Altro che gli “asili nido gratis dal secondo figlio” promessi da Giorgia Meloni lo scorso ottobre salvo ammettere poco dopo che avrebbe solo rafforzato il bonus già esistente. Nel giorno in cui a Roma partono gli Stati generali della natalità, presente (e contestata) la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, decine di migliaia di famiglie con bambini piccoli si stanno chiedendo se abbia fatto marcia indietro pure sul contributo per il primo figlio, che varia da 136 a 272 euro al mese per undici mensilità a seconda dell’Isee. Perché nel 2024 nessuno ha ancora ricevuto l’aiuto per sostenere il costo della retta. Ilfattoquotidiano.it ha ricevuto molte segnalazioni di lettori che lamentano di aver “anticipato” ormai cinque mensilità senza aver incassato nulla dall’Inps. Considerato che le rette dei nidi comunali possono arrivare a 500 euro al mese e quelle delle strutture private ben oltre, molti sono in difficoltà. Un altro scivolone, dunque, dopo il pasticcio del bonus mamme assente nelle buste paga di gennaio. Che fine hanno fatto gli 815 milioni stanziati per il 2024?
A metà aprile una lettrice si è sentita rispondere, allo sportello, che gli informatici stavano “facendo prove a campione” ma non era ancora disponibile ” la piattaforma aggiornata per poter lavorare le domande”. Il 20 dello stesso mese l’istituto di previdenza ha diffuso una nota che sembrava preludere allo sblocco: il titolo era “In pagamento il bonus asilo nido”. Ma il testo si limitava a informare che era stata resa operativa “la nuova funzionalità che permette a tutte le sedi sul territorio di procedere con la gestione delle domande per il Bonus Asilo Nido”. Morale: solo alla fine del mese scorso gli uffici sono stati dotati della funzionalità per gestirle. E i soldi? “Già in queste ore sono state messe in pagamento le prime domande accolte“, garantiva il comunicato. Nulla su quelle ancora in lavorazione.
Dall’Inps, alla cui presidenza dopo quasi un anno di commissariamento si è insediato il 18 aprile l’avvocato Gabriele Fava, spiegano che l’intoppo è stato causato da un cambio del sistema gestionale: un upgrade tecnologico che sulla carta dovrebbe consentire di digitalizzare l’intera procedura di richiesta del bonus, cosa che però non succederà a breve visto che restano gli ostacoli della privacy e dell’incrocio dei dati a disposizione delle istituzioni coinvolte. Ora comunque, fanno sapere fonti interne, i problemi sono risolti e al 9 maggio risultano lavorate e accolte dalle strutture territoriali 90.773 istanze, di cui 60mila pagate, su un totale di 316mila. Altre 20.800 sono in fase di acquisizione e 203.586 sono ancora da istruire. In ogni caso, assicurano, “tutti gli importi prenotati trovano piena copertura finanziaria grazie alle risorse stanziate dal governo nell’ultima legge di Bilancio”.
Sulla pagina facebook Inps per la famiglia non si è però placata la furia dei genitori che attendono i pagamenti e da settimane chiedono lumi sul ritardo. “Per fortuna che la priorità di questo governo era la famiglia! Oltre agli spot elettorali, nulla. È metà maggio e del bonus nido neanche l’ombra”, ha scritto un utente solo ieri. “Una vergogna! 5 mensilità arretrate e nessuno che ci dia una data di pagamento”, protesta una mamma. Un padre lamenta: “Non avevate detto che avreste pagato entro il 30 aprile? Oggi è il 7 maggio e sto per anticipare la quinta rata: quello che doveva essere un aiuto per le famiglie diventerà un aiuto per coprire i prestiti che le famiglie stanno chiedendo”. Il tutto mentre le rate dei contributi “devono ovviamente essere pagate puntuali”, sottolinea una partita Iva che in 13 anni non ha “mai saltato un versamento”. Molti protestano anche per il mancato scorporo dell’assegno unico dall’Isee, che fa lievitare l’indicatore e di conseguenza le rette degli asili e le quote dovute per la mensa.
Tanti evidenziano che la loro domanda risulta da mesi solo “protocollata“, cioè la lavorazione non è conclusa. Qualcuno ha ricevuto solo un pagamento ma di figli ne ha due: “Sono al quarto sollecito e la risposta di stamani è che ho avuto il pagamento di gennaio e febbraio, certo ma solo di uno dei figli, bastava controllare: il sollecito era riferito al bonus nido del fratello!”. A mancare dunque è il contributo per il secondo figlio, da quest’anno maggiorato a 3.600 euro annui per i nuclei con Isee fino a 40mila (contro i 2.500 per il primo figlio). In altri casi la domanda risulta accolta da qualche settimana, ma il pagamento non è arrivato e la sede locale Inps ha fatto sapere che “confida di concludere le procedure entro fine maggio”. Mentre le famiglie continuano a pagare di tasca loro.