“L’Italia tra 200 anni sarà un Paese ricco, prospero, progredito e potente… leggo sui vostri volti che non è uno scenario probabile, pazienza… (ride, ndr). Facciamo finta che sia così. Allora ci saranno storici che diranno che è evidente che è merito del grande afflusso di immigrati iniziato intorno agli anni 2000, e ci saranno altri storici che diranno che invece non è vero”. Sono le parole di Alessandro Barbero, storico e saggista, che al Salone del Libro di Torino venerdì 10 maggio ha discusso di storia immaginaria attraverso le domande dell’editore Giuseppe Laterza. Tra i vari temi affrontati anche l’immigrazione, e la differenza tra dati, percezione nel presente e interpretazione storica passata e futura dello stesso fenomeno. Una differenza tra fatti e analisi che si può individuare anche nei processi storici dell’antichità, come le cosiddette “invasioni barbariche”, e nelle varie letture che in passato sono state offerte dagli studiosi: “Se eri uno storico tedesco dicevi ‘vedi il decrepito popolo latino salvato e vivificato dai giovani popoli germanici’, se eri uno storico francese o italiano dicevi ‘vedi quell’altissima civiltà creata da noi latini che loro, i barbari crucchi, hanno distrutto’”.
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