Con questo post torno a occuparmi della (mancata) costruzione dell’ospedale di Novara. Tanti affezionati lettori mi hanno chiesto cosa mi avessero mai fatto i novaresi e perché proprio quell’ospedale sia al centro delle mie cure. Dato che torno ad occuparmene, una spiegazione va pur data.
Il (nuovo) ospedale di Novara, quello di cui si tratta da vent’anni a questa parte, quello la cui mancanza spinge i cittadini verso la sanità privata e/o quella milanese, è rapidamente diventato per me un “luogo dell’anima”. Il paradigma di un paese fatto di politica tossica, di apparati tecnico-burocratici che lavorano per se stessi, di un’opinione pubblica sommatoria di interessi particolari che non diventano mai interesse collettivo. Un paese che va all’indietro, spolpato fino all’osso dalle sue mafiette, dalle rendite di posizione, dalle collusioni, dagli ordini professionali all’ingrasso, dalle commistioni del pubblico col privato che diventano mostri giuridici e disastri economici a carico della collettività. Nelle vicende di Novara c’è tutto questo e molto altro ancora. Non scoraggiatevi dunque, godetevi questa nuova puntata e immaginate che Novara sia Italia… perché lo è.
Un mese fa ho raccontato del Direttore Generale dell’AOU che il 27 febbraio ha affidato senza gara una consulenza del valore di 159mila euro (Delibera 155), per approvarne le risultanze due giorni dopo. Veloce. La consulenza serviva ad aggiornare gli atti necessari per l’espletamento della gara che individuerà il partner privato dell’ASO. All’ospedale di Novara, come nella gran parte del Piemonte, il comune cittadino attende mesi per una Tac. Le risultanze di questo lavoro di adeguamento di progetti e conti per riaprire una gara ormai eterna il Direttore Generale dell’AOU le ha adottate il 29 febbraio scorso (Deliberazione 164). Nel testo scrive che ha deciso di “lasciare inalterato il progetto ospedaliero”, per “ridurre o modificare gli spazi, non correlati al funzionamento della struttura”. Dato che queste pregnanti considerazioni si basano sullo studio – quello da 159mila euro in tre giorni –, ci si aspetterebbe che sia allegato alla deliberazione, così che chi l’ha pagato (noi contribuenti) potesse prenderne visione. Invece no, la Deliberazione dice che i documenti sono agli atti. Li ho chiesti, ma il Direttore Generale ha negato l’accesso, commettendo un abuso.
A stretto giro di posta la Giunta regionale del Piemonte (Delibera 22 del 4 marzo 24) riceve le decisioni del Direttore Generale di Novara, le fa sue e le propone al Consiglio Regionale del Piemonte, competente in materia, che ne prende atto. Questo l’iter a oggi. La Deliberazione della Giunta Regionale ridefinisce il costo di costruzione dell’opera a 530.022.807,48 euro, 110.888.807,48 in più rispetto al settembre ’23, quasi il 20% di aumento. La Giunta Regionale decide così di aumentare l’investimento dei privati, che arriva perciò a 330.528.807,48 euro. Ciò significa canoni più alti che per vent’anni o più graveranno sui costi della sanità piemontese, come chi accende un mutuo esagerato e poi arranca per pagarne le rate. Ma c’è di peggio.
Nella Delibera Regionale troviamo spiegazione al soprannaturale: non sono solo le case della Santanché a dilatarsi e restringersi a seconda delle condizioni del momento e dei bisogni dei padroni; anche l’ospedale (nuovo) di Novara rientra fra questi. Infatti, nella Delibera il numero dei mq del futuro ospedale cambiano ad ogni pagina. La Regione mette a gara un’opera senza neanche decidere la sua estensione. In un appalto la superficie da costruire è un valore importante; materie prime, manodopera, costi dell’energia e degli ammortamenti dei macchinari impiegati ecc. che, alla fine, determineranno il costo dell’opera.
La Delibera della Giunta regionale riporta in allegato la “Scheda tecnica della Città della Salute e della Scienza di Novara”, nella quale si legge (riga n. 5) che saranno 160mila i mq edificati. Proseguendo, a metà della prima pagina troviamo l’elencazione delle 6 tipologie di spazi. La somma di queste superfici dà come risultato 192.600 mq, una cifra ben maggiore dei 160mila indicati ad inizio scheda. Per trovare la misura esatta, sono andato a leggere le “Linee guida per la progettazione” predisposte dall’AOU in occasione della gara del 2021. A pag. 159 si legge che “il progettista potrà […] ottimizzare le superfici degli stessi avendo come riferimento una superficie finale (ospedaliera e universitaria) costruita < 140mila mq anche modificando la distribuzione funzionale”. Insomma, 160mila, 192mila o meno di 140mila? Quale sarà la superficie del nuovo ospedale?
La differenza tra le due dimensioni, riportate a distanza di poche righe una dall’altra nello stesso documento, vale 52.600 mq, cioè circa 200 mln di euro, non bruscolini. Per questo c’è da preoccuparsi per il comportamento del Direttore Generale che viola il diritto di accesso e i suoi obblighi di pubblicità degli atti, trasparenza e diffusione di informazioni (Dlg 14 marzo 2013, n. 33), negandomi gli elaborati utili a capire queste bizzarrie.
Il Consiglio regionale ha votato questo provvedimento e senza che emergessero osservazioni da parte dei consiglieri, di maggioranza e di opposizione, sugli svarioni di cui sopra. Nessun consigliere, indipendentemente da come poi ha votato, ha segnalato le incongruenze relative ai dati. Nessun consigliere ha posto il tema della necessità di consultare i cittadini, negando ai novaresi il diritto di decidere come dovrà essere l’ospedale che un giorno dovranno utilizzare. Hanno ritenuto più importante affidare agli operatori economici che parteciperanno alla gara le decisioni su come operare. Per questo la maggioranza ha lavorato attivamente e le minoranze li hanno lasciati fare senza dire nulla, come fosse la cosa più normale del mondo.