L’Italia dovrà fare i conti con due denunce, una penale, l’altra civile, con l’accusa di “complicità con Israele in genocidio e crimini contro l’umanità” a Gaza. A presentarle nel corso di una conferenza stampa a Roma una rete di avvocati, sostenuti dal Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (Cred), insieme ad Amnesty International Italia.

“Abbiamo presentato un esposto alla Procura di Roma”, precisa Fabio Marcelli (Cred), con l’obiettivo di spingere Israele a dare esecuzione alle misure cautelari emanate dalla Corte internazionale di giustizia (Icj), che ha ritenuto “plausibile il carattere genocidario delle azioni dell’esercito e ordinato a Tel Aviv di porvi fine con ogni mezzo”, rivendica. Eppure, spiega, nulla è stato fatto dal governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu, che punta invece a proseguire verso un’invasione totale di Gaza, verso Rafah, pur nel pieno di una crisi diplomatica con gli Stati Uniti, dopo che il presidente Joe Biden ha minacciato di sospendere l’invio di nuovi armi verso l’alleato.

“Abbiamo fondato il nostro esposto contro l’Italia su alcune evidenze, tra cui l’invio di armi. Siamo il terzo esportatore dopo Stati Uniti e Germania. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani afferma che tale traffico è cessato dopo il 7 ottobre ma questo è stato smentito dai dati diffusi da alcuni organismi, come l’Istat”. Ma all’Italia viene contestata anche la “sospensione delle donazioni all’agenzia Onu per i profughi palestinesi (Unrwa)“.

Le accuse di collaborazioni con gli attentati del 7 ottobre mosse da Tel Aviv verso membri dell’Agenzia non sono mai state confermate, tanto che altri Paesi come la Germania hanno poi riattivato le donazioni. Ora, anche il capo dello Stato Sergio Mattarella ha invitato a rifinanziare l’Unrwa, tra le possibili aperture dell’esecutivo Meloni ‘su progetti specifici’. “Per ora non c’è nulla di concreto”, taglia corto al momento Marcelli.

Certo, i tempi sono lunghi rispetto alle cause intentate dalla rete di avvocati contro l’Italia, ma, spiegano, sarebbe già “un successo riuscire a capire cosa è partito dall’Italia dal 7 ottobre in poi verso Israele”, precisa l’avvocato Gianluca Vitale. “Si dirà è impossibile, ma intanto proviamo a togliere l’acqua, l’ossigeno a quelle operazioni“, insiste. Spiegando in conferenza anche la causa civile intentata contro l’Italia su iniziativa di un avvocato palestinese. Ovvero, Salahaldin Abdalaty, che ha perso sette familiari a causa dei bombardamenti israeliani. “Israele sta commettendo un danno e il concorso a quel danno deve essere interrotto dal giudice civile”, è l’appello rilanciato.

La prima udienza rispetto alla causa civile sarà il 13 giugno: “I tempi lunghi sono già una scelta, si vuole perdere tempo”, attaccano. Mentre è l’avvocato palestinese Abdalaty a invocare giustizia: “Israele viola sistematicamente il diritto internazionale. Questo è stato possibile grazie alla complicità di governi occidentali, Italia compresa”
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