Altri dieci Paesi vengono promossi per partecipare alla Finale
Viva la Spagna coraggiosa! Con questo slogan si potrebbe sintetizzare la seconda Semifinale di Eurovision Song Contest 2024 che mai come quest’anno è stato trasversale anche con il target d’età. C’è spazio per tutti ed è un piacere vedere sul palco di Malmo un incrocio generazionale interessante.
Ieri sera hanno passato il turno per la Finale di sabato 11 maggio: Lettonia – Dons con Hollow Austria – Kaleen con We will rave, Olanda – Joost Klein con Europap, Norvegia – Gåte con Ulveham, Israele – Eden Golan con Hurricane, Grecia – Marina Satti con Zari, Estonia – 5MIINUST x Puuluup con (nendest) narkootikumidest ei tea me (küll) midagi, Svizzera – Nemo con The Code, Georgia – Nutsa Buzaladze con Firefighter e Armenia – Ladaniva con Jako.
MOMENTI TOP: L’URAGANO ITALIANO E SVIZZERO E SPAGNOLA HOT – Una voce in bilico tra lirica e pop e un performer perfetto che si trasforma poi in rapper consumato. Nemo si lancia in un brano complicatissimo vocalmente, la sua spumeggiante personalità fa il resto. La sua “The Code” è un invito a crescere, imparare dagli errori e soprattutto evolverci rispetto alla massa rompendo le convenzioni. Angelina Mango non ha deluso le aspettative e con cinque ballerine e una messa in scena degna del “Trono di spade” lancia la “La Noia” nell’Olimpo eurovisivo. Poteva finire nel calderone del flop, in realtà l‘Armenia con il duo Ladaniva conquista subito per il suo folk, le treccine lunghe nere, una band tra sax, flauti e trombe. “Jako” è il nomignolo che davano da piccolina alla cantante Jaklin Baghdasaryan. Splende la stella dei Nebulossa, il duo dance electro pop composto dalla cantante conturbante María Bas e dal tastierista Mark Dasousa. Maria conquista tutti e spinge “Zorra”, la parola spagnola che indica la femmina della volpe, ma che è usata con il senso di “zoccola” o “prostituta”. A vederlo così con quel taglio di capelli squadrato e un abito blu con le spalline ad evocare gli Anni 80 non gli avremmo dato nemmeno un euro, eppure Joost Klein dei Paesi Bassi porta a casa una delle esibizioni più squisitamente trash. Il suo “Europapa” è un brano completamente dedicato all’Europa.
MOMENTI FLOP: QUELLI CHE SI SGOLANO INUTILMENTE – Un po’ di falsetto, un filo di reggaeton e tanta Shakira. Marina Satti della Grecia ci prova ma è già qualcosa di sentito nei primi anni 2000. Il brano “Zari” in greco è il dado ed è esattamente quello che siamo noi quando siamo in preda ad una passione incontrollabile. Con Mustii dal Belgio si urla per tre minuti. Forse un urlo liberatorio, ma un po’ too much. “Before the Party’s Over” è un invito a scavare dentro se stessi per trovare la forza di combattere nuovamente. Non si tratta i questo caso di urla, ma di tante ‘svisate’ e vocalizzi. Besa dell’Albania ci prova con “Titan” e la sua ballata che celebra gli innamorati come forti e indistruttibili grazie al loro amore. Il risultato? Ipnotizzati per tutto il tempo dal suo bel lucidalabbra. Kaleen dell’Austria con “We Will Rave” catapulta tutti in un rave immaginario con “We Will Rave”. Fare Rave, in questo caso, sembra l’antidoto a tutte le cose brutte che la vita ci riserva. Quindi ci si scatena per non morire di noia.
ISRAELE LANCIA UN MESSAGGIO DI SPERANZA – Un discorso a parte va fatto per Eden Golan di Israele e la sua “Hurricane”. Nonostante le proteste a Malmo a favore della Palestina il messaggio della canzone è chiaro. La cantante è immersa in una atmosfera quasi paradisiaca. Il brano lancia un messaggio preciso: in mezzo a tanta confusione e momenti tremendi non può non rimanere accesa almeno una luce di speranza. E il pensiero va alla terribile guerra in atto. Una esibizione in punta di piedi consapevole del delicatissimo momento che si sta attraversando sul fronte della guerra. Insomma che sia di buon auspicio per una tregua immediata affinché il popolo palestinese possa tirare un sospiro di sollievo, così come tutta la comunità internazionale.
(Photo Credits Sarah Louise Bennett/EBU)