Politica

L’attacco finale della Lega alla magistratura: “Ripensare il ruolo del pm, in altri Paesi risponde al ministro della Giustizia”

Una pressione ormai concentrica. Nella coda della settimana in cui la Regione Liguria è stata scossa dall’arresto del presidente Giovanni Toti e mentre a Palermo in cui si riunisce il congresso dell’Anm, il ministro della Difesa Guido Crosetto parla della magistratura come di un “potere che non ha più controllo” e la Lega va all’attacco senza freni dei pubblici ministeri superando di gran lunga quelli che finora sono stati i propositi manifesti della maggioranza di centrodestra. L’addio all’obbligatorietà dell’azione penale? Sì, ma non basta. Ci vuole la separazione carriere, certo, ma non solo.

Adesso per il partito di Matteo Salvini, è necessario anche altro. A metterlo in chiaro è il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. Cosa servirebbe? “Un ruolo diverso del pubblico ministero, che in altri Paesi risponde alle direttive del ministro della Giustizia – ha detto ospite di In mezz’ora su RaiTre – Qua solo accennarlo diventa un attacco alla magistratura: non è così, si vuole solo risolvere il problema”.

Il Carroccio, insomma, pensa in grande e ormai dice a chiare lettere che i magistrati dovrebbero rispondere direttamente al Guardasigilli per “risolvere il problema”, come lo chiama Molinari, e cioè che “il processo nella fase preliminare”, in cui “un cittadino qualunque ha una sproporzione di mezzi rispetto allo Stato, senza una effettiva possibilità di difesa. Il sistema processuale accusatorio è stato introdotto nel 1988 con la riforma del Codice di procedura penale, che non ha visto poi una riforma sostanziale del ruolo del procuratore della Repubblica rispetto a prima, quando c’era il processo inquisitorio”, ha detto Molinari.

“Questo è il tema tecnico e politico che ha sempre posto il ministro Nordio: è un problema di garanzia, libertà e diritti dei cittadini. Lo Stato ha un potere assoluto nella fase iniziale rispetto al cittadino”, ha continuato il leghista. Come affrontarlo? “Con la separazione delle carriere, rivedendo l’obbligatorietà dell’azione penale, pensando a un ruolo diverso del pubblico ministero, che in altri Paesi risponde alle direttive del ministro della Giustizia. Qua solo accennarlo diventa un attacco alla magistratura: non è così, si vuole solo risolvere i problema”.