“Mosca è pronta”. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, parlando al Consiglio della Federazione (il Senato russo) a cui si presenta per ottenere la fiducia per la riconferma nella sua carica, si è rivolto ai Paesi occidentali quasi sfidandoli: “Se vogliono essere sul campo di battaglia, saranno sul campo di battaglia”. Una dichiarazione che si inserisce nel clima crescente di tensione delle ultime settimane. “Con la conferenza di pace che si terrà in Svizzera in giugno i Paesi occidentali vogliono trattare” la Russia come “un cattivo scolaro. Ma non potete parlare a nessuno così, specialmente a noi”, ha proseguito Lavrov. I Paesi che si riuniranno in Svizzera, dove Mosca non è stata invitata, intendono comportarsi come “un consiglio di insegnanti” e “decidono tutto tra loro, poi lo chiamano e gli annunciano il verdetto”.

Intanto sul campo di battaglia continuano gli attacchi russi che si inseriscono in giorni di conquiste tattiche. Nella notte è stata colpita Selydove, nella regione orientale ucraina di Donetsk, con missili S-300: “Il bombardamento ha danneggiato edifici residenziali a più piani e un istituto scolastico”, riferisce l’amministrazione militare della città, spiegando che non ci sono state vittime. Una persona è morta e altre due sono invece rimaste ferite negli attacchi russi sulla regione di Sumy. La città più colpita è stata quella di Bilopillia.

Sono più di 30 le località sotto il fuoco russo e quasi 6.000 residenti sono stati evacuati, secondo il governatore regionale Oleg Synegoubov sui social network. Le forze russe hanno attraversato il confine da venerdì per condurre un’offensiva in direzione di Lyptsi e Vovchansk, due città situate rispettivamente a circa 20 e 50 chilometri a nord-est di Kharkiv, la seconda città del Paese. La seconda, ha detto il capo della polizia della regione Volodymyr Tymoshko, si sta “trasformando” in Bakhmut o Maryinka a causa dei continui attacchi aerei dei russi: “Stanno sganciando bombe da 250 o anche 500 kg, che possono demolire un edificio a più piani”.

Una situazione assai complicata, insomma. Forse anche per questo, Kiev ha deciso la sostituzione del comandante ucraino responsabile della linea del fronte nordorientale di Kharkiv, come riporta il Guardian citando le autorità militari ucraine: il generale di brigata Mykhailo Drapaty ha preso il posto di Yuriy Galushkin. Il portavoce militare Nazar Voloshyn ha dichiarato a Rbc-Ucraina che la decisione di nominare Drapaty è stata presa l’11 maggio, ma non ha riferito le motivazioni di questa scelta.

In questo scenario, complessivamente favorevole a Mosca, anche Vladimir Putin ha deciso la sostituzione di un pezzo grosso, con un cambio ai vertici del ministero della Difesa. Al posto di Serghei Shoigu arriva l’economista Andrei Belousov. Nel governo precedente, Belousov ha ricoperto l’incarico di primo vice primo ministro. Il capo del Cremlino ha invece chiesto di riconfermare Sergei Lavrov come ministro degli Esteri. Le nomine saranno sottoposte al Consiglio della Federazione in una riunione del 14 maggio. Confermati nei loro incarichi anche il ministro dell’Interno, Vladimir Kolokoltsev, e i capi degli apparati di sicurezza: quello del servizio d’intelligence interna (Fsb) Alexander Bortnikov, quello dei servizi per l’estero Serghei Naryshkin, il comandante della Guardia nazionale Viktor Zolotov e il direttore del Servizio di sicurezza federale, Dmitry Kochnev. Shoigu passa a dirigere il Consiglio di Sicurezza nazionale prendendo il posto di Nikolai Patrushev.

L’Ucraina, come già avvenuto domenica a Belgorod dove ha provocato 19 morti, continua a colpire in territorio russo. Kiev ha dichiarato di aver centrato un terminale petrolifero e una sottostazione elettrica rispettivamente nelle regioni di Belgorod e Lipetsk, nella Russia occidentale non lontano dal confine ucraino: “Le esplosioni hanno avuto luogo presso il terminale petrolifero Oskolneftesnab, vicino alla città di Stari Oskol, e presso la sottostazione Ieletskaya, con una capacità di 500 kW”, ha dichiarato una fonte della difesa ucraina, aggiungendo che si è trattato di un’operazione dei servizi speciali (SBU) con l’utilizzo di droni d’attacco.

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