Esattamente 21 anni dopo l’ultima apparizione il Como completa la scalata e torna in Serie A. Una festa sognata, desiderata, attesa e arrivata al termine di un campionato disputato in crescendo e caratterizzato anche da situazioni impreviste. Una di queste è l’esonero di Samuele Longo – uno che il salto di categoria lo aveva già fatto con il Frosinone nel 2017/18 – con i lariani al sesto posto in classifica. Una decisione che aveva lasciato perplessi, soprattutto per il nome del successore. Quel Cesc Fabregas che nell’estate 2022 aveva portato il Como sulle prime pagine dei giornali sportivi per la decisione di chiudere la sua leggendaria carriera giocando una stagione sulle rive del Lago. Un cambio di guida a cui si è dovuto aggiungere il tecnico gallese Osian Roberts dal 20 dicembre scorso, con Fabregas “retrocesso” a vice per la scadenza della deroga concessagli in quanto sprovvisto del patentino necessario per allenare.
Una piccola rivoluzione tecnica che però non ha alterato le prestazioni del Como, anzi. Da un certo punto di vista è stato il momento della svolta. Da metà novembre in poi i biancoblù hanno perso solo 4 partite. Il cammino in campionato si è fatto sempre più costante e ha nel pareggio interno contro il Parma (1-1) e nei successi contro Venezia (2-1), Pisa (3-1), a Catanzano (1-2) e contro il Cittadella (2-1 all’ultimo minuto) i propri cardini. Una scalata che ha molti protagonisti, veri e propri giocatori da Serie A. Per esempio Patrick Cutrone, a Como dal 2022. L’ex Milan, Fiorentina, Wolverhampton e Valencia ha segnato quest’anno ben 14 reti, risultando spesso decisivo. Poi ci sono il difensore Edoardo Goldaniga, l’ex Torino e Bologna Simone Verdi e l’esperto Daniele Baselli. L’anima della squadra però è racchiusa in due giocatori che non hanno mai calcato i palcoscenici di Serie A: il capitano Alessandro Bellemo e l’attaccante Alessandro Gabrielloni, autore di 9 reti e tra le fila dei lariani fin dalla Serie D. Altro elemento molto interessante è il giovane attaccante Lucas Da Cunha. Ma il giocatore che ha cambiato gli equilibri del campionato e le sorti del Como stesso è arrivato dal mercato di gennaio, Gabriel Strefezza dal Lecce.
Un ritorno in massima serie partito da lontano, a una data precisa: il 4 aprile 2019. È il giorno in cui la Sent Entertainment Ltd. (realtà con sede a Londra e che tratta anche diritti televisivi) acquista i lariani, in quel momento desolatamente relegati in Serie D. Dopo tre fallimenti in quindici anni, la società biancoblù si ritrova nelle mani di quella che è ad oggi la proprietà più ricca di tutto il calcio italiano, guidata dai fratelli indonesiani Robert e Michael Hartono. Il primo ha un patrimonio di 24,2 miliardi di dollari e occupa la posizione numero 61 tra i più facoltosi del mondo. Il secondo invece è poco più dietro, al numero 65. Per avere un termine di paragone con la Serie A, in questo momento il più ricco è il patron della Fiorentina Rocco Commisso con un patrimonio di 8 miliardi. Una potenza di fuoco che ha trascinato i lariani categoria dopo categoria, dalla Serie C conquistata nel 2018/19 alla cadetteria ottenuta nel 2020/21, prima di due campionati di assestamento necessari a preparare l’impresa di questa stagione.
Ma chi sono gli artefici del ritorno del Como tra le grandi del calcio italiano? Robert e Michael Hartono sono nati rispettivamente nel 1941 e nel 1939. Due imprenditori indonesiani con sangue cinese nelle vene e una rete di investimenti immensa sotto il cappello di Djarum, le sigarette da cui tutto è nato. Un business cresciuto poi con la Bank Central Asia, il brand Polytron (di cui è parte anche MolaTv, servizio a pagamento che trasmette, tra gli altri, la Copa Libertadores) e gli investimenti nella catena di e-commerce Blibli, l’Amazon indonesiana. A livello familiare parliamo di 47,7 miliardi di dollari di patrimonio. A Como è Mirwan Suwarso il rappresentante ufficiale del gruppo proprietario.
