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Il proprietario di Pornhub: “Guardare porno non causa violenza, l’Italia ascolti gli operatori del settore. Ecco come evitare minori sui nostri siti”

"Non vogliamo minori sui nostri siti, ma nemmeno un meccanismo di verifica inefficiente che mette a rischio i dati degli utenti e può distruggere il nostro settore": l'avvocato ha parlato dell’impatto della pornografia mainstream sugli adolescenti in un'intervista a Fanpage

di Simona Griggio
Il proprietario di Pornhub: “Guardare porno non causa violenza, l’Italia ascolti gli operatori del settore. Ecco come evitare minori sui nostri siti”

“Non vogliamo minori sui nostri siti, ma nemmeno un meccanismo di verifica inefficiente che mette a rischio i dati degli utenti e può distruggere il nostro settore”. Mette le cose in chiaro Solomon Friedman, membro del team proprietario del sito di contenuti pornografici Pornhub.

L’impatto della pornografia mainstream sugli adolescenti è da tempo al centro del dibattito pubblico in tutta Europa. Il tema dell’accesso alle piattaforme porno, dotate di filtri facilmente aggirabili da parte dei minori, è stato argomento di consultazione, lo scorso marzo, dell’AgCom, l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni. Come inserire blocchi davvero efficienti sui siti pornografici? Come impedire ai minorenni di accedere a contenuti ‘adult only’?

In una lunga intervista a Fanpage, tra i fondatori di Ethical Capital Partners, società candese che comprende anche Pornhub, dichiara la sua disponibilità a rendersi utile alle istituzioni italiane per vagliare un sistema di controllo dell’età che tuteli al contempo sicurezza e privacy. Ma, avvisa, la questione è complessa: il rischio è il conflitto fra due principi, la sicurezza degli utenti contro la loro privacy.

Qual è dunque la formula proposta da Friedman? La direzione che si sta percorrendo in Italia in relazione al piano AgCom per bloccare l’accesso alla pornografia per i minori non è, secondo lui, la strada giusta.

Friedman rivela i limiti dell’“age gating”, il sistema di monitoraggio legato a un limite di età per l’accesso ai siti per adulti, che richiede a un individuo di fornire le proprie informazioni e identificazione per ciascun sito.

Qual è quindi la miglior soluzione? “Una tecnologia che esiste già oggi, vantaggiosa sotto vari punti di vista, che lega la verifica dell’età alla base dal dispositivo, non sul singolo sito”, rivela Friedman. Che specifica: “Tra gli esempi più familiari ai quali pensiamo c’è l’Id Apple che ti segue da un dispositivo all’altro. Una soluzione del genere, basata su dispositivo, proteggerebbe privacy e sicurezza dell’utente”.

Insomma, significherebbe legare il controllo dell’età al dispositivo che si utilizza. Una cosa da poco: “Solo un passaggio da implementare nel profilo utente, il caricamento di un documento di identità e un processo di verifica per dimostrare che la persona che fotografa sull’Id è la persona che lo sta effettivamente caricando”.

Molti paesi, Italia compresa, si stanno muovendo in una direzione diversa, quella delle credenziali da immettere sito per sito. Sottolinea Friedman: “Tendenzialmente si mette l’utente nella situazione di dover inserire delle credenziali ogni volta che desidera accedere a un sito. C’è quindi un grosso problema in termini di vulnerabilità dei dati. Noi personalmente, come azienda, non crediamo che le persone dovrebbero prendere l’abitudine di consegnare la propria identità o informazioni personali ogni volta che desiderano accedere”.

Come se ne esce? Friedman, fra gli esempi da non seguire, cita quello della Louisiana: “Collega il proprio sistema di verifica dell’età a un Id digitale governativo (Le Wallet, ndr), quindi non richiede un fornitore di terze parti e alcuna identificazione fisica. Abbiamo deciso di implementarlo perché è poco invasivo per la privacy e per raccogliere dati sugli effetti di questo sistema”. Risultati? “Ebbene, nel giro di 24 ore abbiamo registrato un calo del traffico dell’80 per cento. Difficile pensare che queste persone abbiano semplicemente deciso di rinunciare alla pornografia e di abbandonare una vita di contenuti per adulti”.

Le sue considerazioni finali sono queste: “Un sistema come quello della Louisiana, molto simile a tanti che si vorrebbero immaginare in altri Stati, ha chiarito che le persone non si adegueranno e andranno su siti non conformi. Questo da una parte non tutelerà i giovani, dall’altra metterà in ulteriore pericolo gli adulti, perché li spingerà negli angoli meno regolamentati e più oscuri di internet”.

Ribadisce la sua convinzione: “Il più grande archivio di contenuti per adulti su Internet è Google Immagini, che contiene più porno di tutti i siti messi insieme, perché sono un indice di ricerca e un catalogo di contenuti. Ecco perché una soluzione basata su dispositivo proteggerà i minori dai contenuti per adulti ovunque si trovino”.

Tralasciando la questione della regolamentazione degli accessi, rispetto all’associazione cavalcata da diversi politici fra casi di violenza sessuale e cultura pornografica cosa ne pensa Friedman?

“Riteniamo imperativo che i governi, le parti interessate e i media ascoltino le voci di coloro che operano nel settore – risponde – quando c’è una discussione che ha un impatto sulle centinaia di migliaia di artisti che fanno affidamento sulle nostre piattaforme per guadagnarsi da vivere vogliamo essere al tavolo per difenderli e presentare i fatti”.

L’avvocato imprenditore del porno aggiunge: “Aylo (la società leader mondiale della pornografia online che oltre a Pornhub annovera anche YouPorn, ndr) ha tolleranza zero nei confronti del materiale illegale o dei cattivi attori che tentano di caricarlo su Internet. La nostra politica è quella di rimuovere immediatamente qualsiasi contenuto ritenuto in violazione dei nostri termini di servizio e di esaminare qualsiasi materiale segnalato dagli utenti”.

E sulla questione dell’accesso illimitato alla pornografia? Anche la star Rocco Siffredi ha dichiarato che sta diventando un problema sociale. “Guardare la pornografia non causa violenza e non rinforza gli stereotipi sulle donne. Non c’è nessun rapporto diretto con la pornografia. Non so cosa pensi Rocco Siffredi, lo invito a studiare un po’ di ricerche scientifiche”, risponde Friedman.

Ma Pornhub non veicola un modello maschilista? “Pornhub ha recentemente siglato un accordo con diverse società di produzione ‘porno-alternative’, tra cui la galassia legata al porno femminista della regista Erika Lust”.

Tornando alla soluzione proposta per l’Italia, Friedman conclude: “Abbiamo i dati per dimostrare che la proposta italiana dell’age gating non funzionerà”. E ribadisce: “Una tecnologia esiste già ed è efficace: lega la verifica dell’età al dispositivo, non al singolo sito”.

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