio sulla sua omosessualità.

A chiudere il cerchio ci pensa l’artista stesso e parte dal tema della salute mentale: “La salute mentale è un argomento complesso che non si può risolvere con una diretta o una storia su Instagram. E un artista come me sbaglia quando pensa di curare o di migliorare la vita di chi soffre di queste patologie. Penso, invece, che bisogna lavorare sulla prossima generazione di genitori, perché saranno loro ad aiutare i loro figli a non scivolare in questi precipizi. Le faccio un esempio: parlando di bulimia, oggi non faccio né voglio fare l’apologia dell’obesità, però fino a ieri si portava un bambino dal dietologo solo perché aveva cinque chili in più del previsto. Quello è un meccanismo crudele che mi ha marchiato a fuoco perché io mi sentirò grasso per sempre e nulla mi farà mai cambiare idea“.

E poi ha aggiunto: “Camminerò per strada sentendomi grasso anche se non lo sono. E mi sentirò perennemente inadeguato. I genitori sono fondamentali in questo. E lo sono anche gli educatori. E i manager. E qui sì, mi riferisco a Mara Maionchi. Le voglio bene e sono sicuro che vent’anni fa questi discorsi non erano così chiari. Però oggi va fatto un cambio di passo radicale, perché la salute mentale è una cosa pratica che va appunto praticata. È un obbligo morale raccontare alle persone, agli artisti, che il corpo non è un vincolo negativo per la loro arte. Io credo che Mara e molte altre persone non abbiano realizzato abbastanza quanto traumatico e doloroso sia quell’atteggiamento che si imprime per sempre nell’inconscio e nell’esistenza di ragazzini ancora fragili. Io oggi perdono la loro buona fede. Ma bisogna fare un mea culpa e non prendere più questo argomento alla leggera”.