di Riccardo Bellardini
Presidente Mattarella, faccio veramente fatica a credere che lei abbia manifestato solidarietà alla ministra Roccella dopo i fatti di ieri. Non perché non si possa manifestare solidarietà ad un esponente politico dell’orda fascio-cazzara, per carità. Certo lo si dovrebbe fare, penso io, in casi piuttosto gravi, e quello di cui si parla mi sembra tutto fuorché grave. Questo moto solidaristico me lo potevo aspettare dai fratelli di Giorgia del popolo, e pure dal Pd che si ritiene erede di Berlinguer. Ma da lei no. Perché è il garante della Costituzione, dello stato di diritto, è il garante dell’ordine delle cose. Se pure lei va in confusione siamo perduti.
A me non sembra nell’ordine delle cose far passare una contestazione palesemente civile di un gruppo di studentesse come violenta.
La rozza destra si ritiene garantista. Fa scudo intorno a Toti agli arresti domiciliari dopo il caos e le mazzette in regione Liguria, quando per Emiliano, attorniato dalla bufera pugliese, ma non indagato, ha chiesto da subito le dimissioni. E poi capitano questi episodi suggestivi, tipo la contestazione alla ministra Roccella agli Stati generali della natalità da parte di un gruppo di studentesse femministe. E qui si va oltre la storia, oltre il garantismo, si va proprio alla radice, si inventa di sana pianta una fattispecie, alquanto ambigua, di reato. Senza alcun processo, senza una denuncia, senza alcuna formalizzazione giuridica, il governo fascio-cazzaro etichetta come violente delle contestatrici e le condanna in automatico a furor di popolo e di fiancheggiatori mediatici. Poi ovviamente ci pensano il Tg1 e Cinque minuti di Vespa ad alimentare il piagnisteo, sulle frequenze della sempre imparzialissima mamma Rai.
Addirittura viene evocata la censura, da una ministra che ha il microfono e può tranquillamente sovrastare con la voce amplificata le pericolose sobillatrici o potrebbe farle portar fuori da qualcuno dei suoi seguaci. C’è un’asimmetria tale tra le due entità, che parlare di censura è un insulto all’intelligenza. Tra l’altro, le immagini testimoniano che è la stessa ministra a decidere di rinunciare al suo intervento, ma se avesse voluto continuare, non ci sarebbe stato problema. Le ragazze sarebbero state scortate all’esterno e nessuno avrebbe detto nulla, o no?
Tra la Roccella e le contestatrici, solo le seconde potevano rischiare effettivamente di venir messe a tacere.
Quindi, Presidente Mattarella, io non riesco a capire, francamente, la sua solidarietà. Una domanda mi rimbomba nella testa da ieri sera, dopo questo increscioso episodio, e chiedo a lei per fugare ogni dubbio: contestare è diventato un reato? No, per capire, così ci regoliamo per il futuro.