La disponibilità economica per il Como è quindi tanta, tantissima, però non viene sperperata. Ogni movimento è ragionato, ogni passo ponderato. Gli Hartono non sono arrivati sulla sponde del Lago per avere una semplice visibilità, ma per incidere in maniera radicale e creare una nuova visione: ambiziosa, internazionale, sostenibile. Tracciare una nuova via. Per esempio investono nelle infrastrutture. Lo stadio Sinigaglia passerà da 8mila a oltre 15mila spettatori una volta ultimati i lavori. E poi è stato costruito ex novo il centro sportivo a Mozzate. La squadra viene rinforzata stagione dopo stagione senza spese folli, senza proclami. Tutto deve avere una gradualità e un senso preciso. Per la conoscenza del calcio italiano è presente il d.g. Carlalberto Ludi, uno dei protagonisti in campo della scalata dalla Serie C alla A del Novara tra il 2009 e il 2011. Alla visione internazionale invece ci pensa Cesc Fabregas e non solo. Dal 2021 Dennis Wise (simbolo del Chelsea tra il 1990 e il 2000) è amministratore delegato del Como, mentre una leggenda come Thierry Henry è azionista dall’agosto 2022: “Ho accettato la corte del club perché sono rimasto colpito da tutto: progetto, luogo e le aspirazioni della società. Una di queste è fare in modo che la squadra diventi famosa tanto quanto il lago che lo bagna”.
Nomi importanti, quasi estranei alla realtà provinciale che Como rappresenta nel calcio, ma che si sono lasciati sedurre dal progetto sportivo e dalle bellezze paesaggistiche e artistiche lariane. D’altronde, Como con il suo lago ha sempre avuto un appeal internazionale. Qui hanno la loro villa miliardari di ogni genere, star hollywoodiane e cantanti famosi. Qui molte produzioni cinematografiche internazionali hanno deciso di posizionare le loro cineprese, da Star Wars (Episodio II) a Casino Royale, fino a House of Gucci. Gli Hartono stanno massimizzando, lentamente ma progressivamente, le potenzialità insite in questa parte d’Italia. Dare una visione più grande a una società dalle soddisfazioni storiche scarne e dal passato recente burrascoso. Prima di loro, Como è passato dall’imprenditore locale Pietro Porro, ad Akosua Puni Essien (moglie di Michael, ex centrocampista di Lione, Chelsea e Milan), fino a Enrico Preziosi, la cui presidenza ha regalato la promozione nel 2002. Tutte esperienze terminate davanti al giudice fallimentare.
Il ritorno del Como in Serie A si lega all’epoca d’oro del calcio lariano, da ricercare soprattutto negli Anni ottanta. È in questo periodo che arrivano i risultati più importanti, come il terzo posto nella Mitropa Cup 1980/81 (persa solo per la differenza reti) con Pippo Marchioro in panchina e un giovane difensore centrale figlio di un soldato russo, Pietro Vierchowod. In quegli anni i biancoblù partecipano a diverse stagioni in massima serie, raggiungendo posizioni mai toccate prima in classifica, come il nono posto nel campionato 1985/86 grazie alle giocate di Dan Corneliusson e di Stefano Borgonovo. Stagione che per il Como si caratterizza anche per la semifinale di Coppa Italia, dopo aver eliminato la Juventus negli ottavi e il Verona campione d’Italia nei quarti. Un percorso che poi si interrompe per un fatto extra-calcistico. Nella doppia semifinale contro la Sampdoria, dopo aver ottenuto un 1-1 a Genova, gli azzurri stanno conducendo per 2-1 al Sinigaglia nel corso dei tempi supplementari, quando un oggetto lanciato dagli spalti ferisce l’arbitro Giancarlo Redini. La partita viene sospesa e la vittoria assegnata per 2-0 ai blucerchiati. Un sogno spezzato. Adesso, dopo quasi quarant’anni, ce n’è un altro all’orizzonte.