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Mosca martella Kharkiv: “Kiev collassa”, “Resistiamo”. La Polonia vuole fortificazioni al confine bielorusso. La Bei accelera la difesa Ue: fondi pure per armamenti

L’esercito russo martella la regione di Kharkiv, nuovo fronte di una guerra sempre più complicata per le difese dell’Ucraina. Se da una parte il Cremlino fa la conta dei villaggi conquistati lungo il confine, dall’altra persegue anche in una sorta di campagna psicologica: “La situazione sta cambiando rapidamente e, di fatto, porta a un collasso totale per Kiev” dice il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov. E in mezzo – oltre agli Stati Uniti – resta l’Europa che pare sempre più convinta di dover calzare l’elmetto anziché trovare strade che portino o almeno ambiscano al silenzio delle armi: la Bei, la Banca europea per gli investimenti, cioè l’istituto che deve sostenere economicamente gli obiettivi politici dell’Ue, ha approvato il piano d’azione per spingere i fondi per sicurezza e difesa dell’Ue: si tratta di una “definizione aggiornata di beni e infrastrutture a duplice uso” militare e civile “ammissibili” a linee di credito dedicate allentando le norme vigenti, come spiega la stessa banca. “Gli europei rischiano il tutto per tutto”, con dichiarazioni che “alimentano deliberatamente la tensione”, ha affermato di nuovo Peskov. Il riferimento è evidentemente al dibattito scatenato dalle parole del presidente francese Emmanuel Macron sul possibile schieramento di truppe Nato in Ucraina. “Spero con tutte le mie forze che non si debba andare in guerra”, ha in ogni caso sottolineato il capo dell’Eliseo. Ma “a un certo punto bisognerà che si arrivi a dissuadere la Russia dal continuare ad avanzare”, ha aggiunto. Perché “se vogliamo la pace, bisogna proteggerla” secondo il capo di Stato francese.

Il campo di battaglia
L’offensiva primavera-estate di Mosca, dunque, passa al momento per l’apertura di un secondo fronte. Gli obiettivi al momento non sono chiari: l’ipotesi è che non sia solo un modo per distogliere truppe ucraine dall’altra linea di combattimenti, nel Donetsk, ma anche “semplicemente” per creare un’area cuscinetto che si allarghi all’interno del confine ucraino. Quale che sia la strategia dietro questi attacchi russi, il Cremlino elenca i nomi dei villaggi “catturati”: Borisovka, Ogurtsovo, Pletenevka, Pylnaya e Strelechya nel Kharkiv, Keramik nel Donetsk.

Kiev non ha smentito. Ma le autorità ucraine insistono col dire che i combattimenti (“feroci”) continuano: “Il nemico viene contenuto e non si espande”, ha affermato il governatore della regione di Kharkiv Oleg Sinegubov, parlando di una situazione “sotto controllo” ed escludendo – al momento – evacuazioni dalla città di Kharkiv. Quasi 2mila civili sono invece già fuggiti dagli insediamenti vicini al confine russo perché è lì che si concentra lo scontro, facendo vittime tra i civili: due morti e due feriti per gli attacchi russi su Vovchansk, verso la quale i russi tentano l’avanzata. “Le nostre operazioni difensive continuano vicino ai villaggi di Strilecha, Krasne, Morokhovets, Oliynykove, Lukiantsi, Hatyshche e Pletenivka. Si tratta di villaggi di confine“, ha sottolineato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ribadendo che rinforzi sono stati inviati a nord. “Le nostre truppe stanno contrattaccando da due giorni, difendendo il territorio”. Ma “anche la situazione nella regione di Donetsk rimane particolarmente tesa”, ha ammesso il presidente con un evidente cambio di tono rispetto a qualche mese fa. Resta però il messaggio di Zelensky: servono consegne “tempestive” delle armi promesse dall’Occidente. “È obbligatorio dotare l’Ucraina di sufficiente equipaggiamento militare qui e ora”, ha ribadito il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak facendo eco a Zelensky secondo cui “il pacchetto che aiuta davvero sono le armi portate in Ucraina, non solo l’annuncio del pacchetto”. Nel frattempo, le forze ucraine provano a impegnare gli invasori su altri fronti: a Donetsk, le autorità filorusse hanno denunciato che tre civili sono morti e otto sono rimasti feriti per un raid di Kiev contro un ristorante dove militanti filorussi stavano festeggiando l’anniversario dell’autoproclamata Repubblica popolare del Donetsk. “Tutti i complici e responsabili degli attacchi terroristici sul territorio russo saranno inevitabilmente puniti” minaccia la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, secondo cui nell’attacco è rimasta ferita anche una bambina di 12 anni. Kiev ha poi rivendicato di aver abbattuto un caccia russo Su-25 nell’area di Avdiivka. E oltre il confine, le autorità russe hanno riferito di “due morti negli attacchi con droni ucraini sulle regioni di Belgorod e Kursk“, mentre prosegue l’offensiva ucraina contro il petrolio russo: l’intelligence militare di Kiev ha rivendicato di aver colpito una raffineria Lukoil nella città russa di Volgograd. Nonostante i contrattacchi, il Cremlino sostiene che si avvicini l’epilogo per la resistenza ucraina.

