Il giorno dopo l’annuncio che spalmare i crediti del Superbonus su 10 anni diventerà obbligatorio iniziano a delinearsi i contorni della decisione del governo e la portata dell’impatto positivo sui conti pubblici, a scapito di chi deve utilizzare lo sgravio fiscale. Dal resoconto di seduta che riporta l’intervento di mercoledì del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti emergono le cifre in ballo: allungare l’orizzonte lungo il quale le imprese potranno impiegare i crediti di imposta consentirà una correzione del deficit/pil pari a ben 2,4 miliardi in due anni. “L’emendamento che il governo intende presentare, che prevede la ripartizione in dieci quote annuali dei crediti fiscali relativi a interventi edilizi – ha detto infatti il ministro -, è finalizzato ad allineare l’andamento a legislazione vigente del deficit indicato nel Def 2024 con quello programmatico della Nadef 2023 (a tal fine sono necessari 700 milioni nel 2025 e 1,7 miliardi nel 2026)”.
Quanto al nodo della retroattività, il sottosegretario dell’Economia Federico Freni, a margine dei lavori della commissione Finanze del Senato sul decreto in cui confluirà l’emendamento governativo, ha spiegato che la rateizzazione decennale sarà “limitata alle spese sostenute nell’esercizio fiscale vigente alla data di entrata in vigore della norma, e quindi a tutte le spese sostenute nell’esercizio del 2024“. Una spiegazione che non convince Confindustria: il vicepresidente Maurizio Marchesini fa notare che se si dispone lo spalma-crediti “per decreto legge a vigenza immediata, allora lo si applichi solo per crediti maturati da spese sostenute successivamente a quella data“. E non da inizio anno: fatto così, l’intervento è appunto retroattivo. “Migliaia di imprese e cittadini devono poter vivere in uno Stato in cui la certezza del diritto consenta ragionate scelte d’investimento pluriennali, non modificabili da interventi retroattivi, che mettono in seria difficoltà le famiglie e tutte le filiere dell’immobiliare”, commenta Marchesini.
Perplessi anche i commercialisti: Leonardo Nesa, vicepresidente della giunta nazionale Ungdcec, nota che “obbligare a simile dilazione nello sfruttamento dei vantaggi fiscali rappresenta un affronto verso soggetti che si aspettavano di rientrare di tali investimenti in un periodo ben più ristretto, incorrendo in primo luogo in un pregiudizio di carattere finanziario per chi si trova oggi con orizzonti di riassorbimento maggiori rispetto a quelli che aveva pianificato”.
Il titolare del Tesoro ha anche anticipato che “un ulteriore emendamento del governo introdurrà il potenziamento dell’attività di vigilanza e controllo dei Comuni in relazione agli interventi relativi al Superbonus, che sarà incentivata riconoscendo una quota pari al 50 per cento delle maggiori somme riscosse a titolo definitivo sia in relazione a tributi statali sia alle sanzioni civili emerse a seguito di accertamento”.
Giorgetti ha poi aperto alla creazione di un fondo ad hoc per aiutare soggetti come quelli del Terzo settore, che non possono utilizzare lo strumento della detrazione, riconoscendo loro un “contributo diretto per sostenere la riqualificazione energetica e strutturale su immobili di loro proprietà”. Per quanto riguarda le aree colpite da eventi sismici, invece, il ministro ha fatto capire che le maglie resteranno strette: “La misura prevista dal decreto-legge è stata oggetto di una precisa quantificazione effettuata dalle autorità competenti e ogni ulteriore estensione dovrà essere adeguatamente valutata sotto il profilo finanziario“.