Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, da martedì agli arresti domiciliari per corruzione, si è avvalso della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia di fronte alla giudice per le indagini preliminari di Genova Paola Faggioni, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti. La scelta, ampiamente anticipata, è stata formalizzata nell’appuntamento a Palazzo di giustizia, durato circa mezz’ora. “Chiederemo la prossima settimana di farci interrogare. Al momento stiamo leggendo tutte le carte”, ha detto il suo avvocato, Stefano Savi. “Dopo”, ha anticipato, “chiederemo la revoca dei domiciliari“. Alla domanda se il suo assistito abbia intenzione di dimettersi, il legale risponde: “Ci starà pensando, ma come potrete immaginare questa è una decisione politica che una persona inserita in un contesto politico non può certo prendere da sola, senza avere un confronto”. Il governatore, ha chiarito, “è molto impegnato nella lettura di questo fascicolo perché è sua intenzione offrire una ricostruzione difensiva ai pubblici ministeri che dia spiegazione dei fatti che gli sono contestati”.

Tribunale off limits per i cronisti – Per partecipare all’interrogatorio, Toti è stato prelevato dalla sua residenza di Ameglia (La Spezia) dai militari della Guardia di finanza: per evitare le telecamere, ha potuto fare ingresso in Tribunale passando dal garage, mentre il terzo piano dell’edificio, dove si è svolto l’interrogatorio, è stato interdetto al pubblico con un cartello che indica lavori in corso. “Come se non bastasse”, i cronisti “sono stati fatti allontanare anche dal nono piano del Tribunale di Genova”, dove si trova la Procura, “senza alcuna spiegazione. Si tratta di un fatto gravissimo”, denunciano il sindacato e l’Ordine locale dei giornalisti. “Nessuno può impedire ai giornalisti di fare il proprio lavoro. Devono essere garantiti sempre, a maggiore ragione su fatti così rilevanti, il diritto di cronaca e la libertà di stampa che non posso andare a intermittenza in base ai soggetti coinvolti“, sottolineano.

L’attacco di Salvini ai pm – Nel frattempo, sul piano politico, il vicepremier leghista Matteo Salvini ha ribadito la strenua difesa del governatore di fronte alle richieste di dimissioni: “Toti fa bene a non dimettersi perché se qualunque indagato dovesse dimettersi domani c’è l’Italia ferma“, ha detto ai cronisti a margine di un evento alla Reggia di Venaria, nel Torinese. “Se condannato in via definitiva per carità di Dio, ma non basta un’indagine per far dimettere qualcuno”, ha argomentato. Aggiungendo un attacco frontale ai pubblici ministeri: “Vorrei sapere, se ci fossero microspie negli uffici di qualche magistrato, per quanto tempo continuerebbe a fare il magistrato”.

L’inquietudine nella Lega – L’uscita riflette il timore che l’inchiesta finisca per coinvolgere in qualche modo anche il partito di via Bellerio e in particolare Edoardo Rixi, vice di Salvini al ministero delle Infrastrutture (al momento del tutto estraneo alle carte). Il Fatto ha raccontato le intercettazioni in cui Spinelli spiegava a Signorini di aver fatto due bonifici da 15mila euro alla Lega per lo sblocco della pratica per il rinnovo della concessione del terminal Rinfuse. E se si parla di Lega, porto e Liguria può venire in mente un solo nome: quello di Rixi. Al Carroccio, inoltre, sono arrivati soldi anche da una delle società di Pietro Colucci, imprenditore dei rifiuti con vari interessi in regione.

Nordio: “Bestemmia che sia lui a dover dimostrare innocenza” – Da Venezia, dov’è in corso il G7 sulla Giustizia, interviene pure il Guardasigilli Carlo Nordio, che nel giorno dell’arresto di Toti aveva criticato gli inquirenti esprimendo “perplessità sui tempi delle misure cautelari”. “Mi sono già espresso sul caso, non tanto come ministro ma come magistrato. Occorre avere sempre cautela e rispetto, attenderemo i risultati di un’eventuale impugnazione. Mi ha colpito che qualcuno si attende che sia l’indagato a dimostrare la sua innocenza, questa è una bestemmia in una civiltà democratica. È l’accusatore che deve dimostrare la colpevolezza dell’indagato”, dice adesso.

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