Il testo è semplice, chiaro, diretto: “Non possono essere candidati e non possono ricoprire la carica di membro del Parlamento europeo coloro che ricoprono la carica di deputato, di senatore e di componente del governo alla data della pubblicazione del decreto di convocazione dei comizi elettorali“. È quanto previsto nella proposta di legge presentata dal leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che punta a introdurre alcune modifiche all’articolo 5-bis della legge numero 18 del 24 gennaio 1979 in materia di elezione degli europarlamentari spettanti all’Italia. Nella fattispecie si tratta di una proposta di soli due articoli che hanno un unico obiettivo: evitare quelle che il leader 5 stelle definisce “candidature truffa“. Nella relazione che introduce la proposta di legge, inoltre, l’ex premier ha parlato di “malcostume politico” portato avanti “da alcuni deputati, senatori e membri del governo che si candidano alle competizioni elettorali europee, pur sapendo, già in anticipo, che non onoreranno il mandato elettorale”. Per Conte si tratta di una “scelta pubblicitaria”, di una “finzione puramente promozionale” a cui porre argine. Per la cronaca, tra i leader di partito che hanno scelto di candidarsi alle prossime elezioni europee ci sono anche Giorgia Meloni ed Elly Schlein, leader di Fdi e Pd.

“Non si trattano così i cittadini. Non si ingannano gli elettori – ha scritto Giuseppe Conte sui social – La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e altri leader politici, per prendere qualche voto in più, vi chiedono di scrivere il loro nome sulla scheda elettorale a giugno, sapendo benissimo che la loro è una finta candidatura, che non lasceranno mai i loro posti al Governo e in Parlamento per andare a Bruxelles a rappresentarvi. Le chiamano candidature civetta, fatte per racimolare più voti – ha spiegato l’ex presidente del Consiglio – Chiamiamole con il giusto nome: candidature-truffa”. Il leader del M5s ha fatto notare come questa non sia una pratica seguita dal suo partito: “Noi non lo facciamo, a costo di sacrificare qualche voto. Non è serio e rispettoso delle persone. Non basta lamentarsi di questo malcostume, dobbiamo reagire”. Ed ecco la proposta di legge presentata da Giuseppe Conte.

Che poi ha aggiunto: “All’odioso fenomeno delle candidature fittizie – ha scritto – si accompagna poi spesso quello delle pluricandidature in più collegi da parte dei leader di partito, anch’esse fittizie, considerata l’indisponibilità di questi ultimi, in caso di elezione, a rinunciare agli incarichi di governo e nel parlamento italiano per esercitare il proprio mandato al Parlamento europeo”. Una condotta che, ha denunciato Conte nella relazione illustrativa, “ha contribuito ad accrescere negli anni un clima di generale sfiducia da parte dell’elettorato“. Inoltre, ha rincarato, “l’espressione di una preferenza a favore di chi, se eletto, non andrà a ricoprire l’incarico di europarlamentare, rappresenta un vulnus ed un elemento di rottura del sistema democratico“. Da qui la formulazione di una nuova ipotesi di incandidabilità, posta “a tutela dei diritti riferibili all’art. 48 della Costituzione”, ossia “al diritto di voto e agli articoli 3 e 51 della Costituzione, che attengono alla parità del voto e alla parità di opportunità richieste per accedere alle cariche pubbliche”. Per il leader pentastellato, la proposta è compatibile “con la legislazione europea, che definisce norme comuni per tutti gli Stati membri” e “alla luce del principio di uniformità della disciplina tra gli Stati membri, ben potrebbe aspirare a diventare norma europea”.

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