La giunta regionale del Veneto non avrebbe potuto modificare nel 2022 il piano dei rifiuti adottato nel 2015, introducendo la possibilità di attivare discariche di amianto anche in aree vulnerabili, come quelle di alta pianura, in quanto “area di ricarica degli acquiferi”.

A sostenerlo non sono soltanto le associazioni ambientaliste o dei cittadini che nelle province di Verona e di Mantova si stanno opponendo alla trasformazione di ex cave in discariche di rifiuti pericolosi, ma sono anche sette consiglieri regionali. La questione dell’amianto mette così in imbarazzo la giunta Zaia e interroga la politica, visto che i consiglieri fanno parte di tutti i gruppi, anche di quelli di maggioranza.

Eppure hanno presentato una mozione per chiedere un’inversione di rotta e impegnare la giunta regionale “a valutare l’annullamento della deroga” e a “valutare la sospensione di tutti i procedimenti Paur (Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale, ndr) per impianti di smaltimento rifiuti contenenti amianto nei territori di alta pianura-ricarica degli acquiferi”.

La mozione, sollecitata anche dal comitato dei cittadini, non è ancora stata esaminata dal consiglio regionale, ma è già in calendario. A firmarla sono stati i leghisti Filippo Rigo, Marco Andreoli e Alessandra Sponda, Stefano Valdegamberi (Lega-Misto), Daniele Polato (FdI), Anna Maria Bigon (Pd) e Cristina Guarda (Europa Verde). Quindi anche all’interno della maggioranza si sviluppa una contrapposizione su un tema lacerante come la salute pubblica. La mozione sostiene, infatti, che la modifica del 2022 non poteva essere apportata dalla sola giunta regionale, ma serviva un voto del consiglio regionale, visto che “incide in modo sostanziale e rilevante sui criteri informatori e sugli elementi essenziali del Piano Rifiuti” che era stato approvato dal consiglio regionale a Venezia.

LA PROTESTA DEI VERONESI – La questione interessa due discariche in provincia di Verona, mentre una terza è in territorio lombardo. A Ca’ Balestra di Valeggio sul Mincio la società Progeco Ambiente ha chiesto di utilizzare una cava di ghiaia da 940mila metri cubi di materiale (equivalente a 120 campi da calcio). Un altro progetto riguarda località Caluri di Villafranca di Verona, ed è stato presentato nel novembre 2023 dalla ditta Tecno Inerti. Una terza ipotesi è invece nel comune di Marmirolo (Mantova). Infine, a Quaderni di Villafranca c’è una quarta richiesta di riempimento di una cava per smaltire scarti della lavorazione del marmo. Le proteste dei cittadini hanno quindi come obiettivo le scelte politiche prese a Venezia, per impedire l’apertura dei siti. E adesso hanno trovato una sponda nei sette consiglieri.

250 OSSERVAZIONI CRITICHE – Per quanto riguarda Ca’ Balestra, circa 250 osservazioni critiche sono state depositate finora sul sito della Regione. Contestano la legittimità della deroga e pongono dubbi sulla sicurezza per la salute dei cittadini e per l’ambiente. L’amianto è molto pericoloso se inalato, perché può generare tumori come il mesotelioma, e le strade che sarebbero interessate ai passaggi dei camion con le scorie di amianto transitano in mezzo ai paesi e alle aziende agricole. “Il fondo di cava, dove comincerebbe il deposito dell’amianto, ha una distanza di appena 3-4 metri dalla falda che scorre nel sottosuolo. Se pensiamo che il terreno è formato da ghiaia, le preoccupazioni di contaminazione della falda crescono, nonostante ci venga detto che l’amianto causa conseguenze se assunto per le vie respiratorie”. Il commento è di Gianni Bertaiola, presidente del “Comitato difesa territorio Quaderni Valeggio” che si è costituito con l’obiettivo di contrastare l’apertura delle discariche.

LA COMMISSIONE VIA – Il 10 maggio si è svolto un sopralluogo tecnico nella cava di Ca’ Balestra dismessa che verrebbe ampliata per gestire 90.000 tonnellate di rifiuti di amianto all’anno, quasi il doppio del fabbisogno dell’intera Regione Veneto che è pari a 55.000 tonnellate. Ad assistere anche un folto numero di cittadini con striscioni di protesta. “In un documento di 70 pagine il Comitato – spiega Bertaiola – ha sottolineato l’illegittimità della deroga, i rischi di infiltrazione nelle falde e il pericolo costituito dal transito di decine e decine di camion con l’amianto (anche non correttamente imballato, come consentito dallo stesso progetto) in una strada larga appena 3 metri. È costeggiata da canali di irrigazione aperti. Se un camion sbanda e l’amianto finisce a cavallo della canaletta, l’acqua a scorrimento potrebbe provocare una dispersione delle fibre di amianto non solo sui campi adiacenti, con penetrazione diretta nella falda. Un vero disastro ambientale!”.

Le osservazioni sono state presentate dai due comuni direttamente coinvolti (Valeggio e Villafranca), dalle Province di Verona e Mantova, da Regione Lombardia, Comitato di Marmirolo, WWF Verona, Associazione Medici per l’Ambiente, associazioni produttive e agricoltori, Consorzio di Bonifica Veronese, Coldiretti Verona, gruppi politici, associazioni e scuole. A Valeggio sul Mincio, con partenza alle 8 dalla Baita degli Alpini nel Parco di Ichenhausen domenica 19 maggio si terrà una camminata ludico motoria antidiscarica, a offerta libera, per raccogliere fondi a sostegno della mobilitazione che sarà anche legale.

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