La Polonia annuncia nuove fortificazioni al confine con la Bielorussia
Per non saper né leggere né scrivere il primo ministro polacco Donald Tusk – durante una visita alle forze militari alla frontiera con la Bielorussia – ha annunciato il rafforzamento del confine orientale con la costruzione di nuove fortificazioni moderne di fronte alla pressione migratoria da parte di Minsk, la crescente minaccia dovuta alla guerra russo-ucraina. “Abbiamo parlato della necessità di rafforzare il confine. Abbiamo iniziato un intenso lavoro sulle fortificazioni moderne”, ha detto Tusk. Il precedente governo aveva già costruito una recinzione lungo il confine polacco-bielorusso, lunga oltre 180 chilometri e alta 5,5 metri, per proteggerla dall’immigrazione clandestina. Tuttavia Tusk ha affermato che le nuove fortificazioni saranno “lungo tutto il confine polacco da est”, che potrebbe comprendere anche Ucraina e Russia. “Questo non è solo il confine interno della Polonia, ma anche il confine dell’Unione Europea – sottolinea Tusk, che in passato è stato anche presidente del Consiglio europeo – Pertanto, non ho dubbi che tutta l’Europa dovrà investire nella vostra sicurezza, nella frontiera orientale della Polonia e nella sicurezza della nostra frontiera“.

E gli investimenti eccoli, dunque. I leader Ue lo avevano chiesto ad aprile a gran voce, ora la Banca europea per gli investimenti mantiene fede agli impegni. A tre mesi dalla prima proposta messa sul tavolo dalla nuova presidente Nadia Calviño, il braccio finanziario dell’Unione ha dato il suo placet alla possibilità di investire in armamenti, sospingendo la spesa per rafforzare la sicurezza e la difesa del continente. Una decisione, quella di abbandonare il suo principio di finanziare solo in piccola parte i progetti militari, che dà nuova linfa all’ipotesi sostenuta con forza dal presidente francese Emmanuel Macron – e destinata a finire al centro del dibattito dopo le Europee di giugno – di creare nuovi eurobond per rafforzare la capacità difensiva dell’Europa davanti alla minaccia di Mosca.

Dopo mesi di “intense consultazioni” con azionisti, mercati finanziari e stakeholder, il consiglio d’amministrazione della Bei nei giorni scorsi ha allentato le norme che limitavano in modo rigoroso il finanziamento degli equipaggiamenti militari. Una scelta con la quale l’istituzione con sede a Lussemburgo – che ambisce all’obiettivo di investimenti nel settore pari a 8 miliardi di euro entro il 2027 – “intensifica il sostegno all’industria europea della difesa, rafforzando gli investimenti per garantire la sicurezza dell’Europa e dei suoi cittadini”, ha spiegato Calviño.

Nel dettaglio, la banca ha aggiornato la definizione dei beni dual-use che possono essere utilizzati per scopi civili e militari, ampliando la platea di progetti dedicati a droni, elicotteri, tecnologie innovative, cybersicurezza e infrastrutture critiche ammissibili ai finanziamenti. E facendo di conseguenza decadere l’obbligo per le aziende che sviluppano equipaggiamenti a duplice uso di dimostrare in anticipo che la maggior parte delle entrate (oltre il 50%) sia legata a scopi civili. La riforma interna prevede anche linee di credito dedicate alle Pmi e alle start-up del settore e l’apertura di un Ufficio per la sicurezza e la difesa, già operativo dal 1 maggio.

Allentate le maglie per i prestiti, il mandato della Bei resta tuttavia immutato. Nessuna possibilità – almeno per il momento – di sussidiare i progetti interamente legati alle armi: l’eventuale decisione – che potrebbe avere ricadute sul rating del gruppo – dovrebbe del resto essere presa all’unanimità dai Ventisette. Al pari dell’ipotesi di emettere nuovo debito comune dedicato agli sforzi continentali di sicurezza.

Il tema tornerà a dividere il club degli austeri Paesi del Nord dal club dei Mediterranei nella prossima legislatura, in una delle più classiche contrapposizioni tra falchi e colombe pronta ad andare in scena sia al tavolo dell’Eurogruppo che nei confronti tra i capi di Stato e di governo. E sulla necessità di dotarsi di strumenti a favore della difesa comune è tornato anche – di nuovo – Macron in prima persona, ribadendo la sua richiesta di “un cambio totale” di rotta. E di “un piano da mille miliardi di euro” dedicato anche a clima, digitalizzazione e intelligenza artificiale. A spalleggiarlo apertamente, finora, è stato anche il vicepremier Antonio Tajani. All’indomani del voto, le trattative per scalfire il muro di Berlino non saranno semplici. “Non siamo fan di queste idee”, aveva chiuso seccamente un mese fa il cancelliere tedesco Olaf Scholz.