di Roberto Barbieri*
Manca circa un mese dalle elezioni europee da molti indicate come le più importanti nella storia dell’Unione: disuguaglianze economiche e sociali, lotta al cambiamento climatico, pace e democrazia, mai come in questo periodo chiedono azioni tanto urgenti quanto forti, coordinate e durature. Sono gli stessi temi avvertiti come priorità dai cittadini europei, anche secondo i più recenti sondaggi.
In Italia, però, secondo una recente rilevazione di Demopolis, queste elezioni rischiano il livello più alto di sempre di astensionismo: solo poco più del 50% degli aventi diritto è intenzionato a recarsi alle urne, con 4 milioni di indecisi e ben 20 milioni che pensano di non votare. A questo non giova, come in altre occasioni, una campagna elettorale tutta giocata su prospettive nazionali, in una resa dei conti tra partiti e con pochissime riflessioni sulle visioni del futuro dell’Europa e sulle sfide cui la nuova legislatura dovrà dare con priorità risposta.
Eppure con questo voto potremmo dare un contributo fondamentale. Noi di Oxfam, insieme ad altri attori della società civile, pensiamo che ci sia futuro solo in un’Europa che agisce per la pace, la giustizia sociale e ambientale con la capacità di guardare agli effetti delle proprie politiche dentro e fuori i propri confini. L’idea di un’Unione europea concentrata esclusivamente sui propri interessi economici e sulla propria immediata sicurezza è destinata a fallire: solo nel governo attivo delle interdipendenze tra politiche interne ed esterne, può collocarsi il ruolo per lo sviluppo dell’Europa. Da qui l’essenza di queste elezioni, pena il rischio di accelerare il proprio declino interno ed esterno.
Perciò alla Presidente Meloni – che insieme agli altri leader dei Paesi membri dell’Unione sta in queste settimane definendo le priorità strategiche su cui orientare l’agenda della prossima legislatura – e ai candidati al Parlamento Europeo chiediamo di mettere al centro della propria azione un’idea coraggiosa di Europa, in grado di riconoscere e combattere le disuguaglianze per promuovere società più eque e coese.
Le disparità regionali e le disuguaglianze economiche interpersonali stanno già compromettendo la coesione economica e sociale dell’Unione, affievolendo anche il sostegno popolare per il progetto europeo e facendo riemergere pericolosi nazionalismi. Sono tante le strade che l’Europa, oggi più che mai, è chiamata a percorrere.
Serve un’Europa che favorisca lo sviluppo sostenibile nel mondo: aumentando le risorse per la cooperazione internazionale e facendo sì che tutti i Paesi membri raggiungano l’obiettivo, proclamato ma disatteso da decenni, di destinare lo 0,7% del proprio reddito nazionale lordo all’aiuto pubblico allo sviluppo. Un’Europa capace di costruire ponti in una relazione paritaria con i Paesi del Sud del mondo, valorizzando il ruolo della società civile in loco, in cui al perseguimento dell’agenda per lo sviluppo sostenibile non si antepongano meri interessi economici e geopolitici del donatore.
Serve un’Europa realmente green che, consapevole delle sue responsabilità storiche, acceleri la propria azione di contrasto al cambiamento climatico, impegnandosi al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2040 e attuando una transizione ecologica giusta.
Serve un’Europa che lavori davvero per la Pace e che funga da mediatore per favorire soluzioni politiche in un mondo attraversato da un numero crescente di conflitti, a partire da quelli a noi più vicini in Ucraina e a Gaza, dove rischia di consumarsi un vero e proprio genocidio ai danni del popolo palestinese. Alla logica di rafforzamento delle politiche di difesa e di riarmo è necessario contrapporre la forza diplomatica per ottenere il cessate il fuoco delle parti in conflitto, favorendo il dialogo per affrontare le cause profonde alla base delle crisi in corso, ponendo le condizioni necessarie ad una pace duratura.
Serve infine un’Europa che accolga e non discrimini, in cui i principi e i valori dell’Ue trovino reale attuazione e le politiche migratorie siano incardinate nel rispetto dei diritti umani. Un’Europa e un’Italia che vedano nelle politiche di integrazione dei nuovi cittadini un’opportunità per il proprio sviluppo.
Assicurando canali migratori sicuri e legali, affinché le persone in fuga da guerre, povertà e calamità naturali non debbano rischiare la propria vita per cercare rifugio altrove.
Creando un meccanismo obbligatorio di solidarietà e condivisione delle responsabilità nell’accoglienza dei migranti, invece di investire in politiche di esternalizzazione delle frontiere delegate a Stati terzi (come Tunisia, Egitto o Turchia) per tenere i migranti fuori dai confini europei, negando il diritto alla mobilità umana.
Investendo nel sistema di asilo, senza ricorrere a strutture detentive, ma assicurando centri aperti e in buone condizioni che favoriscano il percorso di autonomia socio-economica dei migranti e la loro conseguente integrazione nella società. Non impiegando strumenti finanziari dedicati alla cooperazione allo sviluppo per controllare e bloccare i flussi migratori, ma assicurando che questi strumenti siano orientati ad incidere sulle cause profonde che portano a talune tipologie di mobilità extra regionale.
Tutte queste sfide cogenti del nostro tempo richiedono vigorosi investimenti pubblici.
Assicurare risorse addizionali per le finanze pubbliche costituisce pertanto un obiettivo ineludibile per i Paesi membri dell’Ue. Una delle strade perseguibili è l’incremento della contribuzione fiscale a carico degli ultra-ricchi e delle (grandi) imprese multinazionali, assieme al potenziamento dell’azione di contrasto ai fenomeni di abuso fiscale.
In quest’ottica Oxfam ha deciso di avvalersi di uno degli strumenti di democrazia partecipativa messi a disposizione dall’Unione e insieme ad altri promotori ha avviato un’iniziativa dei cittadini europei per richiedere all’Ue l’introduzione di un’imposta europea sui grandi patrimoni. L’auspicio è che questa iniziativa – lanciata in Italia con la campagna #LaGrandeRicchezza, assieme al Fatto Quotidiano – possa trovare nella prossima legislatura la volontà politica per essere portata a compimento.
*direttore generale di Oxfam Italia