Colleziona incarichi prestigiosi e cattedre universitarie. Adesso propone la creazione di un “cordone sanitario” contro l'Ovest
Il nemico è a Ovest: usiamo “l’arma di Dio”. Uno degli apostoli nucleari di Putin si chiama Sergey Karaganov. È il politologo che un anno fa ha proposto di lanciare “un attacco nucleare preventivo contro l’Europa”: adesso il Cremlino gli ha chiesto di studiare un modo per “contenere l’Occidente”.
Pare – hanno detto qualche settimana fa fonti anonime a Meduza – che nessuno alla Scuola superiore di Economia di Mosca (Higher School of Economics) abbia ricevuto tanti incarichi di ricerca. Nell’istituto (che era tra i più prestigiosi della Capitale) Karaganov ci lavora da almeno 20 anni, è membro del Consiglio accademico, oltre che direttore scientifico della facoltà di Economia e Politica internazionale. Tra i suoi compiti rientrano lo sviluppo della “teoria e pratica della deterrenza nucleare” e “del nuovo concetto di deterrenza nucleare nel formato Russia-Cina-India-Pakistan”. Il professore emerito è anche a capo del Cfdp, Consiglio per la politica estera e difesa, organizzazione fondata dal tutti considerato gran maestro di spionaggio Vitaly Shlykov (servizi segreti Gru).
Karaganov ha proposto la creazione di un “cordone sanitario” contro l’Ovest (e per i soliti motivi: corruzione e decadenza morale, ritorno al fascismo) e ha spiegato, in saggi o in tv, perché un attacco nucleare all’Europa è il miglior modo per fermare una guerra mondiale che trasformerebbe il pianeta in “macerie radioattive”. Il professore, per evitare la guerra, propone la guerra, ma non solo in Ucraina. “Se l’Occidente continua a mandare gli ucraini al massacro e combattere contro la Russia, è abbastanza ovvio che dobbiamo minacciare di colpire almeno tre Paesi: Polonia, Germania e probabilmente Romania, enormi flussi provengono da lì”. Il fungo atomico, dice, non se lo augura, ma poiché la vecchia paura degli armamenti nucleari non funziona più, bisogna “reinserirla nel sistema internazionale” “intensificando la deterrenza”: questo, ha detto, potrebbe essere il più grande “dovere morale” della Russia, testa d’ariete del resto del mondo contro “l’imperialismo occidentale”, “per fermare la guerra mondiale”.
L’accademico nato 71 anni fa, che sogna l’Eurasia e sussurra all’orecchio degli uomini del Cremlino, una parte di Occidente però la ama: secondo un’inchiesta del 2023 del media Proekt ha una casa a Venezia, secondo il giornale tedesco Bild ne ha una pure a Berlino.