Respinge le accuse ma preannuncia le proprie dimissioni. Matteo Cozzani, il capo di gabinetto di Giovanni Toti arrestato per corruzione nell’inchiesta della procura di Genova, ha reso dichiarazioni spontanee nell’interrogatorio di garanzia davanti alla giudice per le indagini preliminari Paola Faggioni. Dopo il silenzio dell’ex presidente del porto di Genova Paolo Emilio Signorini e dello stesso presidente della Regione Liguria, Cozzani è il primo a parlare nel corso del confronto con il gip. Un faccia a faccia che è invece stato impossibile per Aldo Spinelli, considerato il principale corruttore dei vertici della Regione e del porto, poiché i suoi avvocati non si sono presentati in tribunale non avendo ricevuto la notifica via pec.

Tornando al capo di gabinetto di Toti, Cozzani “ha negato gli addebiti, non è potuto entrare nel merito delle singole contestazioni e ha ribadito che quanto alle esigenze cautelari non sono più attuali, in quanto non ricoprirà più la carica”, ha spiegato il suo avvocato Massimo Ceresa Gastaldo. Parole che lasciano trasparire la volontà di dimettersi dalla propria carica. Cozzani, ha sottolineato il legale, “ha mostrato massima disponibilità a chiarire in un secondo momento con i pubblici ministeri”.

Tra le varie accuse dei magistrati genovesi a Cozzani c’è anche quella di corruzione elettorale. Reato commesso insieme ad Arturo Angelo Testa e Maurizio Testa, esponenti di Forza Italia in Lombardia, considerati molto vicini al coordinatore regionale Alessandro Sorte. I Testa e Cozzani, sono accusati “di aver promesso posti di lavoro ed il cambio di un alloggio di edilizia popolare per convogliare i voti degli elettori appartenenti alla comunità riesina di Genova (almeno 400 preferenze) e comunque siciliani verso la lista Cambiamo con Toti Presidente, nonché verso l’indagato Stefano Anzalone ed alcuni altri candidati della predetta lista, questi ultimi sottoposti ad indagini”.

Oltre a essere il fidato braccio destro di Toti, il 39enne ingegnere è stato anche sindaco di Portovenere, il comune del Levante di cui fa parte l’isola Palmaria, uno degli ultimi paradisi naturalistici della Liguria, patrimonio Unesco dal 1997. Nell’inchiesta coordinata dalla procura di La Spezia, da cui è nata quella dei colleghi genovesi che ha travolto Toti, secondo l’accusa, Cozzani si è speso in ogni modo per far costruire agli imprenditori Raffaele e Mirko Paletti uno stabilimento balneare di lusso, con tanto di ristorante e solarium, nell’area di un’ex cava sulla Palmaria, violando le norme urbanistiche e i doveri di imparzialità e correttezza, “nel costante asservimento agli interessi privati” degli uomini d’affari.

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