Ennesimo tonfo per la produzione industriale italiana che in marzo segna un calo del 3,5% rispetto allo stesso mese del 2023, 14esimo mese di fila con il segno meno. La flessione sul mese precedente, comunica l’Istat, è invece dello 0,5%. Nei primi tre mesi dell’anno la discesa è del 3,5%. Tra i principali comparti industriale l’unico con una crescita mese su mese è quello dell’energia. Rispetto all’anno prima sono in positivo la farmaceutica (+ 4,8%), i prodotti petroliferi raffinati (+4,4%) e la chimica (+ 3,2%). Flessioni pesanti, viceversa, per il tessile e abbigliamento (-9,3%), mezzi di trasporto (-8,8%) e meccanica (-5,9%).
Il calo della produzione industriale a marzo rappresenta “una Caporetto. Peggio di così no si può”, afferma il presidente dell’Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona, commentando i dati . Secondo lo studio dell’associazione, se la produzione a marzo è scesa dello 0,5% su febbraio 2024, “nel confronto con gennaio 2023, ossia prima che iniziasse la discesa ininterrotta, è inferiore del 4,1%. Per i beni di consumo il gap sale al 7%, che diventa addirittura -2,1% per i beni di consumo durevoli. Insomma, un burrone. È evidente che se non si rilanciano i consumi delle famiglie la produzione industriale non può che andare male”, commenta Dona.
L’Istat ha diffuso anche i dati sul fatturato dell’industria, relativi però al mese di febbraio quando anche l’andamento della produzione era risultato meno negativo. A febbraio si stima che il fatturato dell’industria (in pratica i ricavi su cui incide anche l’inflazione, ndr), aumenti su base mensile sia in valore (+2%) sia in volume (+1,4%), registrando incrementi dell’1,1% sul mercato interno (+0,6% in volume) e del 4,0% su quello estero (+2,8% in volume). Su base annua, ossia sul febbraio 2023, il fatturato dell’industria registra una flessione dell’1,7% in valore (-2,5% sul mercato interno e -0,1% sul mercato estero) e un incremento dello 0,7% in volume (+0,6% sul mercato interno e +0,9% sul mercato estero). I giorni lavorativi sono stati 21 contro i 20 di febbraio 2023.
Il calo dell’inflazione in atto ormai da qualche mese potrebbe subire delle interruzioni temporanee. Lo rileva ancora l’Istat in un focus contenuto nella nota sull’andamento dell’economia italiana. “Il processo di disinflazione osservato dalla primavera del 2023 è stato guidato principalmente dai beni con prezzi le cui variazioni hanno carattere persistente, quali beni e servizi per la casa e servizi di trasporto privati. La dinamica di riduzione di medio periodo dei prezzi di beni e servizi potrebbe tuttavia subire interruzioni di natura temporanea, a causa dell’apporto dei prezzi dei beni con variazioni a carattere non persistente, tra cui trasporto, istruzione, servizi sanitari e culturali“, si legge.