Che cosa è successo a Camila Giorgi? Il sipario si è chiuso così, all’improvviso, senza preavviso, lasciando di stucco gli appassionati così come ferme rimanevano le avversarie in campo quando le giornate erano buone. Nessun commento o comunicazione, solo lo sguardo di qualche curioso che casualmente ha notato che il nome di Camila Giorgi, 32 anni, figurava tra le tenniste ritirate sul sito dell’ITIA (International Tennis Integrity Agency). Data di riferimento: martedì 7 maggio 2024. L’ITIA è un ente responsabile dell’integrità del tennis che si occupa di sostanze proibite e scommesse. Un organismo indipendente istituito nel 2021 da ATP, ITF, WTA e i tornei del Grande Slam per promuovere, incoraggiare, migliorare e salvaguardare l’integrità degli eventi professionistici in tutto il mondo. Tra le altre cose, l’ITIA amministra il programma antidoping del tennis (TADP), prevedendo i controlli per gli atleti.
Una notizia dai contorni spiazzanti, introversa e su cui, ora dopo ora, aumenta il mistero. Più che ritirarsi infatti sembra che Camila Giorgi sia proprio sparita. I tentativi della Wta, il circuito femminile, di contattarla si sono scontrati con una serie di cellulari staccati, come ha raccontato il Corriere della Sera. Non solo il suo, ma anche quello di tutti i suoi familiari. Forse farà sapere qualcosa prima del Roland Garros. Alcune indiscrezioni sostengono che si sia trasferita all’estero per i suoi attuali problemi italiani. Ovvero? La richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Vicenza per la questione delle false certificazioni Covid (una vicenda per la quale è coinvolta anche la cantante Madame e altre 19 persone) è arrivata nel marzo scorso. L’obiettivo, secondo le carte, era quello di ottenere il Green Pass da studi medici compiacenti per poter svolgere ogni attività durante la pandemia. Una vicenda torbida, lontana dal tennis giocato, per le quali il pm Gianni Pipeschi chiede il processo con l’accusa, a vario titolo, dei reati di falso ideologico (è il caso di Giorgi), e corruzione e peculato.
L’ultima apparizione in campo della Giorgi è datata 23 marzo, a Miami, contro Iga Swiatek. L’atto conclusivo di una carriera altalenante, piena di illusioni. Una continua roulette russa che ha prodotto un best ranking al n. 26, un Master 1000 (Montreal 2021), i quarti di finale a Wimbledon (2018) e quattro titoli totali. Un percorso che ha avuto un solo punto di riferimento, inscalfibile: il padre-allenatore Sergio. Istrionico, controverso e con idee alternative su preparazione, tattica e tecnica, Giorgi senior è stata la figura che la tennista ha difeso sempre in maniera incondizionata. Un rapporto strettissimo, mai in discussione, immune da qualsiasi tentazione di affidarsi a un allenatore più qualificato. E da ogni polemica. Come quella del 2015, dopo che Sergio in un’intervista dichiarò che i test antidoping “sono ridicoli, inutili” e che l’unica soluzione era quella di “lasciare il doping libero, la gente deve essere libera di drogarsi, se vuole. Io non permetterei mai che Camila lo facesse perché il doping ti distrugge, e nella vita non c’è solo il tennis, è importante stare bene dopo”.
Come molti altri in passato, per la marchigiana il rapporto con il tennis è sempre stato complicato, più un dovere che un piacere. E questo lo si può notare anche guardando il suo mondo social. L’ultimo post su Instagram riguardante il tennis è datato 17 gennaio 2023, durante una conferenza stampa agli Australian Open. Un anno e mezzo fa. A caratterizzare la bacheca c’è la sua grande passione: la moda. Un amore fatto suo grazie alla madre Claudia Fullone, stilista personale della figlia. Camila Giorgi a settembre del 2021 cura ufficialmente il suo brand di moda Giomila che esisteva già da vent’anni. Il nome del marchio è la crasi dell’inizio del suo cognome con la fine del suo nome. La tennista ha cominciato a indossare i completi Giomila fin dall’inizio della sua carriera agonistica e negli ultimi anni i post sul suo account sono diventati la stragrande maggioranza. Per il tennis invece non c’è praticamente spazio, nemmeno per l’addio.