Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano ed Alburni è il secondo parco protetto più grande d’Italia, istituito nel 1991 per la necessità di tutelare quel territorio dalle speculazioni edilizie e da un già allora distruttivo turismo di massa. Con i suoi oltre 180mila ettari comprende, oltre alla vetta più alta della Campania rappresentata dal monte Cervati (1899 m), due aree marine protette, il sito archeologico di Paestum e la trecentesca Certosa di Padula. Dal 1998 è patrimonio dell’umanità dell’Unesco, sempre in ambito Unesco dal 1997 è Riserva della biosfera (MAB) e nel 2010 è il primo parco nazionale italiano a diventare geoparco.
Verso la cima del monte Cervati si inerpica una pista di esbosco in terra battuta realizzata negli anni 70 (quindi prima dell’istituzione del Parco), utile a consentire per limitati periodi il prelievo e il trasporto di legname; il percorso viene utilizzato anche dai visitatori del Santuario della Madonna della Neve che si trova a quota 1820 m, in alternativa all’originale, più breve ma faticoso, sentiero dei pellegrini.
Nel 2010 il Parco ha autorizzato i lavori di “manutenzione e messa in sicurezza” di quella che non si sa ancora se considerare o meno una strada, visto che in quanto tale pare non sia presente né nel Piano Urbanistico del Comune di Sanza né nella cartografia ufficiale del Parco. A detta delle associazioni ambientaliste locali il progetto presentato nel 2008 è stato in seguito riproposto modificato nel 2018 e quindi le autorizzazioni andavano rimesse in esame, mentre Soprintendenza, Ente Parco, Autorità di Bacino e Comunità Montana hanno rilasciato pareri autorizzativi tra il 2009 e il 2011.
La Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA), obbligatoria per le aree ZPS/ZSC, è stata effettuata sulla base di normative risalenti al 2010 quando poi le stesse normative sono state successivamente modificate fino al 2020; l’area del monte Cervati era inquadrata come SIC fino al 2019, quando trasformandosi in ZSC si è dotata di un piano di gestione che nella VIncA non viene riportato, piano che già segnala un eccesso di strade asfaltate.
Per questi e altri motivi le associazioni hanno presentato esposti in Procura e presso la Corte dei Conti, contestando l’asfaltatura di circa 15 km di quella che considerano una nuova strada, in contrasto con il regime di tutela dell’area e sottolineando la mancanza di valutazione degli effetti dell’incremento del traffico veicolare; contemporaneamente hanno inviato una lettera aperta sia al Presidente del Parco che al Vescovo, segnalando le criticità e chiedendo una presa di posizione su questa questione.
Al Parco, ricordando come le recenti nomine al Consiglio Direttivo dell’Ente – anche quelle di competenza del Ministero – siano tutte espressione delle amministrazioni locali (lo stesso direttore del Parco è un sindaco), paventando quindi il rischio di una preminenza delle esigenze dei Comuni rispetto alle tutele ambientali, si chiede l’annullamento in autotutela dei nulla osta rilasciati per l’asfaltatura della strada; al Vescovo si chiede di seguire le indicazioni che Papa Francesco ha espresso con forza nell’enciclica Laudato Si’ esplicitando con chiarezza la posizione della Chiesa locale che non dovrebbe sacrificare la salvaguardia del creato sull’altare del turismo religioso, quando invece è stata avallata la richiesta dell’Arciconfraternita della Madonna della Neve per costituirsi parte civile in opposizione al ricorso al Tar proposto dalle associazioni.
Per l’amministrazione locale di Sanza “la messa in sicurezza della strada che conduce alla vetta della Campania porterà benefici importanti al sistema economico del comprensorio in termini di servizi turistici”. Un occhio di riguardo ai fedeli, per permettere anche a disabili e anziani di raggiungere il Santuario, ma non solo, se è vero che il Santuario è aperto solo da giugno a metà ottobre e che nel 2022 è stata deliberata la “realizzazione di aree di sosta e pic-nic sul monte Cervati-rifugio Vallevona”. Il rischio è che si riproponga quanto già avviene nel poco distante monte Gerbison, dove la strada in estate porta centinaia di autovetture e bus di turisti fino in vetta a discapito dell’ecosistema.
Il Comune avverte che l’accesso alla vetta sarà gestito con un controllo elettronico ad accesso contingentato e autorizzato, ma intanto si appresta a depositare contro le associazioni una richiesta di risarcimento di 10 milioni di euro per il danno d’immagine, definendo la protesta “pura cialtroneria”.