Di fronte a troppe opacità nel confronto con i Signori delle Olimpiadi, a settembre le principali associazioni ambientaliste italiane avevano deciso di abbandonare il tavolo di discussione sui contenuti dei Giochi Invernali che si disputeranno nel 2026 in Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige. “Non abbiamo ad oggi elementi, a poco più di tre anni dai Giochi e dopo un confronto avviato e voluto da Fondazione Milano Cortina 2026 sin dal 2021, per potere attestare la sostenibilità ambientale delle opere e dei giochi olimpici invernali dichiarata nel dossier di candidatura”. Questa fu la severa e polemica dichiarazione degli esponenti, delusi dall’ultimo di una serie di incontri infruttuosi a cui avevano partecipato – dall’altra parte del tavolo – rappresentanti di Fondazione Milano Cortina, l’ente organizzatore, e Società Infrastrutture Milano Cortina (Simico), che si occupa della costruzione delle opere.

Una rottura netta perché da Fondazione e Simico erano arrivate solo rassicurazioni sulla bontà degli interventi, ma senza la possibilità di consultare progetti e interloquire sulle ricadute ambientali. Trascorsi otto mesi, mentre è stata avviata anche la contestatissima costruzione della pista da bob a Cortina, le associazioni hanno deciso di uscire allo scoperto lanciando “Open Olympics 2026”, una petizione pubblica che si rivolge ai soggetti che si stanno occupando dei Giochi, compreso il governo italiano.

“GIOCHI TRASPARENTI E LEGALI” – “Vogliamo che i Giochi siano trasparenti, legali, rendicontabili”, scrivono nell’annuncio di un incontro previsto a Pieve di Cadore (Belluno) il 14 maggio che lancerà una campagna di monitoraggio civico. Chiamano in causa Cio, Coni, Fondazione, Simico e ministero dello Sport, a cui chiedono di mettere a disposizione i dati riguardanti da un lato l’organizzazione dei Giochi, dall’altro la ragnatela di opere da realizzare o semplicemente messe in cantiere. Si tratta di impianti sportivi, villaggi olimpici, strade, ferrovie, interventi alla viabilità, ponti, tangenziali.

“Vogliamo assicurarci che nessuna di queste risorse si disperda in opacità o inefficienza – dichiarano i promotori – scoraggiando qualunque volontà di infiltrazione criminale, di stampo mafioso o corruttivo, e garantendo contemporaneamente che vengano evitate spese non utili”. Un occhio di riguardo hanno, ovviamente, le ricadute ambientali. “Come persone e comunità che vivono i luoghi delle opere in quanto storici presidi di tutela e cura del territorio, intendiamo conoscere come esso cambierà, al fine di valutare adeguatamente l’impatto sulle nostre vite e sull’ambiente. Ciò è garantito solo avendo costante informazione e trasparenza riguardo alle spese effettuate direttamente e indirettamente in concomitanza con interventi inerenti al paesaggio”.

UN DOSSIER, OPERA PER OPERA – Avvalendosi della collaborazione di Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness, e di un gruppo di lavoro di Libera, è stato redatto un elenco di 79 opere finanziate dallo Stato che non costituiscono solo le sedi di gara, la cui costruzione è irrinunciabile, ma anche una serie di interventi infrastrutturali di contorno, molti dei quali non saranno ultimati e forse neppure iniziati prima delle Olimpiadi.

È questa la vera torta dei Giochi, che anche ilfattoquotidiano.it ha monitorato negli scorsi anni, alla luce dei decreti della presidenza del consiglio che hanno finanziato gli interventi. In totale siamo ben oltre i 5 miliardi e mezzo di spesa, a fronte di dichiarazioni iniziali secondo cui i Giochi sarebbero stati “a costo zero” per il contribuente italiano. In realtà le amministrazioni locali e le Regioni ne hanno approfittato per ottenere soldi e mettere in cantiere opere che inseguivano da anni. L’elenco indica solo i dati di massima delle opere, in qualche caso i progetti desumibili dal portale del ministero delle Infrastrutture o di Simico. Inoltre vi sono i riferimenti a delibere di stanziamento, che non sono di facile reperimento.

“METTANO I DATI A DISPOSIZIONE” – La richiesta rivolta agli enti pubblici, dal Cio in giù, è non solo di rendere tutto questo trasparente, ma anche promuovere la creazione di un contenitore consultabile a cui sia facile accedere. Sarebbe la premessa per poter avere i dati che sono ora celati negli atti delle amministrazioni, nei bilanci e nei contratti d’appalto. Per fare un esempio, sappiamo che la pista da bob di Cortina, fortissimamente voluta dal ministro Matteo Salvini e dal governatore del Veneto Luca Zaia, costerà 140 milioni di euro: 82 milioni dell’appalto affidato all’Impresa Pizzarotti, altri 40 milioni per progetti, oneri, spese in affidamento diretto, fondi di rischio. A tutto questo va aggiunta l’Iva. I progetti sono allegati ai bandi di gara, ma nessuno conosce che cosa preveda il contratto firmato da Simico con Pizzarotti, soprattutto riferito a penali, manodopera, materiali, interventi effettivi da eseguire.

Questa situazione si ripete per tutte le opere di cui i cittadini conoscono ben poco. Un altro esempio riguarda Fondazione Milano Cortina 2026 che ha previsto un bilancio (a pareggio) per i Giochi di 1,7 miliardi di euro. Nessuno sa quali siano le sponsorizzazioni o come vengano spesi effettivamente i soldi per l’organizzazione.

L’OCCHIO DEI CITTADINI- “Open Olympics 2026” prende lo spunto dal testo della petizione, con una discussione a più voci che sarà conclusa da don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, che è nato a Pieve di Cadore. Ha però anche l’ambizione di creare una rete di “monitoraggio civico”. Per questo durante un laboratorio verrà presentata e testata la strategia di controllo elaborata in occasione della campagna, sotto la guida del progetto “Common – comunità monitoranti” di Libera. La rete di associazioni è composta da Libera, CIPRA Italia, Club Alpino Italiano (Cai centrale e Alto Adige), Legambiente, WWF Italia, Italia Nostra, Mountain Wilderness Italia, Società Alpinisti Tridentini (SAT), Alpenverein Südtirol (AVS), Federazione “Heimatpflegeverband Südtirol”, Dachverband für Natur- und Umweltschutz in Südtirol (OVN), Plattform Pro Pustertal (PPP), Protect Our Winters Italia, PFAS.land, Gruppo Promotore Parco delle Marmarole Antelao Sorapiss, Peraltrestrade Dolomiti, Gruppo di Acquisto Solidale “El Ceston”, Associazione culturale Gruppo d’acquisto solidale “Il Tarlo”, Umweltring Pustertal.

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