Sei pagine che spaccano la maggioranza e nelle quali, sostanzialmente, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti tira dritto ignorando le richieste del collega di governo Antonio Tajani. È un muro contro muro, condito di nuove polemiche, quello che sta andando in scena sull’emendamento del governo al decreto Superbonus che obbliga a spalmare in dieci anni la detrazione delle spese legate all’acquisto dei crediti sostenute anche nell’anno 2024 introducendo anche il principio di retroattività. Ed è proprio su quest’ultimo punto che è deflagrato lo scontro aperto tra il ministro leghista e il collega degli Esteri, leader di Forza Italia.
Ancora sabato mattina, dopo l’acceso scontro di venerdì che aveva stizzito Giorgetti, Tajani è tornato a puntualizzare: “Voglio vederci chiaro nel nuovo testo che è stato presentato stanotte dal ministero dell’Economia, però bisogna veramente prestare molta molta molta attenzione. Lunedì mattina, come partito, ascolterò tutti i rappresentanti delle varie categorie per capire cosa c’è da aggiustare in Parlamento rispetto a questa proposta che mi ha dato il ministero”. In particolare, ha sottolineato, “non si possono dare norme retroattive perché è un principio giuridico molto chiaro”.
Parole alle quali Giorgetti ha deciso di rispondere, alimentando la tensione interna al governo sul provvedimento: “Tajani quando leggerà l’emendamento capirà il buonsenso che l’ha ispirato, credo che se ne farà una ragione anche lui, perché altrimenti dovremo andare a ridiscutere tante spese che abbiamo – ha replicato il leghista – Io ad esempio non è che introduco il tema se sia opportuno tenere tutte queste missioni militari che abbiamo nel mondo, che magari potremo ridispiegare nel Mediterraneo”.
In un’escalation che sembra senza fine, il ministro degli Esteri ha controreplica lasciando intendere che il sostegno di Forza Italia in Aula non sarà scontato: “Anche il ministro Giorgetti se ne farà una ragione perché prima di votare un emendamento che non è del governo ma del ministero noi in Parlamento vogliamo valutare se è un emendamento che rispetta le regole fondamentali della nostra civiltà giuridica”. Tajani ha insistito sull’impossibilità di approvare norme con effetto retroattivo: “Su questo anche l’amico Giorgetti se ne farà una ragione perché questa è la nostra civiltà giuridica e la nostra cultura giuridica”, ha rimarcato.
Ma cosa prevede l’emendamento? Il testo è stato depositato nella notte tra venerdì e sabato e stabilisce la ripartizione della detrazione “in dieci quote annuali di pari importo” e norme specifiche per le banche, a partire dal 2025. Dal prossimo anno per gli istituti di credito che hanno in pancia i crediti non è più possibile compensarli con debiti previdenziali. La norma, che vale anche per gli studi finanziari, non tocca invece le persone fisiche. Per quanto riguarda la rateizzazione dei crediti delle banche e delle società appartenenti ai gruppi bancari o assicurativi è prevista, a partire dall’anno 2025, la ripartizione in 6 rate annuali di pari importo.
Le rate dei crediti risultanti dalla nuova ripartizione non possono essere cedute ad altri soggetti, oppure ulteriormente ripartite. Le nuove norme non si applicano ai soggetti che abbiano acquistato le rate dei predetti crediti a un corrispettivo pari o superiore al 75% dell’importo delle corrispondenti detrazioni. In pratica, la norma non penalizza gli istituti finanziari che hanno acquistato i crediti senza un eccessivo sconto. La detraibilità in dieci anni delle spese riguarda un ammontare di detrazioni fruibili pari a quasi 12 miliardi tra il 2024 e il 2025, circa 6,2 miliardi di quest’anno e 5,78 nel prossimo.