L'imprenditore, ai domiciliari da martedì scorso insieme al governatore, si è sottoposto alle domande nell'interrogatorio di garanzia: "Penso di meritarmi la libertà", ha detto ai cronisti all'uscita. Sceglie di rispondere anche il figlio Roberto, mentre il manager di Esselunga Moncada rende dichiarazioni spontanee
Giornata di interrogatori di garanzia al Palazzo di giustizia di Genova, nell’ambito dell’inchiesta che ha terremotato il mondo politico e industriale ligure portando agli arresti domiciliari il presidente della Regione Giovanni Toti. Intorno all’ora di pranzo in Tribunale si è presentato l’imprenditore Aldo Spinelli, anche lui ai domiciliari: secondo l’accusa, ha corrotto il governatore con un totale di 74.100 euro di finanziamenti elettorali in cambio di provvedimenti favorevoli. Dopo che sabato il suo interrogatorio era saltato per un difetto di notifica, Spinelli ha risposto per circa un’ora alle domande della gip Paola Faggioni e del sostituto procuratore Luca Monteverde: “Ho detto tutto, tutto…“, ha affermato ai cronisti all’uscita. A chi gli ha chiesto se immagina di tornare libero a breve, ha risposto “Io penso di meritarmela, la libertà”, senza però entrare nel merito della richiesta di revoca della misura cautelare, “perché è l’avvocato che fa ‘ste cose qua“. Il legale, Andrea Vernazza, ha confermato che il suo cliente “ha risposto a tutte le domande” del gip “e si è sfogato“. Ma ha precisato di non voler dire altro perché “le indagini sono ancora in corso“. In mattinata, prima di Aldo, a rispondere alla gip è stato suo figlio Roberto, accusato a sua volta di corruzione e sottoposto alla misura cautelare dell’interdizione dall’attività professionale: anche in questo caso l’avvocato Vernazza non ha voluto entrare nel merito, definendo comunque l’interrogatorio “positivo”.
Prima dei due Spinelli di fronte alla gip è compaso il consigliere d’amministrazione di Esselunga Francesco Moncada, marito dell’ereditiera del gruppo Marina Caprotti, accusato di corruzione per aver pagato alcuni passaggi pubblicitari a sostegno della lista “Toti per Bucci” alle Comunali 2022 e interdetto dalla carica su richiesta della Procura. Secondo l’accusa, in cambio del finanziamento illecito Moncada ha ottenuto la velocizzazione di alcune pratiche per l’apertura di punti vendita Esselunga in Liguria. Il manager non ha risposto alle domande ma ha reso dichiarazioni spontanee: come si legge in una nota dei suoi legali – coordinati dall’ex ministra della Giustizia Paola Severino – “ha in particolare sottolineato che in occasione dell’incontro svoltosi il 17 marzo 2022 presso la sede della Regione (quando si sarebbe perfezionato l’accordo corruttivo, ndr) ha sempre inteso agire nel pieno rispetto della legalità e in assoluta trasparenza. Come risulta dal testo delle intercettazioni, ha sempre espresso la volontà di agire alla luce del giorno e ha negato pertanto di aver aderito ad alcun patto illecito”. In realtà proprio dalle intercettazioni ambientali risulta che, nell’ambito di quell’incontro, gli interlocutori decisero di disfarsi dei cellulari per paura che vi possa essere installato un trojan, il virus che li trasforma in registratori. “Una voce indistinguibile chiede di spegnere qualcosa (“allora spegniamo questo qui che… “) e Moncada subito dopo, afferma: “Questo qui io lo metto proprio via”, si legge nell’ordinanza. È evidente”, scrive la gip, “come si faccia riferimento all’opportunità di spegnere o mettere da parte gli smartphone per il timore che la conversazione possa essere oggetto di intercettazione”.
Lunedì inoltre Pietro Colucci, imprenditore napoletano dei rifiuti e maxi-finanziatore di Toti, indagato per corruzione insieme al governatore in un fascicolo parallelo (nell’ambito del quale non sono state richieste misure cautelari) si è dimesso dalla carica di amministratore delegato della società Innovatec: una scelta, spiega, non dovuta “all’andamento dell’inchiesta genovese, per la quale non ho ricevuto ad oggi alcun avviso né addebito, ma allampio rilievo che è stato riservato alla mia posizione nella stampa nazionale”. Intanto dalle carte depositate dalla Procura emerge che, nel corso delle indagini per corruzione elettorale sui voti della comunità riesina alle Regionali 2020, gli investigatori hanno scoperto una maxi frode da un milione e 200 mila euro sulle forniture sanitarie durante il Covid, in particolare le mascherine: la vicenda è al centro di un’ulteriore inchiesta. “Sono state svolte indagini nei confronti di un’associazione per delinquere, composta da vari associati e sodali, che, sfruttando l’emergenza sanitaria conseguente alla diffusione del Covid-19, ha realizzato plurime condotte di illecita commercializzazione di prodotti sanitari, in sfregio anche ad elementari norme di tutela della salute e nell’esclusiva prospettiva di massimizzare i propri illeciti guadagni”. Punto di riferimento per diventare fornitori delle scuole e dunque della Regione doveva essere il consigliere regionale totiano Domenico Cianci, considerato dagli inquirenti il procacciatore di voti siciliani e calabresi.
Sul fronte sanitario, in Procura è aperto un ulteriore fascicolo che riguarda i numerosi versamenti – tutti regolari e tracciati – effettuati negli ultimi anni al comitato Toti e alla fondazione Change, riferibile al governatore, da parte di imprenditori della sanità privata attivi in Liguria: Iclas, Casa della Salute, Villa Montallegro, On Health Care Group. Gli inquirenti vogliono verificare se, in cambio dei bonifici più consistenti, dall’amministrazione regionale siano arrivati provvedimenti favorevoli alle società Al momento non è stata formalizzata un’ipotesi di reato e nessun dirigente risulta indagato. Di certo Toti ha sempre avuto un orientamento amichevole nei confronti delle cliniche: tra gli obiettivi del suo governo ha citato in modo esplicito la privatizzazione di almeno il 20% dell’offerta sanitaria regionale. In questo senso negli ultimi anni è stato avviato, e in parte portato a termine, un importante piano di messa sul mercato di ospedali pubblici (Albenga, Bordighera, Cairo Montenotte, Rapallo). E durante il Covid la Liguria è stata pioniera nell’affidamento delle vaccinazioni a privati, aprendo addirittura un maxi-hub a gestione mista alla Fiera di Genova in cui operavano medici assoldati da Confindustria, Confartigianato, Confcommercio e Legacoop: tra loro anche quelli di Villa Montallegro, che aveva finanziato a Toti la campagna elettorale delle Regionali.