Televisione

Massimiliano Ossini a FqMagazine: “A Unomattina vince l’approccio educato e con la Ferolla solo visioni diverse, mai litigato. Aperto a nuove sfide”

Il conduttore fa un bilancio della sua stagione tv tra pubblico e privato

di Emanuele Corbo
Massimiliano Ossini a FqMagazine: “A Unomattina vince l’approccio educato e con la Ferolla solo visioni diverse, mai litigato. Aperto a nuove sfide”

Ancora poche settimane e Massimiliano Ossini porterà a termine per il secondo anno consecutivo l’impegno con Unomattina. Un’edizione fortunata che ha fatto segnare uno share del 19.10% con picchi del 32%. A FQMagazine il conduttore, al ventiquattresimo anno di carriera vissuta quasi sempre a Viale Mazzini, fa con orgoglio un bilancio di questa esperienza decisamente positiva e si dice pronto a misurarsi anche con trasmissioni di natura diversa. Il traguardo più ambito? Il Festival di Sanremo, com’è giusto che sia per chiunque faccia il suo mestiere. Prima di allora, però, ci sono altre tappe attraverso cui Ossini, – portavoce della “rivoluzione gentile” in tv e convinto sostenitore di quel kalipè che indica un procedere a passo corto e lento – vorrebbe passare.

Unomattina si avvia alla conclusione di stagione. Soddisfatto di quest’annata?
Molto, perché è un lavoro che continua da 24 mesi nella volontà di modificare e dare un’anima diversa al programma. Quest’anno c’è stata la conferma sia di ascolti, che sono aumentati, che di qualità e apprezzamento da parte di chi ci segue. Trattiamo di tutto, anche cronaca nera ma il meno possibile e sempre con un approccio educato e con tatto. La novità è stata l’introduzione, nella giornata del lunedì, del racconto di quello che accade in Italia, ad esempio il mondo della disabilità, mettendo in luce ciò che i protagonisti sono riusciti a fare con le loro abilità.

Quali pensa siano stati gli altri punti di forza dell’edizione corrente?
Porre l’accento su come vengono realizzati determinati prodotti e da dove arrivano le materie prime. È un argomento fondamentale perché come consumatori decidiamo sempre meno, invece dobbiamo poter mantenere l’attenzione anche sulle scelte quotidiane. E poi il fatto che con Daniela Ferolla abbiamo lavorato nella medesima direzione. Non è stato difficile perché ha la mia stessa visione su determinate cose. Abbiamo fatto molto squadra.

Com’è stato farla entrare in un meccanismo che l’anno scorso gestiva da solo?
Bisogna essere intelligenti nel momento in cui si è in due. Se fossi stato da solo avrei fatto un programma leggermente diverso, in due sfrutti e ti adegui. Da piccolo ho fatto judo e la sua filosofia è ‘Se tu spingi io tiro e se tu tiri io ti spingo’: secondo me vale anche quando fai una trasmissione, perché non devi contrastare l’acqua ma andare verso il fiume. Nel mio caso sono stato fortunato dato che abbiamo entrambi gli stessi obbiettivi.

Eppure mesi fa si era parlato di aria tesa nel backstage tra di voi…
Nei primi giorni qualche situazione di nervosismo è passata come grande litigio anche tra di noi, in realtà non abbiamo mai litigato. Sicuramente all’inizio c’erano visioni un po’ diverse, poi nel momento in cui abbiamo deciso di sederci a tavola e iniziare un percorso tutto questo è caduto. Si è montato un caso rispetto a quel che è successo realmente.

Dovevate solo prendere le misure?
Sì, perché alla fine della scorsa stagione sono partito per il Kilimangiaro e non abbiamo avuto la possibilità di vederci in estate per una chiacchierata e per capire il progetto. Ci siamo ritrovati in onda insieme.

Non c’è due senza tre, pensa di tornare al timone del programma anche il prossimo anno?
Sono nelle mani dell’azienda come sempre, se ci dovesse essere la possibilità volentieri perché mi piace, ma sono pronto anche a nuove sfide importanti. Non dico Sanremo, secondo me non è il momento giusto, ci vuole il tempo e l’età, aspetto volentieri, ma posso giocarmela in altre situazioni.

Ha ancora sogni da realizzare in Rai, quindi?
Anche se ho condotto tanti programmi mi piacerebbe tornare a fare i quiz come facevo con “Sei più bravo di un ragazzino di quinta?” su Sky, così come varietà in prima serata e la ciliegina sulla torta tra 5-6 anni – quando ci sarà l’opportunità e sarò adeguatamente maturo – sarebbe il Festival di Sanremo.

