L’alleanza tra Tokyo e Washington ha subito un bel colpo al cuore, a seguito di uno degli ormai frequenti “equivoci dialettici” del presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Circa un mese fa a Washington, l’incontro tra il primo ministro Kishida Fumio e Joe Biden aveva visto i due leader in piena sintonia (tranne che per la vendita di U.S. Steel alla giapponese Nippon Steel, osteggiata da Biden), ma l’incontinenza verbale del presidente statunitense ha intaccato la recente armonia dichiarata, a causa di un commento davvero poco diplomatico. Durante un discorso per la raccolta fondi, il presidente USA ha affermato: “Perché l’economia della Cina sta andando male? Perché il Giappone ha problemi? Perché li ha la Russia? E l’India? Perché sono paesi xenofobi, e non vogliono immigrati nei loro Paesi”. La risposta, controllata ma decisa del governo giapponese alla Casa Bianca, non si è fatta attendere: “È spiacevole che siano stati fatti dei commenti non fondati su un’ accurata comprensione della politica giapponese”.
E a stretto giro di posta è arrivato il tentato chiarimento del portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, John Kirby: “Il presidente voleva semplicemente far notare che gli Stati Uniti sono una nazione di immigrati. È nel nostro Dna”. Anche la portavoce della White House Press, Karine Jean-Pierre, in risposta alla domanda di un giornalista che definiva la parola “xenofobia” come negativa e dispregiativa, specialmente se usata verso un alleato, ha tentato di placare le acque dicendo: “Il presidente stava solo cercando di spiegare come siano gli immigrati a rendere forte gli Stati Uniti. La relazione tra noi e il Giappone, è importante, profonda e duratura”. Incidente apparentemente chiuso per i due governi, tuttavia i commenti delle persone, analisti e giornalisti sui media non si placano.
Leggendo le reazioni sui quotidiani ad esempio, la maggioranza degli analisti politici comprende bene la frecciata di Biden verso Cina e la Russia, ma si sorprende che abbia coinvolto anche l’India e specialmente il Giappone, che è la sua principale nazione alleata in Estremo Oriente. Diversa è la reazione di molti stranieri che in Giappone vivono stabilmente, i quali – pur sottolineando che Biden dovrebbe guardare più attentamente ai continui episodi di razzismo che avvengono nel suo Paese, e a come sono stati trattati nei secoli gli “immigrati”- sostengono che “la verità fa male” e che la società giapponese non è così “gentile, aperta e disponibile” nei confronti di chi giapponese non è, pur abitando nelle sue isole da decenni, o essendoci addirittura nati. Qualche esempio fra i molti? Sono parecchie le difficoltà che s’incontrano per affittare casa, perché nelle agenzie immobiliari della capitale più della metà degli appartamenti disponibili escludono gli stranieri a priori, e nel caso siano disponibili, alla persona interessata serve un garante nipponico per potere firmare i documenti relativi e avere un posto dove abitare, che non sia una Gaijin House ovvero quei condomini o case da affittare solo agli stranieri.
Altro fatto: l’over turismo è un problema che assilla le più belle località giapponesi, e uno degli ultimi rimedi messi in atto a Fujikawaguchigo, cittadina di montagna da cui si gode una splendida vista del Fuji, è piuttosto drastica. Qui l’amministrazione locale ha deciso di erigere un’alta barriera “copri montagna” di fianco a un konbini (piccolo supermercato aperto 24/24), perché essendo un angolo molto “Instagrammabile” viene preso d’assalto dai turisti, che secondo gli abitanti del luogo, sporcano, lasciano rifiuti, bloccano l’accesso al supermercato e formano lunghe code che arrivano fin sulla strada, alla ricerca della foto perfetta. E così andando. Sta di fatto, che il presidente Joe Biden ha nuovamente fatto una “figuraccia” accostando India e Giappone a Russia e Cina, senza riguardo per ciò che succede quotidianamente nei suoi Stati Uniti.
Sarà l’età? A tal proposito una ricerca condotta da un gruppo di ricercatori per il Ministero della Salute nipponico – Paese dove vive la più alta percentuale di anziani del mondo – nelle prefetture di Fukuoka, Ishikawa, Ehime e Shimane, ha stimato che nel 2040 circa 6 milioni di giapponesi dai 65 anni in su saranno affetti da demenza (una persona su sei), quel lento e progressivo declino della funzione mentale, che comprende memoria, pensiero, giudizio e capacità di apprendimento. Altri 6 milioni soffriranno di MCI (Mild Cognitive Impairment) o disturbo cognitivo lieve (una persona su tre). Il governo è consapevole del problema e per questo renderà esecutiva dal prossimo gennaio, una nuova legge che delinea la necessità di provvedere assistenza specifica, per fare vivere degnamente le persone con tali patologie. Quindi offrire supporto agli anziani che vivono soli, sostenere economicamente i familiari che se ne prendono cura, e ampliare la ricerca medica. Lo scorso anno è stato anche approvato e messo in uso il primo farmaco che rallenterebbe la progressione dell’Alzheimer, Lecanemab, sviluppato congiuntamente dalla giapponese Eisai e dalla statunitense Biogen.