Perché i sondaggisti ci dicono che l’8 e il 9 di giugno buona parte degli italiani non andrà a votare per le elezioni del nuovo Parlamento dell’Unione Europea? La prima risposta che a molti viene in mente è che i partiti italiani non hanno offerto nessun programma relativo agli affari dell’Unione Europea e che quindi gli elettori non sono interessati a votare su programmi che non ci sono. Gli elettori sono piuttosto chiamati a votare Giorgia Meloni detta Giorgia, l’Evita Peron italiana, o Elly Schlein o l’improbabile Vannacci.
Ma la risposta vera sul perché del prevedibile massiccio astensionismo degli italiani è soprattutto un’altra: il fatto è che tutti sanno che il voto degli italiani non conta nulla in Europa. La verità è che l’Italia, e non solo gli elettori italiani ma soprattutto il governo italiano e il popolo italiano, non hanno nessun peso nella Ue.
Nell’Unione Europea decidono solo i governi di Berlino e Parigi (o, se vogliamo, sempre di più dopo l’invasione russa dell’Ucraina, quello di Washington). Se volessimo quantificare si potrebbe affermare con buona approssimazione che Berlino conta per il 60% delle decisioni della Ue, Parigi per il 30%, e tutti gli altri 25 paesi soci dell’Unione Europea contano solo per il 10%. Dieci per cento diviso 25 paesi significa che ogni Paese nella Ue conta all’incirca per lo zero virgola quattro per cento. Poco più di nulla.
E’ noto per esempio che le decisioni prese sull’orribile nuovo Fiscal Compact – a causa del quale sarà la Commissione Ue e non il Parlamento a decidere in ultima istanza sul bilancio pubblico italiano – sono state prese dal ministro tedesco delle Finanze Christian Lindner e dal suo omologo francese Bruno Le Maire, e poi comunicate via videoconferenza a tutti gli altri ministri europei, Giancarlo Giorgetti compreso.
Ma c’è di più: gli italiani, seppure confusamente, sentono che la Ue è molto lontana e è composta da istituzioni non democratiche su cui non hanno alcuna influenza. Le decisioni vere, come quelle sul Fiscal Compact, sulle materie fiscali e economiche, sulla politica estera, di sicurezza e militare, sono prese dal Consiglio Europeo composto dai capi di Stato e di governo, e poi vengono comunicate alla Commissione Ue – che ha un ruolo sostanzialmente esecutivo – e infine inviate al Parlamento Europeo – l’unico organo della Ue eletto, però su base nazionale e non europea – per approvazione finale.
La Banca Centrale Europea è “indipendente” dai governi e dalla politica, e quindi per definizione è assolutamente impermeabile alla democrazia. Sono i banchieri che decidono sulla moneta europea. La democrazia non esiste a livello Ue. Non esiste separazione liberale dei poteri: legislativo, esecutivo, giudiziario. Nulla sanno e nulla possono concretamente i cittadini italiani delle decisioni di Bruxelles anche se l’80% delle leggi approvate dal Parlamento italiano sono di fonte comunitaria: infatti il diritto europeo prevale automaticamente su quello nazionale che, in caso di contrasto con le norme Ue, deve essere sempre subito disapplicato dai giudici italiani.
Infine le regole e i principi di Maastricht costituiscono “il pilota automatico della Ue”. Non si può uscire dalla gabbia di Maastricht. Se Maastricht stabilisce la completa liberalizzazione del mercato del lavoro e del mercato dei capitali, se stabilisce che gli Stati non possono intervenire nell’economia e che la spesa pubblica e il welfare devono essere compressi a favore dei profitti finanziari, allora le elezioni contano veramente poco.
E’ straordinario come la stragrande maggioranza dei politici e degli intellettuali in Italia e in Europa non denuncino il fatto che nel vecchio continente le decisioni vengono prese da istituzioni che non rispecchiano neppure i sacri e antichi principi della democrazia liberale. La società non conta nulla. Siamo tornati al dispotismo dell’Ottocento e nessuno o quasi lo denuncia. Comanda solo la grande finanza. E quelli che protestano per la mancanza di democrazia sono incriminati per il delitto di “anti-europeismo”!
Ecco perché la gente non va a votare!!!