Giustizia & Impunità

Il padre di Gaia von Freymann: “Sono passati 2 anni e mezzo dalla condanna di Pietro Genovese ma il Tribunale non ha deciso sulla pena”

“Sono passati due anni e mezzo dalla sentenza di condanna a 5 anni e 6 mesi e siamo ancora in attesa che il Tribunale di sorveglianza si pronunci per la pena che deve scontare. Non sappiamo ancora nulla”. A dirlo è Edward von Freymann, il papà di Gaia (a sinistra nella foto, ndr), la 16enne travolta e uccisa da un’auto alla fine di dicembre 2019 mentre attraversava corso Francia, a Roma, insieme alla sua amica e coetanea Camilla Romagnoli.

Von Freymann, in precedenza a sua volta vittima di un incidente stradale a seguito del quale ha perso l’uso delle gambe, è intervenuto questa mattina a Napoli all’iniziativa “Sii saggio, guida sicuro” . L’uomo ha creato una fondazione, la Fondazione Gaia Von Freymann, che fornisce supporto legale e psicologico gratuito ai familiari e alle vittime di incidenti stradali e ai diversamente abili, e partecipa a numerosi incontri nelle scuole con i ragazzi. “Spesso gli studenti mi fanno una domanda – racconta – mi chiedono: cosa è successo al ragazzo che era alla guida dell’auto che ha investito mia figlia? Purtroppo, dopo due anni e mezzo, siamo ancora in attesa che il Tribunale di sorveglianza si pronunci”.

Il ragazzo in questione è Pietro Genovese, 25 anni, figlio del regista Paolo Genovese, condannato a 5 anni e 4 mesi con l’accusa di duplice omicidio stradale. “Fino ad oggi non ha avuto alcun percorso riabilitativo – racconta il papà di Gaia – ha fatto solo gli arresti domiciliari per un anno e due mesi. Ora si trova a Londra e per la giustizia è un uomo libero a tutti gli effetti, in attesa che si pronunci il Tribunale di sorveglianza”.

Secondo Edward Von Freymann “bisognerebbe rivedere le pene e soprattutto fare in modo che siano esecutive, perché la condanna c’è ma a tutt’oggi siamo ancora in attesa. Quanto tempo deve ancora passare?”. Il dolore per la perdita della figlia, per Von Freymann, è diventato una motivazione per costruire la fondazione: “Da questa tragedia è nato qualcosa di bello. Ho devoluto l’indennizzo ricevuto per mia figlia alla fondazione per aiutare tutte le famiglie delle vittime della strada che non hanno possibilità economica di affrontare un processo. La fondazione mette a disposizione gratuitamente avvocati e i periti per aiutare i familiari nei processi. Poi incontriamo i ragazzi nelle scuole, parliamo di sicurezza stradale ma anche di inclusione e disabilità”.