È un grande ascoltatore di musica?
Sì, e sono veramente contento di come in questi anni Amadeus e la sua squadra siano riusciti a far sì che la Rai tornasse a essere leader grazie alla musica portando quella dei giovani in un Festival che i ragazzi non vedevano più. Abbiamo dimostrato che la Rai può essere veramente pop. Sarebbe bello continuare questo percorso.

Per quel che riguarda i quiz, con la fuoriuscita di Amadeus il posto vacante c’è…
La rosa di presentatori che c’è in questo momento in Rai non è amplissima, quindi sono abbastanza convinto che c’è e ci sarà spazio, poi non so se oggi o domani, e proprio per questo continuo a farmi trovar pronto. Ad esempio a Unomattinaogni settimana facciamo un quiz che ci siamo scritti noi.

Com’è la sua giornata quando è impegnato con Unomattina?
Generalmente mi sveglio alle 4.45, faccio un’ora di corsa poi vado al lavoro. Dopo la diretta ho la riunione per il giorno seguente, vado in palestra, al pomeriggio quando rimango a Roma può esserci il cinema, il teatro o un museo, poi rileggo gli articoli che mi servono per le puntate. Dipende anche dal periodo: questo è stato intenso perché ho realizzato un libro che è uscito per Rizzoli, Kilimangiaro. Così lontani, così vicini nato da un viaggio che ho fatto con mia figlia. Ho voluto che potesse esser letto pure dal mondo dei ragazzi, quindi ho dovuto incastrare le sue parole con le mie. Il titolo indica anche il modo di pensare di generazioni diverse, che sembrano lontane ma sono vicine. Bisogna trovare l’anello di congiunzione, ma c’è.

In questi giorni un altro conduttore storico del programma, Franco Di Mare, è al centro dell’attenzione per le rivelazioni sulla sua malattia e il presunto mancato appoggio, sul piano umano, della Rai. Che effetto le hanno fatto le sue parole?
L’ho avuto ospite all’inizio di quest’anno perché volevamo commentare la guerra vicina a noi, e uno dei massimi esperti che abbiamo avuto in Rai è proprio lui. Non sapevo della malattia, quando l’ho visto mi è dispiaciuto, lui è così energico e forte. Sono contento perché quando è andato in onda l’ho visto riaccendersi e ci ha illuminato rispetto all’argomento che stavamo trattando. Mi dispiace se ci dovesse essere una rottura simile tra Franco Di Mare e la Rai, lui è un volto dell’azienda. Il problema che vivo anche io è che spesso come conduttori ci siamo e rimaniamo, ma i direttori cambiano, e cambia anche il rapporto con le persone nuove. Spero quindi sia un motivo legato a questo, e non che la Rai si sia dimenticata di lui. Mi sembra difficile, anche perché in azienda si parla di Franco Di Mare sempre con occhi di riguardo.

La sua carriera si è sempre svolta sostanzialmente in Rai. Non ha mai avuto la tentazione di esplorare altre realtà?
Ho fatto il già citato Sei più bravo di un ragazzino di quinta? su Sky, due edizioni che andarono benissimo tant’è che si voleva continuare un percorso da quella parte, però quando ero piccolo avevo un sogno.

Quale?
Quando facevo Disney Channel non ero andato nel mondo dei veejay di Mtv e All Music perché sapevo che il mio amico Giovanni Muciaccia che conduceva Disney Club avrebbe lasciato il programma da lì a due anni e per me entrare in Rai era tutto, quindi mi sono detto: “Aspetterò” e poi ce l’ho fatta. Quando sono in macchina col logo Rai, quando vado all’estero e mi riconoscono perché mi vedono grazie a Rai Italia mi sento veramente orgoglioso. Mai dire mai nella vita: certo se da altre parti offrissero uno ‘zero’ in più sarebbe tutt’altra cosa, però mi sento uomo Rai anche per lo stile e la conduzione che ho.

La definiscono il volto cordiale della tv, ma che cos’è che la fa spazientire?
La superficialità sul posto di lavoro. Ognuno ha dei compiti che se non svolti bene possono inficiare il lavoro di un’intera squadra.

E nel privato?
Non mi arrabbio tanto, però non sopporto la maleducazione e il mancato rispetto per l’ambiente, il non amore per se stessi e per il prossimo, ed è quello su cui rompo le scatole ai miei figli.

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