Le definisce “incomprensioni” e sostiene di voler dare una “interpretazione autentica” delle espressioni usate nel suo libro Il Mondo al Contrario. Così il generale Roberto Vannacci, ora candidato alle Europee con la Lega, prende carta e penna e scrive alla pallavolista Paola Egonu, che lo aveva querelato per i giudizi espressi nei suoi confronti. Testuale: “Anche se è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. Pochi giorni dopo, tornando sulle polemiche innescate dalle sue parole, non era arretrato: “Quando vedo una persona che ha la pelle scura non la identifico immediatamente come appartenente all’etnia italiana non perché sono razzista ma perché da 8mila anni l’italiano stereotipato è bianco”.

Ora, alla vigilia dell’udienza – fissata per il 14 luglio – in cui verrà deciso se dovrà affrontare un processo per diffamazione o meno, Vannacci tenta di raddrizzare la sua posizione ma la lettera di scuse è un po’ contraddittoria: “Senza alcuna intenzione offensiva, ritengo che le diversità e le differenze di religione, di cultura, di origini, di etnia rappresentino una ricchezza per la società e non vadano travisate con la discriminazione”, è l’abbrivio di Vannacci. Che poi entra nel merito, con un bel po’ di equilibrismo: “Non ho mai avuto dubbi sulla sua cittadinanza italiana e sono personalmente e convintamente fiero che lei rappresenti il nostro tricolore con la sua eccellenza sportiva ma questo non può celare visivamente la sua origine di cui, sono convinto, lei stessa vada fiera”.

Quindi, il passaggio più importante: “Lei, infatti, è italianissima – aggiunge Vannacci -, è una italiana di cui andiamo orgogliosi: una persona che, per quanto di origini diverse, ha scelto di rappresentare il nostro Paese e di aderire senza alcuna riserva agli ideali fondanti della nostra Repubblica assurgendone a simbolo e a rappresentante nel mondo agonistico”. Ancora una volta, Vannacci dimentica che Egonu è nata in Italia, a Cittadella da genitori nigeriani. E continua rimarcando la “sua diversità”, rispetto alle “evidenti caratteristiche somatiche della maggioranza della popolazione italiana” ma almeno sostiene che ciò “è una ricchezza, una risorsa”, prima di ricadere nel chiamare il colore della usa pelle “una peculiarità che la distingue e le fa onore”. Finita? Macché. Vannacci chiede alla campionessa un “amichevole incontro” per “esprimerle a voce i miei più sinceri sentimenti di viva cordialità e chiederle un autografo”.

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